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Speciale pubblicato il 20 07 2007
Questo speciale è stato letto 12272 volte
MArteLive: lo Spettacolo Totale
di Antinoo
MArteLive, lo Spettacolo Totale, anche per quest'anno è giunto al suo termine. E MArteLive è davvero ciò che promette. All'interno dell'Alpheus, ogni martedì e per diversi mesi, l'arte emergente ha fatto prepotentemente capolino da ogni angolo della struttura. Una quantità enorme di stimoli sonori e visivi: teatro, improvvisazione musicale, spettacoli circensi, mostre fotografiche e pittoriche, studio sul corpo, concerti ed un tanto
piccolo quanto prezioso spazio in cui proiettare diversi cortometraggi, fino a giungere al migliore, quello proclamato vincitore nel ben più grande, e forse dispersivo, Palco Acusticampus dell'Università la Sapienza. Lo Spettacolo Totale, nato in una struttura che evoca divertimento e svago, si
conclude, nel migliore dei modi, in un plesso che suggerisce impegno e risultati.
I lavori che ho avuto l'opportunità e il piacere di visionare e giudicare, considerando che quest'anno sono stato chiamato a far parte della giuria di CINEMAlive, sono felice di poter dire che sono di un livello decisamente superiore rispetto a quelli dell'edizione precedente, eccezion fatta per il bellissimo Countdown, di Francesco Ciccone, che però quest'anno ha ecceduto con il troppo "lachapelliano" Passione, morte e resurrezione, che giusto ieri Mi sono ritrovato a citare.
PassiaMo, allora, ai cortometraggi giunti in finale, in rigoroso ordine di Mia preferenza. Per dovizia di cronaca specifico che, all'interno di questa classifica, manca Dress, di Alessandro Palazzi, posizionatosi tra gli ultimi e meritevole di ben altri numeri per: le suggestive scelte visive, la sceneggiatura particolarmente interessante ed i "tagli" registici decisamente pertinenti, direi sartoriali.
Noir di Luigi M. Marani e Alessio Trerotoli: sin dal titolo, il genere è reso con una serie impressionante di clichè. Di base c'è un manierismo ostentato, una recitazione, specie quella del compratore, particolarmente didascalica, ed una temporalizzazione sfalsata che non aiuta certo la fruizione della storia. Storia che si limita ad essere un tentativo di
affare sporco andato a male. Come le intenzioni di questo corto.
Torna a casa Bobo di Bobo Production: probabilmente non sarò un fan della tecnica stop-motion, ma anche questa volta non Me la sento di promuovere un lavoro del genere. La storia è una favolettina moderna in cui il minuscolo Bobo (pupazzo dalle innate velleità artistiche, a giudicare dal blog a lui dedicato che ho trovato in rete) sperimenta tutte le quotidiane difficoltà
del convivere con un miglior amico di stazza completamente diversa. Tra ironiche situazioni e grande espressività del protagonista umano, si arriva ad un happy end assolutamente innocuo, identico alle sensazioni lasciate da questo lavoro, vincitore della prima edizione di MArteLive Bologna.
Noemi di Fabio Ferro e Sydney Sibilla: leggera ed edulcorata "spy story" che ha come sfondo la periferia urbana di Roma. Il protagonista, stressato dalla madre che riesce a raggiungerlo via cellulare anche dentro la metropolitana, circa carriera universitaria e non, stressato dalla fidanzata, causa presunte ed improbabili tresche extrarompicoglioni, si ritrova un bigliettino con un numero di telefono ed un nome, "Noemi", nella tasca dei pantaloni ritirati in lavanderia. La curiosità di un amico disastrato ed una serie di circostanza fortuite, lo porteranno ad un passo
dall'esser milionario, con la complicità di Gerry Scotti. Memorabile il "Wannabe Madonna" riguardo la possibilità di realizzarsi nella vita senza alcun bisogno di laurea.
Charles Delano di Gianluigi Tarditi: secondo classificato e girato completamente in inglese. Un corto dal gusto vagamente esterofilo, per l'umorismo assolutamente dark ed il ritratto estremamente autentico, poco italiano non tanto per le dinamiche di una famiglia che investe tutti i propri transfert lavorativi nell'unico figlio maschio, Charles, ma nelle
conseguenze e nella narrazione. Il ragazzo, destinato a diventare un personaggio politico di spicco nella storia dell'intero pianeta, deve fare i conti non solo con lo spauracchio di un celebre antenato, monito ed esempio per tutte le generazioni a venire, ma anche con l'anestesia dei sentimenti e della capacità di ascolto, causata dalla determinazione assoluta dell'intero
nucleo familiare nella realizzazione di questo progetto. Una lezione che imparerà presto e bene, portandola alle estreme conseguenze.
E voilà di Fabrizio Provinciali: terzo classificato, e vincitore della
menzione speciale della rivista 35mm, è la graziosa e leggera storia di un archetipo del nerd, che passa la sua grassa vita tra solitudine, intimo impresentabile, cibo sparso per casa e consolle per computer, nel tentativo di creare il teletrasporto, pietra filosofale di qualsiasi appassionato di fantascienza, sua unica compagnia: un gatto. Un bel giorno, i tentativi del ragazzo paiono funzionare ed egli si presenta ad un convegno di inventori annunciando la sua mirabolante scoperta. Accolto dalle risate generali, promette vendetta, minacciando di presentarsi al prossimo appuntamento tramite teletrasporto. Purtroppo proprio quel giorno la società elettrica si riserva la possibilità di interrompere l'erogazione dei propri servizi, condannandolo all'oblio, anche spazio temporale.
Il caso Ordero di Marzio Mirabella: divertentissima parodia degli approfondimenti televisivi sui principali casi di cronaca nera. Una regia impeccabile e molto verosimile ripercorre la vicenda dei fratelli Ordero, coppia di serial killer che si distingue per imprese truculente sin dalla primissima infanzia. Una critica spietata all'atteggiamento da chioccia che spesso molte madri hanno verso i figli, a dispetto degli evidenti indizi, alla morbosa invasione mediatica che rende una persona personaggio, a
prescindere dal motivo per cui sia famoso, alle più recenti ed alternative cure riabilitative, ed infine, alla terribile piaga delle suonerie polifoniche riproducenti motivetti famosi. Il tutto siglato, e scatenato, dalla pestilenziale canzone "Il Cuore a Primavera" del "celeberrimo" Jimmy Rino. Un lavoro che meritava decisamente di più.
Meridionali senza filtro di Michele Bia: meridionalissimo cortometraggio, in grado di trasformare una festa in una tragedia e viceversa, come ben so anch'IO (Siculo, sono). Ambientato tra i bellissimi panorami della Puglia, usa come escamotage narrativo un imminente matrimonio a cui recarsi, per raccontare un altro viaggio: quello all'interno delle dinamiche classicamente maschili di un nucleo familiare del Sud. Un padre decrepito, quasi incartapecorito, temuto e rispettato per unzione divina, e due figli: il maggiore, che pretende lo stesso primato del genitore, il minore, trasferitosi oramai lontano da casa e che, in virtù di questa conquistata indipendenza, pretende di saperne di più, e di tutto. Uno scontro non solo generazionale, ma di culture e stereotipi, sotto lo sguardo rassegnato di un padre che non desidera che chiudere gli occhi. Più che meritata la vittoria al David di Donatello 2007.
Homo Homini Lupus di Matteo Rovere: la storia, liberamente ispirata da una lettera scritta da Paolo Braccini alla figlia Gianna, che ogni partigiano ucciso non ha potuto raccontare. Fatta di continue corse, fughe, torture, dolore, morte e resurrezione tra gli occhi di chi, grazie a quel sacrificio, ha potuto continuato a vivere. Una regia incredibilmente sicura in ogni scena, specie rispetto alla giovanissima età del regista, disperatamente
evocativa, nell'alternare i colori lividi della cella, le urla degli
interrogatori e la pelle piagata dalla brutalità ai caldi bagliori del sole sui corpi che si incontrano, ai sussurri della donna che si ama ed al tatto che gentilmente suscita ogni senso. Una grandissima prova attoriale (il cast, costituito da Filippo Timi, Valentina Chico, Noah Lombardi, Marco Bizzoni, Antonio Paletta, Fabrizio Romagnoli, va citato tutto perché
eccellente) e visiva, accompagnata da un tema sonoro, quello di Untitled 1 dei Sigur Ròs, che trasforma la drammatica realtà del partigiano Angelo Pietrostefani in un destino onirico ancora più toccante. Un cortometraggio in grado di accendere persino i Miei occhi e che quindi meritava decisamente di vincere. E, per i Miei occhi, ho voluto dissipare tutte le perplessità del resto della giuria.
Infine, Mi sento di ringraziare in questa sede tutto lo staff di MArteLive, ed in particolare la sempre gentilissima Rebecca Belli, per la disponibilità umana e l'estrema efficienza professionale, e Fosca Gallesio, responsabile della sezione CINEMAlive, per le nottate passate in piena lucidità e per l'esser sopravvissuta ad un momento di spettacolo che avrebbe intimidito anche Me.
piccolo quanto prezioso spazio in cui proiettare diversi cortometraggi, fino a giungere al migliore, quello proclamato vincitore nel ben più grande, e forse dispersivo, Palco Acusticampus dell'Università la Sapienza. Lo Spettacolo Totale, nato in una struttura che evoca divertimento e svago, si
conclude, nel migliore dei modi, in un plesso che suggerisce impegno e risultati.
I lavori che ho avuto l'opportunità e il piacere di visionare e giudicare, considerando che quest'anno sono stato chiamato a far parte della giuria di CINEMAlive, sono felice di poter dire che sono di un livello decisamente superiore rispetto a quelli dell'edizione precedente, eccezion fatta per il bellissimo Countdown, di Francesco Ciccone, che però quest'anno ha ecceduto con il troppo "lachapelliano" Passione, morte e resurrezione, che giusto ieri Mi sono ritrovato a citare.
PassiaMo, allora, ai cortometraggi giunti in finale, in rigoroso ordine di Mia preferenza. Per dovizia di cronaca specifico che, all'interno di questa classifica, manca Dress, di Alessandro Palazzi, posizionatosi tra gli ultimi e meritevole di ben altri numeri per: le suggestive scelte visive, la sceneggiatura particolarmente interessante ed i "tagli" registici decisamente pertinenti, direi sartoriali.
Noir di Luigi M. Marani e Alessio Trerotoli: sin dal titolo, il genere è reso con una serie impressionante di clichè. Di base c'è un manierismo ostentato, una recitazione, specie quella del compratore, particolarmente didascalica, ed una temporalizzazione sfalsata che non aiuta certo la fruizione della storia. Storia che si limita ad essere un tentativo di
affare sporco andato a male. Come le intenzioni di questo corto.
Torna a casa Bobo di Bobo Production: probabilmente non sarò un fan della tecnica stop-motion, ma anche questa volta non Me la sento di promuovere un lavoro del genere. La storia è una favolettina moderna in cui il minuscolo Bobo (pupazzo dalle innate velleità artistiche, a giudicare dal blog a lui dedicato che ho trovato in rete) sperimenta tutte le quotidiane difficoltà
del convivere con un miglior amico di stazza completamente diversa. Tra ironiche situazioni e grande espressività del protagonista umano, si arriva ad un happy end assolutamente innocuo, identico alle sensazioni lasciate da questo lavoro, vincitore della prima edizione di MArteLive Bologna.
Noemi di Fabio Ferro e Sydney Sibilla: leggera ed edulcorata "spy story" che ha come sfondo la periferia urbana di Roma. Il protagonista, stressato dalla madre che riesce a raggiungerlo via cellulare anche dentro la metropolitana, circa carriera universitaria e non, stressato dalla fidanzata, causa presunte ed improbabili tresche extrarompicoglioni, si ritrova un bigliettino con un numero di telefono ed un nome, "Noemi", nella tasca dei pantaloni ritirati in lavanderia. La curiosità di un amico disastrato ed una serie di circostanza fortuite, lo porteranno ad un passo
dall'esser milionario, con la complicità di Gerry Scotti. Memorabile il "Wannabe Madonna" riguardo la possibilità di realizzarsi nella vita senza alcun bisogno di laurea.
Charles Delano di Gianluigi Tarditi: secondo classificato e girato completamente in inglese. Un corto dal gusto vagamente esterofilo, per l'umorismo assolutamente dark ed il ritratto estremamente autentico, poco italiano non tanto per le dinamiche di una famiglia che investe tutti i propri transfert lavorativi nell'unico figlio maschio, Charles, ma nelle
conseguenze e nella narrazione. Il ragazzo, destinato a diventare un personaggio politico di spicco nella storia dell'intero pianeta, deve fare i conti non solo con lo spauracchio di un celebre antenato, monito ed esempio per tutte le generazioni a venire, ma anche con l'anestesia dei sentimenti e della capacità di ascolto, causata dalla determinazione assoluta dell'intero
nucleo familiare nella realizzazione di questo progetto. Una lezione che imparerà presto e bene, portandola alle estreme conseguenze.
E voilà di Fabrizio Provinciali: terzo classificato, e vincitore della
menzione speciale della rivista 35mm, è la graziosa e leggera storia di un archetipo del nerd, che passa la sua grassa vita tra solitudine, intimo impresentabile, cibo sparso per casa e consolle per computer, nel tentativo di creare il teletrasporto, pietra filosofale di qualsiasi appassionato di fantascienza, sua unica compagnia: un gatto. Un bel giorno, i tentativi del ragazzo paiono funzionare ed egli si presenta ad un convegno di inventori annunciando la sua mirabolante scoperta. Accolto dalle risate generali, promette vendetta, minacciando di presentarsi al prossimo appuntamento tramite teletrasporto. Purtroppo proprio quel giorno la società elettrica si riserva la possibilità di interrompere l'erogazione dei propri servizi, condannandolo all'oblio, anche spazio temporale.
Il caso Ordero di Marzio Mirabella: divertentissima parodia degli approfondimenti televisivi sui principali casi di cronaca nera. Una regia impeccabile e molto verosimile ripercorre la vicenda dei fratelli Ordero, coppia di serial killer che si distingue per imprese truculente sin dalla primissima infanzia. Una critica spietata all'atteggiamento da chioccia che spesso molte madri hanno verso i figli, a dispetto degli evidenti indizi, alla morbosa invasione mediatica che rende una persona personaggio, a
prescindere dal motivo per cui sia famoso, alle più recenti ed alternative cure riabilitative, ed infine, alla terribile piaga delle suonerie polifoniche riproducenti motivetti famosi. Il tutto siglato, e scatenato, dalla pestilenziale canzone "Il Cuore a Primavera" del "celeberrimo" Jimmy Rino. Un lavoro che meritava decisamente di più.
Meridionali senza filtro di Michele Bia: meridionalissimo cortometraggio, in grado di trasformare una festa in una tragedia e viceversa, come ben so anch'IO (Siculo, sono). Ambientato tra i bellissimi panorami della Puglia, usa come escamotage narrativo un imminente matrimonio a cui recarsi, per raccontare un altro viaggio: quello all'interno delle dinamiche classicamente maschili di un nucleo familiare del Sud. Un padre decrepito, quasi incartapecorito, temuto e rispettato per unzione divina, e due figli: il maggiore, che pretende lo stesso primato del genitore, il minore, trasferitosi oramai lontano da casa e che, in virtù di questa conquistata indipendenza, pretende di saperne di più, e di tutto. Uno scontro non solo generazionale, ma di culture e stereotipi, sotto lo sguardo rassegnato di un padre che non desidera che chiudere gli occhi. Più che meritata la vittoria al David di Donatello 2007.
Homo Homini Lupus di Matteo Rovere: la storia, liberamente ispirata da una lettera scritta da Paolo Braccini alla figlia Gianna, che ogni partigiano ucciso non ha potuto raccontare. Fatta di continue corse, fughe, torture, dolore, morte e resurrezione tra gli occhi di chi, grazie a quel sacrificio, ha potuto continuato a vivere. Una regia incredibilmente sicura in ogni scena, specie rispetto alla giovanissima età del regista, disperatamente
evocativa, nell'alternare i colori lividi della cella, le urla degli
interrogatori e la pelle piagata dalla brutalità ai caldi bagliori del sole sui corpi che si incontrano, ai sussurri della donna che si ama ed al tatto che gentilmente suscita ogni senso. Una grandissima prova attoriale (il cast, costituito da Filippo Timi, Valentina Chico, Noah Lombardi, Marco Bizzoni, Antonio Paletta, Fabrizio Romagnoli, va citato tutto perché
eccellente) e visiva, accompagnata da un tema sonoro, quello di Untitled 1 dei Sigur Ròs, che trasforma la drammatica realtà del partigiano Angelo Pietrostefani in un destino onirico ancora più toccante. Un cortometraggio in grado di accendere persino i Miei occhi e che quindi meritava decisamente di vincere. E, per i Miei occhi, ho voluto dissipare tutte le perplessità del resto della giuria.
Infine, Mi sento di ringraziare in questa sede tutto lo staff di MArteLive, ed in particolare la sempre gentilissima Rebecca Belli, per la disponibilità umana e l'estrema efficienza professionale, e Fosca Gallesio, responsabile della sezione CINEMAlive, per le nottate passate in piena lucidità e per l'esser sopravvissuta ad un momento di spettacolo che avrebbe intimidito anche Me.
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