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Speciale del 18 11 2006

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Cinemambiente - Il mondo visto da Torino

di Carlo Griseri

La nona edizione di Cinemambiente (Torino, 27-31 ottobre) si è chiusa, e lo ha fatto con una messe di premi e di menzioni speciali che ha omaggiato una larga fetta delle pellicole partecipanti, segnale chiaro delle difficoltà per le varie giurie di trascurare lavori in gran parte di qualità superiore e comunque - nella quasi totalità dei casi - in grado di tenere alto l'interesse del pubblico. Quest'anno il festival - alla sua prima edizione dopo la convenzione col Museo Nazionale del Cinema - ha affrontato il legame che unisce l'ambiente ai diritti umani, e il direttore Gaetano Capizzi ha scelto con il suo staff un ventaglio di titoli che rispecchiasse tale intento. Accanto alle due sezioni storiche, dedicate al Concorso Internazionale Documentari e al Concorso Italiano Documentari, si è affiancato per la prima volta il Concorso Internazionale Cinema di Animazione.

Il Concorso Internazionale Documentari ha premiato The real dirt on Farmer John di Taggart Siegel, "dopo una discussione ampia e vivace" come sinceramente ammesso dalla stessa giuria. "Un film pieno di humour e di saggezza concreta, alti e bassi di una famiglia di agricoltori, le cui diverse generazioni si susseguono nella vita di una fattoria del Mid West americano, e si conclude su una nota di ispirato ottimismo", recita la nota dei premiandi, da cui non ci sentiamo di dissentire.

Menzione speciale per We feed the world dell'austriaco Erwin Wagenhofer, "un film che esplora , con un linguaggio visivo e verbale di grande impatto, le assurde contraddizioni legate alla produzione alimentare nella società contemporanea, in cui il cibo "industriale" non è mai stato così abbondante (ed insipido) mentre centinaia di milioni di individui soffrono la fame".

Due film che rappresentano due approcci differenti al documentario ambientale, quello narrativo e quello polemico, entrambi necessari e dotati di specifiche ed utili qualità.

Premi minori ma non inferiori a due pellicole che hanno convinto la maggior parte degli spettatori: la Consulta Provinciale degli Studenti di Torino ha riconosciuto in Zdroj/Source del ceco Martin Macerek il suo preferito. Un viaggio nella realtà petrolifera dell'Azerbaijan, con poveri e lavoratori truffati e sfruttati, multinazionali prepotenti e ambiente dimenticato, che ha raggiunto il suo scopo, complice anche (forse) la presenza simpatica ma combattiva del regista in sala.

L'UISP ha invece premiato The devil's miner di Richard Ladkani e Kief Davidson, duro viaggio tra i bambini costretti a lavorare nelle miniere boliviane. "L'umanità della storia, ma anche la sua originalità, colpiscono prima il cuore poi la mente. Poco o nulla è cambiato dal passato, ma è cambiato il mondo attorno alla piccola isola costituita dalla miniera del diavolo e dai suoi moderni schiavi", dice la motivazione.

Tra i documentari italiani dieci film in concorso, e fra questi ben cinque hanno portato a casa un qualche riconoscimento. Forse un tantino troppi, magari per non inimicarsi nessuno e non pregiudicare future partecipazioni.

In ogni caso, il Premio Cinemambiente Nova Coop è andato a Le navi avvelenate di Vincenzo Pergolizzi, che è andato "a toccare temi nevralgici come il trasferimento di rifiuti tossici dai paesi ricchi ai paesi poveri, la scarsa tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori in questi ultimi, unita al coraggio dimostrato dall'autore nell'affrontare situazioni potenzialmente pericolose, ed un'apprezzabile qualità narrativa". Un film molto amato dalle giurie, visto che ha ricevuto anche una menzione da Legambiente per "il valore di reportage che denuncia un problema di stringente attualità ambientale e sanitario".

Nella categoria, due menzioni speciali: Furriadroxus di Michele Mossa e Michele Trentini e Un metro sotto i pesci di Mellara e Rossi. Motivazione ufficiale: "Per la scelta narrativa che riesce attraverso pacatezza e discrezione, a raccontare situazioni di vita,cogliendo perfettamente il ritmo interno degli eventi e delle persone, senza sovrapposizioni e compiacimenti". Personalmente ho trovato il secondo (interamente dedicato al delta del Po e a tutti i suoi aspetti) un po' lento nella prima parte, ma chiuso da una splendida esecuzione canora del Coro del Polesine, che ha messo i brividi alla platea.

Il Premio Cinemambiente - Musicfeel è andato a Nani di pietra giganti di carta di Fabio Gianotti e Silvia Bongiovanni, interessante viaggio all'interno di un paesino delle montagne cuneesi  in cui vivono solo tre persone, tutte con più di 70 anni, in una realtà quasi totalmente autarchica contrapposta allo spreco di energia e di risorse di tutto il resto del mondo.

Il Premio Cinemambiente - Legambiente è stato vinto da Mitumba di Raffaele Brunetti, un viaggio dietro la lunga strada che una maglietta usata e donata in beneficenza percorre - dalla Germania all'Africa - prima di arrivare al nuovo proprietario. La Giuria Legambiente ha sottolineato come Mitumba sia "un documentario accattivante, caratterizzato da belle immagini, ottima sceneggiatura e ritmo che evidenziano un percorso in cui il viaggio di una maglietta narra il rapporto Nord-Sud in modo disincantato e non pietistico".

La novità dell'anno è stato, si diceva, il Concorso dedicato all'animazione: a spuntarla tra i quindici titoli presentati - e scelti in modo da rappresentare la più vasta gamma possibile di tecniche utilizzate - è stato Warning, Petroleum Pipeline di Jan Van Nuenen, in cui "un desolato paesaggio desertico si trasforma in un futuristico mondo industrializzato". Apres le chat di Marina Rosset ha ricevuto una menzione speciale, ma ci sentiamo di segnalare (tra un ventaglio di proposte non proprio tutte interessanti) la presenza di La tete dans les etoiles di Sylvain Vincendeau, tenera storia di un ragazzo che cerca di vedere le stelle ma la città, troppo luminosa, glielo impedisce.

Come già negli anni scorsi, numerose sono state anche le proiezioni fuori concorso. Grande eco sulla stampa nazionale ha avuto nei giorni di festival la retrospettiva "Tempi moderni - Il cinema e l'industria in Italia", organizzata in occasione del centenario dell'Unione Industriale di Torino e curata da Sergio Tuffetti. Un panorama completo dei protagonisti della storia e delle cronache del cinema italiano lungo un secolo, con film di Olmi, Antonioni e Bertolucci accanto a quelli di specialisti del genere come Franco Taviani.

In apertura di festival un omaggio a Chico Mendes, ucciso 20 anni fa per il suo impegno contro la deforestazione del Brasile, con il film Voices of the Amazon di Miranda Smith all'interno di Global Vision, sezione realizzata in collaborazione con Amnesty International. Per la concomitanza del trentennale della tragedia di Seveso e del ventennale di quella di Chernobyl, Cinemambiente ha proposto anche Per non dimenticare, una selezione di film e di documenti inediti sulle nubi tossiche che hanno condizionato il futuro di migliaia di persone.
Tutto qui, o meglio no. Mai forse come quest'anno Cinemambiente ha saputo regalare un ventaglio così ampio di scelte e di stimoli, tra cui è bene sottolineare ancora gli "eventi speciali" The workingman's death e Morte lente de l'amiante.
Un appuntamento da non trascurare, da amare e da cui farsi ogni anno incuriosire-suggestionare-vergognare-scandalizzare e tutte le altre sensazioni che il magico mondo dei documentari riesce a trasmettere.

 
 
 
 
 
 
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