Chi segue questo blog sa che ho preso particolarmente a cuore la parabola di uno degli individui più inutili e falliti che la politica italiani ricordi: Maurizio Scelli.
C’è anche l’ex commissario della Croce Rossa Italiana Maurizio Scelli a partecipare alla seconda giornata dei lavori del convegno ‘d-Destra’ organizzato da Francesco Storace in un convento su una collina di Napoli.
Ne ho già parlato qui e qui, anticipandone le mosse, sgamandone i propositi, tallonandolo come una moglie marchigiana sospettosa.
Dunque, ricapitoliamo, Scelli in pochi anni è riuscito a:
- Farsi trombare alle elezioni quando Forza Italia riusciva a portare in parlamento cani e porci
- Rovinare la Croce Rossa e trasformarla in un covo di ragazzotti ebeti cattofascisti screditandola in Italia e all’estero
- Fallire la creazione di un nuovo movimento con tanto di terrorista nero invitato alla prima uscita ufficiale
- Presentare una lista alle politiche soltanto in una circoscrizione, con risultati assolutamente deludenti, dopo aver a stento creato una sorta di partitino con quattro o cinque dei ragazzotti ebeti cattofascisti suddetti
- Presentare una lista alle amministrative di Milano e prendere meno voti del barboncino della Moratti
Bene, finalmente, Scelli, ha deciso, pare, di levarsi di culo (in realtà accasandosi però nella nuova AN che Storace sta cercando di creare alle spalle di Fini):
Napoli, 16 lug. (Apcom) – “Io ho il terrore delle sindromi di appagamento e di chi per tanti anni fa la stessa cosa. La sconfitta è la sconfitta. Chi perde deve lasciare spazio agli altri, alle retrovie in cui c’è gente con tanta competenza e capacità ”. E’ una vera e propria dichiarazione di fedeltà quella che l’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli fa a Francesco Storace e ai dirigenti riuniti a convegno a Napoli per ragionare sul futuro di Alleanza nazionale.
L’uscita di Scelli è stata anche l’occasione per l’ex dirigente della Cri di togliersi qualche sassolino dalla scarpa e rispondere a chi, come egli stesso ricorda, lo definì ‘un mistificatore’ e uno che si inventava le cose. Scelli si definisce ancora “stupefatto dall’atteggiamento – ricorda – di Ignazio La Russa che giustamente rivendicò una medaglia d’oro per Fabrizio Quattrocchi dimenticando di ringraziare chi consentì la restituzione delle spoglie alla famiglia. Posso dire che rischiammo molto più la vita per recuperare queste spoglie che per liberare le due Simone”.
Ma bravo, Scelli, mi fa un sacco piacere sapere che ti sei impegnato più per recuperare la salma di un fascista che non per salvare la vita di due ragazze.
Infine l’ultima promessa: “In politica sono stato un fallimento totale. Ci ho provato e non lo farò più”.
Scelli, detto fra noi, anche alla Croce Rossa hai fatto cagare vermi, eh.