Prima cosa questo non è un film, ma un documentario; il girato originale di Moore probabilmente è molto poco, eppure questo "film" ha vinto a Cannes: la Palma d'Oro!
Cioè il premio (uno dei) che dovrebbe designare il film più bello dell'anno
ora la domanda è: è questo il miglior prodotto cinematografico dell'anno? Io credo di no, quindi la Palma è immeritata secondo il mio modesto (modestissimo) parere.
Questo non è un film, lo ripeto, ma un documentario, e certo a qualcuno la questione potrà sembrare oziosa: sappiamo tutti benissimo che la vittoria a Cannes è stata votata per ragioni politiche, è chiaro. La vittoria a Cannes serviva affinché Moore avesse una distribuzione americana e sul film ci fosse più attenzione mediatica possibile alla luce delle nuove elezioni americane: questo è chiarissimo. Ragioni giustissime, aggiungerei.
Ma io che sono un umile scribacchino che si occupa di Cinema (bene o male, non sta a me dirlo) e non certo un politicante di professione (anche se ogni cosa è politica), guardo al lato filmico della faccenda e non a quello politico: è per questo che dico che il film non mi è piaciuto.
Moore il giullare è tornato a mostrarci quello che lui (e solo lui) vuole mostrarci, trucchi e trucchetti a profusione: ancora una volta ci presenta la sua verità ma non ci dice come ci è arrivato, a quella verità, proprio come accadeva in "Bowling for Colombine", ci mostra delle interviste e guarda caso tutte le persone intervistate dicono quello che lui vuole sentirsi dire, proprio bravo, ma chi sono queste persone intervistate?
Chiamo Moore giullare non per offenderlo ma per dire che la sua esistenza, in qualche modo, serve proprio a dimostrare quanto sia munifico e democratico il padrone, che grande paese sia l'America che permette anche ai dissidenti di parlare: "That's a great country, yeah", dice lo stesso Moore. Insomma un po' come accade dalle nostre parti con "Striscia la notizia" e "Le Iene", importanti e giusti quanto si voglia, ma pur sempre buffoni alla corte di Berlusconi. Certo, sia chiaro anche questo, che io sono dalla parte di Moore, cioè le sue idee sono le mie idee, la penso proprio come lui, è il suo stile che non mi piace perché si nutre della stessa faziosità di cui si nutre il potente di turno che vuole mettere alla berlina.
Ok, Bush ha rapporti con i sauditi, scorrono soldi e petrolio
ma poi? Spesso sembra che questo film non approfondisca, ma rimanga in superficie, sia un film superficiale quindi: chi c'è davvero dietro all'attentato delle
Torri Gemelle? Questo, Moore non si azzarda a dirlo, certo accenna un movente (e nemmeno chiaramente) ma non nomina mandanti: paura di essere tacciato di anti-americanismo? That's a great country, yeah.
Il "film" poi si fa confusionario quando si parla del periodo immediatamente successivo all'attentato, giusto per fare un esempio: insomma Bush lo cercava questo Osama Bin Laden come esecutore e mandante dell'attentato, o no? Leggendo i giornali dell'epoca a me è sembrato di sì, ma Moore ci dice di no perché Bush era (è) in affari con la famiglia Bin Laden, eppure dopo un po' ci mostra i cowboy anglo-americani all'attacco del povero Afghanistan. Bah.
Vedendo questo film l'impressione è che questo è quello che vogliono gli Americani: controinchieste spettacolari per una politica che si è fatta spettacolo, (lo spettacolo di) Moore vs (lo spettacolo di) Bush insomma, e che vinca il migliore, proprio come un incontro di wrestling
E allora bene le immagini della madre che prima esalta l'Esercito Americano come ottimo datore di lavoro e poi piange il figlio morto in guerra come se fare il soldato non comportasse dei rischi, bene le immagini dei bambini iracheni morti, bene le immagini dei soldati americani massacrati: tutte immagini che toccano nel profondo facendo rabbrividire di commozione, certo, ma proprio perché immagini altamente spettacolari con tanto di accompagnamento musicale giusto; meglio un videoclip che semplici e freddi dati, no?
Sicuro che quando si vedono due marines (o quello che sono) andare in giro a reclutare ragazzini di 14 anni e comportarsi/parlare come due macchiette comiche, un minimo di sospetto viene: come ha fatto Moore a filmarli? Chi gli ha dato il permesso? Loro? Se lo ha fatto di nascosto, ma ne dubitiamo, come faceva a sentire cosa dicevano in macchina? Insomma quei due soldati, seppur plausibili, erano due attori?
Cosa è messinscena e cosa no?
Ancora più agghiacciante e sinistro è lì dove la Realtà più vera incontra inconsapevolmente (?) lo Spettacolo più profetico: certo non si può credere che l'arresto dell'irakeno che richiama alla mente l'arresto immaginato dal grande visionario Terry Gilliam in Brazil sia una citazione voluta
o forse sì? Come faceva Moore ad essere lì? O meglio, come ha avuto quel materiale?
Il mio non è disilluso cinismo, ma sano scetticismo contro cotanta faziosità
Trust no-one, diceva qualcuno.
In conclusione qualcosa mi è piaciuto però, sì: il Caos buio e senza speranza post-attentato, anche se già visto con il messicano Innarritu di 11-09-2001, un vortice di carte grigie filmato al rallentatore, la nostra vita, quella di tutti sì, che se ne vola via, oppure il discorso sulla paranoia e la paura indotte dallo Stato, oppure l'analisi (naturalmente incompleta però) dell'insensato e incoerente Patriot Act che considera i pacifisti dei nemici ma poi permette a tutti di portare accendini e fiammiferi in aereo, oppure l'assalto ai senatori che non mandano in guerra i propri figli, oppure il finale (ma lo stesso inizio rivelatore) che cita George Orwell; ma, finito lo stupore e il turbamento, restano tante domande senza risposta: a queste domande credo che sia mille volte meglio (tentare di) rispondere con inchieste come quelle fatte da Report di Milena Gabanelli piuttosto che con le inchieste spettacolo di Michael Moore, perché io, forse perché europeo chissà, preferisco i pensieri concreti allo spettacolo vano.
La triste constatazione è che, sia detto senza cattiveria o snobismo, forse la maggiorparte degli americani (del Mondo?) capisce solo lo spettacolo di Moore: è il loro linguaggio oramai
e allora, sì, a questo punto mi auguro vivamente che questo film faccia il suo dovere fino in fondo e l'idiota (non merita nemmeno la maiuscola) filmato da Moore salti in aria una volta e per sempre e venga sconfitto insieme a tutto il suo clan,
perché questo è un "film" anti-Bush e non anti-USA e va bene così, ma siamo tanto sicuri che un "film" possa questo?
Visto come va il Mondo, il pessimismo permane: ci accorgiamo infatti che non ci sono state ancora le dimissioni di nessuno, né alcuna inchiesta è stata aperta, a seguito dell'uscita di questo film negli USA. Inoltre, persone come Bush sono sempre esistite e sempre esisteranno.
Quindi si torna sempre lì, alla funzione del buffone di corte: lui grida che il re è nudo, ma intanto il re è ancora lì a guadagnare, a far guerra e comandare
anche se questo re si avvicina pericolosamente all'essere buffone anche lui, talvolta.
Ma se il buffone riuscirà, in un modo o nell'altro non importa, a farsi ascoltare e cambiare una cosa da niente tipo l'esito delle prossime elezioni americane, dopo aver detto "salute al ladro!" diciamo anche: salute al buffone!