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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Intelligente adattamento con spirito indie e ottimi attori.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
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Info

Proof - La Prova

di John Madden

 
    Dati
  • Titolo originale: Proof
  • Soggetto: David Auburn
  • Sceneggiatura: David Auburn, Rebecca Miller
  • Genere: Commedia - Psicologico
  • Durata: 99 min.
     
  • Nazionalità: U:S:A:
  • Anno: 2006
  • Produzione: Hart-Sharp Entertainment, Endgame Entertainment, Miramax Films
  • Distribuzione: Buena Vista
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Prova di Uscita

di Fabrizio Ferrero

Vedere, ancora una volta, tirato in ballo il genio dei matematici che va di pari passo con la loro (presunta) follia, dopo le melensaggini pseudoterapeutiche ed edificanti di Will Hunting e dopo il più verosimile (ma non troppo a livello clinico, per la verità) A Beautiful Mind, potrebbe rappresentare un buon motivo per inarcare orgogliosamente un sopracciglio, storcere le labbra e passare oltre con fierezza.
Mi sentirei, invece, di spezzare una lancia in favore di Proof  che vanta un ben diverso pedigree. Nato come pièce teatrale che ha fruttato all'autore David Auburn un Premio Pulitzer e forte delle innumerevoli repliche londinesi dirette dallo stesso Madden, il film nasce, per così dire, già rodato e testato in abbondanza, godendo del vantaggio di una Gwyneth Paltrow già a proprio agio nella parte, sperimentata e rifinita nelle sue minime sfumature.
La Paltrow interpreta Catherine, donna che ha accudito il padre Robert, genio matematico nonché pazzo moderatamente furioso, durante gli ultimi cinque anni, tralasciando i propri studi (di matematica, of course) e instaurando una sorta di impermeabile diade relazionale padre - figlia. Al momento della morte di Robert, l'instabile, ma non troppo, Catherine viene assalita dalla paura di aver ereditato dal padre la predisposizione per la psicosi oltre alla genialità. Per il funerale giunge da New York la sorella, Claire, nevrotica analista valutaria mentre una terza figura, Hal ( Jake "L'Ubiquo" Gyllenhaal), entra lentamente nell'orbita di Catherine.
Ci sarebbe molto da discutere sulla premessa: l'ereditarietà del disturbo mentale. Da decenni, psichiatri, neurologi e biologi sono alla ricerca di un famigerato schizococco, di un meccanismo biologico responsabile della psicosi, ricadendo a precipizio nel passato, nel riduzionismo organicista, nel sogno positivistico di poter afferrare in modo meccanicistico un problema molto, troppo complesso, influenzato da troppe variabili. Ma tralasciamo le questioni prettamente scientifiche.
Il discorso che Auburn e Madden sembrano voler introdurre riguarda il passaggio di una giovane donna, attraverso un evento traumatico, da un rapporto privilegiato che escludeva la quasi totalità del mondo (all'infuori di un padre problematico) ad una sorta di reintegrazione verso lo status di persona con sfaccettate, complesse ma naturali relazioni umane e sociali. E questa è la vera Prova. Tutto ciò avviene attraverso tre polarità principali: la riconsiderazione e rielaborazione del  passato di figlia che, strutturalmente nell'economia del film, avviene attraverso vari flashback in cui vediamo un Robert (grande prova di Sir Anthony Hopkins, anche se di secondo piano) amorevole, ma in progressiva disintegrazione nonostante la sua volontà di tornare ad essere scientificamente creativo (commovente la lettura da parte di Catherine dello strampalato teorema sui negozi di libri a settembre e i laghi ghiacciati in marzo).
Nel presente narrativo entra in gioco Hal, ex allievo di Robert ed ora insegnante, che rappresenta un padre depurato dell'instabilità e ringiovanito, ma rappresenta anche un possibile compagno di percorso sentimentale e rappresenta il sesso. Più di ogni cosa però Hal è il personaggio che, quasi come una levatrice, partecipa alla nascita del lavoro intellettuale di Catherine: la famosa prova matematica (quinto personaggio) che lei si attribuisce per poi smentire tutto. Claire, nevrotica ossessiva, superficiale, venale, vestita da first lady anni '90 e spesso inopportuna con la sua agendina sulla quale compila liste di argomenti di conversazione, cibi, persone, è il terzo elemento attraverso cui Catherine viene riportata al mondo. E' una sorella anomala, un po' troppo decisionista e protettiva in modo maldestro e autoritario. Rappresenta tutto ciò che Catherine non è, ma è attraverso l'incontro/scontro con sua sorella che si renderà conto di quelli che sono realmente i propri desideri e progetti.
Proof è essenzialmente un film di attori, considerando la sua derivazione teatrale: non ci sono particolari espedienti linguistici né narrativi anche perché la sceneggiatura è collaudata e risulta funzionante, mai banale, a volte serrata, a volte con spunti investigativi e oscillante perennemente fra la commedia drammatica e la commedia tout court (irresistibile la scenata di Catherine a proposito di caffè, jojoba, banane e chili vegetariano).
La performance di Gwynet Paltrow è veramente notevole, se non fossi così prudente direi spettacolare, buona l'interpretazione di Hope Davis che ha alle spalle una discreta carriera, purtroppo quasi sempre in ruoli secondari. Gyllenhaal è l'unica pecca del film: ha l'età di Donnie Darko ed è un ragazzone un po' troppo all american optimist, con gli occhi perennemente sgranati; tanto valeva assegnare la parte a Tom Hanks.
Visto con la predisposizione giusta, visto magari anche un paio di volte, Proof sa conquistare non poco grazie al suo essere anomalo nel panorama cinematografico di questa stagione, grazie alla sua relativa raffinatezza e al suo spirito indie.

 

 
 
 
 
 
 
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