Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Kim Ki-Duk si conferma un regista da tenere d'occhio
Il voto dei lettori
- voto medio
- 0.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 126 lettori
- di Antonello Belluco e Sandro Cecca
- dal
- genere Drammatico
- tipo Religioso
- Paola Galgani
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera
di Kim Ki-Duk
- Dati
- Titolo originale: Spring, Summer, Fall, Winter... and Spring
- Soggetto: Kim Ki-Duk
- Sceneggiatura: Kim Ki-Duk
- Genere: Drammatico - Religioso
- Durata: 103 min.
- Nazionalità: Corea del Sud
- Anno: 2003
- Produzione: LJ Film, Pandora Film Production
- Distribuzione: Mikado
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
- Tutti gli articoli di Stefano Tirelli
- Tutti i film di Kim Ki-Duk
- Scheda Internet Movie Database
Le stagioni del buddhismo
di Stefano Tirelli
L'estate sopraggiunge e lascia spazio alla proiezione dei timidi film che erano stati scacciati a male parole dai mostri miliardari del mainstream. Per fortuna anche quest'estate ha in serbo qualche perla. Una di queste è il nuovo film di Kim Ki-Duk, eclettico regista coreano di film spesso provocatori e sperimentali. Questa volta, invece, i personaggi strani e un po' deviati lasciano il posto a un cast minimalista. Il film si svolge in una meravigliosa location presso il lago artificiale di Jusan, nel Parco nazionale di Juwangsan in Corea, al centro del quale è stato costruito un piccolo tempio galleggiante, talmente integrato con l'ambiente naturale da sembrare che sia sempre esistito, dimora di un monaco e del suo discepolo. Non si trovano in un momento preciso del tempo, sono lì, forse ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Eppure, sebbene all'inizio sembri delinearsi una storia ambientata completamente fuori dalla società moderna, anche questa avrà un ruolo nella storia: il giovane monaco compirà il suo percorso per raggiungere la saggezza e in questo viaggio si scontrerà con temi con i quali tutti noi veniamo a contatto nelle nostre vite: sesso, violenza, frustrazione.
Kim Ki-Duk ha deciso di fare un film diverso dai precedenti, lo sperimentalismo e la violenza lasciano spazio a un simbolismo estremo, molto raffinato. Il film scorre armonioso e silenzioso, quasi un pamphlet illustrativo del buddhismo: forse l'unico problema è che per apprezzarlo appieno occorrerebbe conoscere qualcosa di più di questa magnifica filosofia. Infatti, se c'è una cosa che manca in quest'opera è la didascalia e benché questo limiti la comprensione di alcuni passaggi, il film risulta efficace e sorprendente nell'essere ciò che rappresenta. Mi spiego meglio: se sullo schermo vediamo il monaco che non insegna la lezione al discepolo, ma fa piuttosto in modo che egli segua la strada che appartiene a lui facendo le proprie scelte, non quelle imposte dal maestro, così anche questo film potrebbe essere uno spunto per chi volesse approfondire di più una cultura così ricca e articolata come quella del buddismo, partendo da tutti i simboli che appaiono sullo schermo. Gli animali hanno un ruolo fondamentale nella trama secondo la loro simbologia: il cane, l'ingenuità, il pollo, la lussuria, il gatto, la pigrizia, il serpente, l'attaccamento. Le porte sono senza muri, il discepolo deve confermare la propria fede in ogni momento usandole nonostante la loro inutilità. Alla fine, come preannuncia il titolo, il cerchio si chiude e il ciclo si ripete.
Kim Ki-Duk ha curato sceneggiatura, montaggio e regia. Quest'ultima non spicca per creatività, ma è sicuramente adatta e funzionale al tipo di film, così come la fotografia di tutto rispetto, molto più curata dei suoi film precedenti. Questo Primavera, Estate, Autunno, Inverno e ancora Primavera è sicuramente un film interessante e degno di nota. Forse non tutti apprezzeranno il lento ritmo del film e alcune trovate narrative un po' surreali, ma la storia è affascinante e si presta sicuramente a riflessioni poco scontate sulla nostra vita, anche senza addentrarsi troppo nella filosofia religiosa.
I lettori hanno scritto 6 commenti
- commento qualcuno sa il motivo per cui il vecchio usa la coda del povero gatto per scrivere? e qualcuno dice che non e' un'idea geniale?
- commento La simbologia del gatto è la pigrizia, il monaco quindi usa il gatto per enfatizzare l'impegno che il discepolo deve tirare fuori. Comunque sono contrario a qualsiasi coercizione di gatti :)
- commento ecco e c'e' da escludere l'utilizzo di qualsiasi trucco cinematografico, il povero gatto e' stato davvero pucciato nella vernice. buddisti, tse' :)
- commento Va beh, dai, secondo me si è divertito. Magari l'hanno anche sedato un po' :) ih ih ih :)
- indirizzo IP 62.101.126.223
- data e ora Venerdì 09 Giugno 2006 [6:23]
- commento Mi ha commosso. Poesia pura. Mi fa venire voglia di andare in montagna tutte le volte le lo riguardo. E quando vado in montagna la apprezzo maggiormente in consapevolezza.
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