A Dangerous Method
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Uomini che odiano le donne
- Contro Sherlock Holmes a caccia di misogini (la redattrice non ha letto il romanzo)
- A favore Panni sporchi di svastiche (la redattrice ha letto il romanzo)
- Chiara Orlandi Vs. Sara Troilo
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- Contro La storia dell'embrione con le unghie e di sua mamma che graffia più di lui
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02 11 2013
Monster
Ring del 05 05 2004
Recensione contro
Il brutto con il niente intorno
di Stefano Tirelli
Perché? Me lo sono chiesto dubito dopo l'intervallo. Non mi hanno concesso nemmeno un minuto di pausa, proprio questa volta che ne avevo bisogno. Perché sto guardando questo film? Che cosa mi sta dando? Ok, ok, penso. Razionalizziamo. Sto avendo una reazione emotiva che non mi fa apprezzare quest'ottimo film. Concentriamoci e analizziamolo per bene. La recitazione di Charlize è pesante, pesante come tutto il film. Pesante come lo spessore di trucco che le hanno applicato sul volto. In effetti, avevo visto delle foto della vera serial killer ed è veramente uguale (vedi prima foto). Sicuramente un lavoro apprezzabile. Peccato che la sua recitazione finisca per essere talmente esasperata e monocromatica da sconfinare prima nell'umoristico e poi sprofondare nel puro, semplice, fastidioso grottesco. Gesti diligente, mimica diligente. Charlize Theron si è ben documentata sulla serial killer Aileen Wuornos per interpretarla al meglio e questo è certamente sotto gli occhi di tutti, sbandierato. Il film sembra avere delle grosse frecce che indicano tutto il trucco e il lardo che l'ex-bella attrice ha voluto mettere su per assomigliarle il più possibile. Si è veramente impegnata e ciò che è riuscita a produrre è un temino corretto, diligente e freddo come quelli che scriveva il primo della classe, alle medie. Senza un errore, senza un'anima che non sia quella che tutti conoscevano già, quella che tutti potevano immaginare prima di vedere il film. Come ve la immaginereste una prostituta omosessuale che ha avuto una vita di inferno che la ha spinta su una tragica via di distruzione? Così. Come il premio Oscar Charlize Theron, l'attrice che ha fatto tutto quello che ci si aspettava. A Hollywood saranno stati sicuramente soddisfatti, data la loro passione per il consueto. Ok, ora possiamo analizzare gli altri aspetti del film. Il problema è che, in sostanza, non ce ne sono. I personaggi sono per lo più piatti, invisibili, non sia mai che offuscassero la sofferenza della povera Charlize. La brava Christina Ricci, nella parte di Sage, amore folle di Aileen, prova a emergere in un paio di occasioni, ma si ha la netta sensazione che il montaggio o la stessa regista abbiano voluto limitarla: "c'è Charlize con 6 ore di trucco addosso, non vorrai mica offuscarla!". L'ironia prova a farsi strada con un solo personaggio, la tutrice di Sage, senza successo, senza riuscire ad alleviare la sofferenza che, evidentemente, la regista decide che è giusto propinarci. Sì, perché c'è talmente tanta enfasi sulla violenza, sull'ingiustizia, sulla bruttezza del mondo interiore ed esteriore di Aileen, che non c'è nemmeno tempo di caratterizzare altri personaggi. Sullo schermo non si vede mai niente che non abbia una funzione nella storia e questa non è altro che l'enfatizzazione della tragedia. Con un sadismo e una crudezza degni dei Film Dossier di Rete 4, che ci catturavano solo perché erano troppo, troppo brutti. Bene, se la sostanza è questa, almeno la forma sarà sufficiente? No, nemmeno quella. Regia piatta, documentaristica (per farle un grosso complimento). A volte sembra di vedere un film per la TV e ci chiediamo se il direttore della fotografia non si sia appisolato durante le riprese. La colonna sonora, benché un po' ostentata, è forse l'unica che non merita di essere distrutta. E' solo grazie a questa che il film non prende un bello zero. Mezzo punto per la colonna sonora e mezzo punto a Charlize, anche se certe operazioni così puramente sadiche verso lo spettatore non andrebbero incentivate. Il peggior difetto del film è la sua inutilità. Sono il primo che ama guardare film fortemente drammatici, soffrire durante la visione per un'opera che valga la pena di essere vista, ma questa è una storia che potrebbe essere raccontata da chiunque, con una sceneggiatura didascalica e una regia irrilevante. Non aggiunge niente alle riflessioni che abbia fatto chiunque si sia interrogato sul fenomeno dei serial killer, né alle già troppe pellicole girate su assassini e condannati a morte, né tantomeno alle analisi sulla durezza della società americana. Che cosa vi può dare questo film? Due ore di mal di stomaco. Per favore, evitatelo.
Recensione a favore
Storia di una puttana assassina
di Luigi Faragalli
Io non ricordavo niente della storia. Anche adesso, dopo aver visto il film, se scavo nella mia memoria non trovo un solo articolo di giornale, non trovo un servizio in tv, non trovo una discussione fra amici, non trovo niente sulla donna serial killer giustiziata negli Stati Uniti. Per me quindi, ed immagino per molti altri, questo film è prima di tutto la scoperta di una storia di cronaca. Certo l'ipocrisia di una nazione, dipinta dalla retorica ufficiale come paladina di libertà e diritti ed in realtà ancora visceralmente preda dei più bassi e biechi istinti di sommaria vendetta, non viene qui narrata per la prima volta. Il cinema americano si è interrogato spesso sull'origine del delitto, del fatto di sangue, su cosa trasformi dalle loro parti così frequentemente un essere umano in una bestia capace di uccidere, in un mostro, appunto. Monster fa la stessa cosa dunque, però la fa prendendo una storia vera, recente, e cercando di raccontarla nel modo più fedele possibile, senza perdersi in enunciati etici, senza mettere abiti bianchi ai buoni e scuri ai cattivi, senza cadere dunque nel solito semplicistico schematismo morale tanto caro all'America dei bravi cittadini. Non ci sono vialetti in Monster, nessuna macchina lucida, nessun canestro appeso sopra al garage, nessun barbecue in giardino, niente dell'America narcotizzata e prigioniera di sé stessa che abbiamo imparato a conoscere. C'è un'America brutta, lurida, puzzolente. C'è una puttana e non somiglia per niente a Pretty Woman. La fedeltà maniacale ai fatti pervade tutto il film fin dalla protagonista. Charlize Theron è il cuore del film, e la sua bravura, forse ancor più enfatizzata dal fatto di essere in verità inattesa, è talmente nitida, netta, palpabile, da lasciare davvero poco spazio alle critiche. Oscar, lodi a Berlino, Golden Globe, tutti premi alla metamorfosi dell'attrice, al suo imparare ad essere un'altra, al suo diventarlo nei gesti, nelle parole, finanche nel corpo. Quanto poco credibile sarebbe stata tutta la pellicola con una ragazza snella, bella, dal sorriso perfetto e bianchissimo, come protagonista? Io non sapevo nulla della storia e dunque non ho idea di come fosse, come parlasse e come si muovesse la vera Aileen Wuornos, ma chi oltreoceano ha avuto modo di fare un confronto fra realtà e interpretazione giura sull'incredibile veridicità di quest'ultima. La Theron può apparire eccessiva nelle movenze, sgraziata, dura, volgare e squinternata in modo quasi parossistico, ma se questo era il suo personaggio, questa la persona vera che lei doveva interpretare, riprodurre nel modo più fedele possibile nell'ottica dello spirito del film, questa esasperazione è sicuramente da intendersi come un merito, come frutto evidente della sua abilità. Questa mimesi è dunque il fulcro del film e come nella realtà quotidiana ognuno di noi è protagonista assoluto della propria personale esistenza, così tutto il film è centrato sulla figura di Aileen, presente praticamente in ogni inquadratura, con un'insistenza tale da trasformare tutto il resto in fondale lontano e sfocato. Nulla ha importanza se non come parte, più o meno corposa, del naufragio di una donna. La violenza, lo squallore della prostituzione, l'infamia degli uomini, finanche l'amore, tutto sembra parte di una gigantesca trappola, pareti di un invisibile labirinto in cui ogni strada è sbagliata, ed in cui, semplicemente, il destino ha dimenticato di contemplare una via d'uscita. A questo disegno si piega tutto nel film, gli altri personaggi soltanto di contorno, la regia funzionale, asciutta. Del resto in un'opera come questa ogni orpello sarebbe sembrato fuori luogo, perfino i rarissimi sorrisi che l'America, bigotta e razzista senza il coraggio di esserlo per convinzione, buona e giusta ma stranamente con la pistola sempre in pugno, riesce a strappare appaiono del tutto incidentali, proprio come se ci trovassimo in Michigan e ci scoprissimo a sorridere amaramente per qualcosa di consueto per quella realtà e assolutamente pazzesco per noi. Una storia orrenda, realmente orrenda, raccontata con assoluta pervicacia nell'evitare ogni possibile abbellimento. Per una volta che Hollywood ha voglia di raccontare lo schifo che ha sotto casa io non posso che apprezzare.
I lettori hanno scritto 16 commenti
- commento gingy per quanto il tuo sarcasmo possa infastidirmi, credo che se tu avessi incontrato le difficolta di aileen ti saresti uccisa senza il tempo di provare odio verso un bastardo,nn nella specie umana.
- commento anche perche ritengo il 99% delle persone che vanno a prostitute assolutamente malati,quindi è facile incappare in qualche frustrato bastardo.generalizzando, come vedi, si sbaglia.
- indirizzo IP 87.4.224.197
- data e ora Venerdì 20 Gennaio 2006 [19:48]
- commento come si puo' giustiziare una donna che ha sofferto!ho visto il film tante volte e ho anche il libro a casa.aillen tu sei in paradiso, all'inferno ci sono quei bastardi che ti hanno fatto del male.
- indirizzo IP 82.59.57.77
- data e ora Martedì 11 Aprile 2006 [16:13]
- commento Allora riguardo al titolo (La Puttana dell autostrada), ho da dire di guardarsi la propria mamma per ki lo ha scritto secondo Aileen è stata una persona ke dalla vita nn ha avuto nulla ma solo violenz
- indirizzo IP 87.3.31.28
- data e ora Martedì 11 Aprile 2006 [17:04]
- commento La puttana dell'autostrada?
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