Dopo la pazzesca ed insensata campagna di criminalizzazione operata dal signor Silvio Berlusconi nei confronti di un quotidiano appartenente all’opposta area politica, non possiamo che solidarizzare con la redazione tutta de L’Unità ed in particolare con la giornalista Marcella Ciarnelli.
A tutti loro personalmente mi sento di dire: Tenete duro, questa stagione ripugnante della storia patria finirà , si sperà al più presto possibile.
Tenete duro.
Di seguito la lettera inviata dall’Unità ai colleghi giornalisti, purtroppo silenti.
Cari colleghi, l’ inquietante episodio di Firenze, con il presidente del Consiglio a brandire davanti ad una folla plaudente il giornale l’ Unità indicandolo come un nemico da combattere e da perseguire, è soltanto l’ultimo sconcertante attacco a questo giornale e alla professionalità di chi vi lavora. Sempre sabato a Firenze una persona che aveva accesso alla sala stampa identificata la collega Marcella Ciarnelli come inviata dell’ Unità l’ ha così apostrofata: «Non mi siedo accanto ad una persona che lavora all’ Unità …». Frase che ha stupito enormemente una giornalista austriaca presente.
La colpa dell’ Unità e dei giornalisti che vi lavorano è di aver fatto in questi anni fino in fondo il proprio mestiere esercitando il diritto di critica e di cronaca, così come previsto dall’ articolo 21 della Costituzione. Ma contro questo collettivo sono state mosse ripetutamente delle accuse dal presidente del Consiglio solo per il fatto di esserci occupati di lui.
A fronte di ciò riteniamo non ci sia stata tutela adeguata da parte degli organismi della categoria. Così come non c’è stato nulla quando in una trasmissione televisiva Giuliano Ferrara ha definito l’Unità un giornale tecnicamente omicida; così come non c’è stata un’azione a tutela degli organismi di categoria quando l’inviata Marcella Ciarnelli ha dovuto fronteggiare accuse durissime del presidente del consiglio, in diretta tv, nella conferenza stampa a fine 2005.
Ma l’Ordine dei giornalisti ha, al contrario, deciso di convocare rapidamente Natalia Lombardo e Furio Colombo “rei†di aver fatto cronaca e critica nei confronti di Clemente Mimun e Bruno Vespa. Con una sproporzione inaudita tra l’inerzia mostrata negli episodi in cui giornalisti dell’Unità sono stati vittime di attacchi e la solerzia mostrata quando sono altri a lamentarsi.
Ci rivolgiamo ai colleghi perché sentiamo intorno a noi un assordante silenzio, tanto più inquietante quando l’ attacco alla libertà d’informazione viene da una delle più alte cariche dello stato.