Amori musicali

L’ultimo dei La Crus è un viaggio molto cinematografico.
Infinite possibilità: che ci si presentano, che vivono dentro la nostra immaginazione. Infinite possibilità anche di incrociare musica, immagini e letteratura, in incontri che nulla tolgono, ma arricchiscono, aggiungono, completano.
Nel concerto-intervista alla Salumeria della Musica di Milano, Joe-Mauro Ermanno Giovanardi e Alessandro Cremonesi spiegano che i La Crus non sono un gruppo vero e proprio, ma un progetto in continua evoluzione. Un progetto che acquista senso anche dalle collaborazioni con altri musicisti, con altre forme d’arte.
L’idea di allegare al cd un dvd con dieci corti scelti dall’archivio del Milano Film Festival è, secondo me, felicissima. Per tanti motivi. Perchè sono piccoli film davvero fulminanti, e perchè l’unione con i pezzi dei La Crus in alcuni casi sembra quasi simbiosi.
Prendete la città che pulsa dietro i vetri e accompagna l’attesa del ragazzo innamorato nel corto rumeno sovrapposto a La prima notte di quiete, con Joe che canta – mi accorgo che ogni cosa anche più lieve ha senso in me.
O la cinepresa che gira in tondo nella stanza, ossessiva e tenace, inquadrando gli oggetti di una quotidianità che era amore ed è diventata lontananza. - lasciamoci senza parlare, non ti accorgi che è tutto perduto?
Il corto argentino, bello e doloroso, non esaurisce le Infinite possibilità della musica, che è anche altro, alberi d’inverno, magia e sangue che gela all’istante.
Ma è il corto svedese ad adattarsi meglio, come un guanto, al pezzo I miei ritratti: in entrambi gli occhi di un bambino insegnano a quelli inariditi e stanchi di un adulto a guardarsi dentro e a trasformare ancora la realtà. Capacità e dono inesauribile dell’infanzia.
La sera del concerto Joe spiega come la musica per i La Crus riesca ad essere un linguaggio per comunicare fuori ed oltre il loro universo, in un incrocio di sintonie, che a volte nascono per caso ma che, sempre, permettono loro di rinnovarsi e spaziare. E di non annoiarsi. I corti del Milano Film Festival sono una piccola selezione del nutrito patrimonio accumulato negli anni da questo meritorio progetto milanese che richiama artisti da molte parti del mondo. I La Crus questa volta hanno voluto coinvolgere anche lo scrittore Leonardo Colombati, che nella sua lunga introduzione al disco ha mescolato le sue sensazioni all’ascolto con suggestioni provenienti dalla letteratura, dalla filosofia, dalla poesia. Proust, Wells, Rimbaud, passando inaspettatamente anche per… Claudio Villa.

Ma il cd dei La Crus non è permeato solo di malinconia; in alcuni brani sì – c’è quasi il compiacimento del dolore e si canta la bellezza che può contenere un addio: - soffrire di un’idea è controproducente però questa è la poesia.
In altri c’è la voglia di reagire e di cambiare, perchè la fine di una cosa conduce sempre verso un cambiamento.
Poi arrivano i brani come Libera la mente, sottolineato dalle immagini di un corto rumeno, una storia divertente e maliziosa che restituisce il senso del gioco e ci riconcilia col mondo e la sua leggerezza. E la delicata atmosfera di Su in soffitta, unito alle esplorazioni del ragazzo dagli enormi occhiali, che assomiglia a un extraterrestre piombato su un pianeta in cui tutto è nuovo.
Ma i video più sottilmente inquietanti sono quelli inglesi e tedeschi. Nuvole adagiate su un bellissimo cielo osservano l’agonia di un uomo ferito, abbandonato in un prato. Le sue visioni, le sensazioni, lo sdoppiamento, il delirio regalano a Giorni migliori un retrogusto d’angoscia. Come i mostruosi pupazzi abbinati all’ultimo pezzo o i pagliacci di Buongiorno tristezza.
Lo show case dei La Crus presenta il nuovo cd ma non rinuncia a qualcosa di “storico” come Nera Signora, eseguita strepitosamente, e Ad occhi chiusi, suggestiva anche senza Cristina Donà.
Bravi i La Crus a darci sempre stimoli nuovi, che nascono dal confronto intelligente con le più diverse forme d’espressione, e bravi a mantenere al tempo stesso solide basi nella tradizione del gruppo.

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