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Sottodiciotto: una vera festa del cinema
di Carlo Griseri
Si è svolta dal 24 novembre al 2 dicembre - con strascichi fino al 13 del mese - la 7^ edizione di Sottodiciotto Film Festival. Un festival quanto mai ricco di eventi e iniziative, tanto da rischiare, forse riuscedoci, di oscurare il concorso vero e proprio - dedicato ai film fatti dai ragazzi e per i ragazzi.
Per alcuni aspetti un peccato, ma sarebbe un delitto dire qualcosa di negativo su questo appuntamento, e non sarò io a compierlo: ho scoperto il Festival solo quest'anno è mi è parso un tale gioiellino che non ho proprio intenzione di dirne male!
I numeri.
Oltre 300 film, suddivisi in due programmi distinti ma complementari: il primo, rivolto all'intera cittadinanza, ha presentato 60 lungometraggi e 48 cortometraggi (7 anteprime esclusive, 10 eventi e programmi speciali, 3 retrospettive e personali). Il secondo, pensato per il mondo della scuola, ha ospitato le tre sezioni del Concorso nazionale prodotti audiovisivi delle scuole (con 167 titoli in gara, scelti tra gli oltre 400 i lavori giunti per la selezione).
I vincitori.
Sono stati tanti, inutile elencarli! Sono stati premiati - per le varie età - i migliori prodotti e i migliori percorsi di ricerca, sono state date targhe assegnate dall'Unicef, dal pubblico in sala, dalla Città di Torino: una quantità forse eccessiva, come altre volte in festival simili, ma decisamente meritata per questi ragazzi e per il loro impegno.
Il resto.
Retrospettive, omaggi, anteprime. Il pubblico si è accalcato numeroso, richiamato dall'ottimo programma e - non nascondiamolo - dalla totale gratuità di ogni appuntamento. Gli eventi di maggior presa si sono concentrati nel primo weekend, quando nelle due sale riservate al Sottodiciotto, sono stati affiancati l'anteprima nazionale del cartoon Happy Feet e la premiazione di Marco Bellocchio con la Targa Città di Torino (e una retrospettiva di 10 film). Altro boom il giorno successivo, quando è stato celebrato l'80 compleanno dell'orsetto Winnie The Pooh: una coda impressionante di mamme con figliolanza (a volte anche senza!) che si cotendevano i posti della sala grande del Cinema Massimo, appositamente dedicata. Seguire tutto era impossibile, e lo sforzo del cronista è stato quello di combinare impegni lavorativi e sedute in sala. Solo tre le giornate che mi hanno visto presente, e su queste mi dilungherò un po'.
Domenica 26.
L'esordio è fortunato ed ottimo. Vado in sala un po' prima per prendere i posti per l'anteprima di In viaggio con Evie - Driving lessons (di cui si parla diffusamente nella sezione Anteprime) e mi imbatto in Balla coi Lapis, evento dedicato alla danza con una selezione di filmati (di animazione e non) di Norman McLaren e su Jospehine Baker, per dirne una. Il tutto è accompagnato dal vivo dalla danzatrice Kihye Nam. Un'idea forse bislacca, ma da vedere e decisamente affascinante! Dopo l'affollatissima anteprima ecco West side story: almeno una volta nella vita, lo volevo vedere su grande schermo, e quale migliore opportunità? Per tanto non mi sono mosso dalla sedia. La sala è semivuota (il film rientra nella grande retrospettiva "Siamo tutti in ballo - Passi(oni) di danza sullo schermo", che ha occupato una larga fetta di programmazione), ma il film - nonostante i suoi circa 150 minuti - è un classico e merita, senza dubbio, la visione.
Martedì 28.
Un ritaglio di tempo dopo cena e si corre in sala. L'appuntamento è l'anteprima di El camino de San Diego dell'argentino Carlos Sorin - già ospitato lo scorso anno con Bombón el perro - premiato al Festival di San Sebastian. La storia racconta di un giovane disoccupato che parte per Buenos Aires per consegnare una statua di legno al suo idolo Diego Maradona, ricoverato in ospedale. Un film delicato e divertente, come il precedente del regista, preceduto dal cortometraggio Mas quel mundo, cortometraggio argentino "prestato" grazie alla collaborazione con il festival di Clermont Ferrand, tra i più importanti al mondo nel campo dei corti.
Sabato 2
Giornata interamente dedicata, da parte mia, alla prima personale completa dell'opera di Jean-François Laguionie, maestro del cinema d'animazione d'Oltralpe, di cui sono stati proposti tutti i lungometraggi (Gwen, le livre de sable (1984), Le chateau des singes (1999), L'ile de Black Mor (2003)) e, la sera, l'opera omnia dei corti. Un cineasta di cui, lo devo ammettere, ignoravo addirittura l'esistenza, oltre che l'opera e che mi ha affascinato completamente. Se i suoi tre "lunghi" hanno pregi e difetti, dovuti al tempo e al budget avuti a disposizione - e ai troppi produttori, in qualche caso- i suoi film brevi sono spettacolari e davvero, nonostante la stanchezza, si vorrebbe continuassero per ore e ore Laguionie, considerato uno dei grandi maestri nel panorama internazionale del cinema d'animazione, si è dimostrato oltretutto persona di estrema disponibilità, presentando ogni sua opera dal pomeriggio alla sera e rispondendo a tutte le domande e curiosità. Due sue opere (La Demoiselle et le violoncelliste e La traversée de l'Atlantique à la rame) sono stati inserite dalla rivista Variety tra i 100 migliori film della storia del cinema d'animazione!.
Cosa mi sono perso: tantissimo!
Seminari, tavole rotonde, spettacoli-dibattiti, laboratori didattici, visite guidate Tante cose, sarebbe uno spreco di tempo e spazio riempire righe e righe di eventi persi (la retrospettiva con incontro su Olivier Assayas, il gemellaggio con il Palestinian Audio-Visual Project, l'omaggio a Sostakovic e a I ragazzi di Via Paal, l'omaggio ai Rolling Stones), e non lo farò. Appuntamento al prossimo anno, edizione numero 8. Speriamo con più tempo a disposizione.
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