Quante cose possiamo imparare dal passato?
A sentire quello che dice, sembra fatto ieri questo programma: in più di 10 anni di cose non ne sono cambiate poi molte. Forse la più grande differenza è che questo programma è di 13 anni fa, non è possibile vederne uno simile fatto oggi.
Buona “mamma” Rai, che rende disponibili (gratuitamente, ma ancora per poco, io temo) pezzi di storia televisiva sorprendentemente selezionati con una certa ragionevolezza. Sarà la fortuna che i moderni capitalisti quando pensano allo streaming ormai hanno in testa solo quel pacco di Rosso Alice, film mediocri in qualità mediocre per uno spettatore mediocre. Cliccando sui programmi comici di raiclick, possiamo trovare quei “comunisti” che oggi lavorano poco e male. Qualcuno ha avuto la “fortuna” di essere esplicitamente cacciato, qualcun altro non lo è stato, come Paolo Rossi, ma le circostanze l’hanno costretto a uscire dalla vetrina della società , che ormai mostra solo pezzi di carne, denaro, confezioni vuote e luccicanti.
Paolo Rossi, aiutato da Gino e Michele, parla, critica, fa ridere. Il riso è sempre amaro, come tutti questi comici “ribelli”, ancora affezionati a un insieme di valori che per alcuni di noi sono importanti, ma chissà se vedremo di nuovo osservati quanto meritano. Chissà , soprattutto, se ne vale ancora la pena! Vale la pena parlare in TV a milioni di persone che si mettono a ridere quando sentono la parola “Berlusconi”, ancora prima di sentire la vera e propria battuta? Qualche differenza c’è, da 10 anni a questa parte, non solo nell’aspetto del comico rosso che ora mostra i segni del tempo e di qualche vizio di troppo. In quelle battute ciniche, amare, c’era ancora qualche speranza nel risollevarsi MORALE di un Italia che non deve la sua gloria passata, grazie alla quale vive ancora di rendita, al capitalismo liberista senz’anima che ha portato l’America alla ribalta e che la destra Berlusconiana ha con tanto insuccesso tentato di imporci, ma a quella cultura, quella creatività che questo governo si è tanto impegnato a distruggere. Produrre, non creare.
Da 10 anni fa è cambiato il modo di reagire a questo tremendo stato di cose che in questi ultimi, oscuri 5 anni ha schiacciato la fiducia e la solarità delle persone che ancora ci credono, ma non possono più dirlo. A volte non possono farlo per legge ma, anche quando non è così, non ne vale molto la pena, perché non hanno quasi più un pubblico capace di capire. Quindi ti riduci a fare programmi veramente ermetici, come il sempre fantastico Corrado Guzzanti, oppure tenti tuo malgrado di infilarti nelle maglie del sistema e ottenerne qualche vantaggio al cinema, come la sorella.
A noi, che amiamo ancora vedere qualcosa di vero in TV, rimane RaiClick, segno che anche la tecnologia che anima il nuovo ordine mondiale può dare qualcosa di buono, mentre nell’etere forzitialiota non troviamo che fotocopie del bagaglino e comici che una volta miravano alla radice dei problemi, ridotti a fare superficiale intrattenimento.
Quello che ci vorrebbe, per noi, per tutti, è una piccola dose di fiducia. Io aspetto il 6 Aprile. Non per sapere chi vince le elezioni, ma per vedere se il vento inizia a cambiare. Perché purtroppo il voto non sarà affatto la risoluzione dei problemi politici del paese, ma potrebbe essere un inizio, una presa di coscienza della popolazione che -fino a prova contraria- è l’unica che abbia il diritto a decidere dove deve andare il paese e che incomincia a dire: un momento, fermiamoci, perchè in questi 5 anni, le cose non sono andate meglio PER NIENTE. Il 6 Aprile, per favore, non votate per Prodi, per Berlusconi, per la destra o la sinistra, votate per VOI STESSI.