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In un altro paese
di Alice Trippolini
Pochi giorni fa è uscito un documentario sulla mafia, un po' in sordina e soprattutto con pochissime copie. Questo documentario si chiama In un altro paese ed è prodotto con i soldi del Fondo Sociale europeo e di Francia, Belgio e altri paesi europei. Il regista è Marco Turco e il documentario racconta il libro di Alexander Stille, Excellent cadavers, che ricostruisce i legami tra mafia e politica italiana dalla liberazione dal fascismo ad oggi. Più precisamente, il libro si ferma all'uccisione di Falcone e Borsellino, mentre il regista e la sceneggiatrice Vanja del Borgo vanno oltre, arrivando a parlare dell'attuale capo del governo e dei suoi processi in corso. Il documentario gira intorno alla figura di Alexander Stille, che ricostruisce i fatti ripercorrendo i luoghi della memoria. Una specie di giallo, o meglio, una puntata sui misteri d'Italia di Lucarelli. Accanto alla figura di Stille si muove l'amica e fotografa Letizia Battaglia, che aggiunge alle carte e ai documenti dei processi i suoi ricordi personali di reporter e i suoi scatti più duri. Stille afferma di aver iniziato la sua ricerca partendo dall'omicidio di Salvo Lima, braccio destro di Andreotti durante i governi Dc. Secondo il giornalista, gli omicidi di Salvo Lima e dei magistrati Falcone e Borsellino sono collegati e fanno parte di uno stesso messaggio. Il messaggio, diretto principalmente al governo in carica, è che non verranno tollerate altre condanne a reati di mafia e altre intromissioni in un affare che riguarda tutto il paese. A partire da qui, l'autore si convince che la politica e cosa nostra siano legate da sempre e inizia a formulare la sua ricostruzione. Il titolo del documentario, giustamente eloquente, prende spunto da una frase che l'autore del libro riferisce all'Italia, paese ingrato verso coloro che lottano contro le ingiustizie: "In un altro paese, gli uomini che avessero ottenuto una simile vittoria sarebbero stati trattati da eroi. Invece, vennero isolati e invitati a desistere" ha detto con amarezza il giornalista. Nel complesso, questo documentario non si distingue per originalità o coinvolgimento, ma si attiene al suo obiettivo: informare su un tema scottante in modo lucido, senza insistere troppo sui drammi umani per cercare il pianto facile. Il regista Marco Turco sta girando l'Italia per promuovere l'opera e ha parlato dell'esperienza davanti al pubblico della sala in cui la sottoscritta ha visto il documentario.
"Ricostruire un libro che parla di fatti collegati con estrema precisione all'inizio mi ha spaventato. Poi ho capito che sarebbe stato più semplice parlare di fatti reali. Inoltre, mi sono chiesto come avessimo fatto tutti e io in particolare a non capire quello che era successo in quel periodo"
Turco ha parlato anche dei contenuti e dei necessari tagli che ha dovuto fare, in seguito alla richiesta di spiegazioni per non aver inserito l'ultima e introvabile intervista di Borsellino. In questa occasione, il giudice parla dei processi e dei sospetti su Marcello Dell'Utri.
"Durante la lavorazione, oltre alle immagini di Stille che ripercorre Palermo e alle foto di Letizia Battaglia, abbiamo deciso di intervistare alcuni personaggi chiave. Ci sono stati momenti forti, per esempio nelle interviste a Rita Borsellino e ad altri magistrati che hanno collaborato con i giudici e che ricordando quei momenti si sono inevitabilmente emozionati o indignati. Avendo una troupe molto piccola, ci siamo potuti permettere interviste lunghe e coinvolgenti, spesso durate giornate intere. In certi momenti, tutti noi rimanevamo affascinati dalla storia che ci veniva raccontata e dalle descrizioni di quegli anni, del processo e dei rapporti tra giudici. Purtroppo, ho dovuto tagliare molte cose per rimanere nei 90 minuti concessi per il documentario. Per esempio, l'ultima intervista di Borsellino e il suo ultimo e toccante discorso. Molti personaggi e aneddoti sono rimasti fuori, per esempio mi ha sconvolto che i due giudici abbiano ricevuto una fattura con l'importo da pagare per vitto e alloggio al supercarcere dell'Asinara. Le parti tagliate le inseriremo probabilmente nell'edizione dvd".
Tra gli apprezzamenti che ha avuto, Marco Turco sottolinea la componente giovane del pubblico, che viene a sapere dal documentario cose mai dette prima.
"Un documentario come questo è importante per un regista, perché avvicina alle persone e permette di stabilire un rapporto forte con il pubblico. Quello che mi auguro è che sia visto soprattutto dai giovani, dagli studenti, dai ragazzi che crescono ora e non sanno niente della mafia. Dobbiamo fare in modo di costruire un cultura antimafia, non fingere che la mafia non ci sia. Si tratta di una battaglia culturale, dobbiamo togliere l'idea che la mafia in qualche modo sia utile, che serva a qualcuno. La mafia è un'organizzazione, non un fatto culturale. La scelta di un finale amaro mi è venuta naturale, anche sentendo le parole di Letizia Battaglia, che è stata coinvolta nella politica in prima persona, avendo anche fatto parte della giunta Orlando. Lei è sfiduciata e molti siciliani lo sono. Io credo comunque che le morti di Falcone e Borsellino siano servite a qualcosa. Vorrei dire con questo documentario che è ora di darci una mossa: lo Stato italiano è riuscito ad essere duro con la mafia solo quando c'è stato un grande coinvolgimento dell'opinione pubblica, a cui non si è potuto sottrarre. La mafia ora è forte come prima anche se non uccide".
I lettori hanno scritto 4 commenti
- indirizzo IP 85.18.14.3
- data e ora Domenica 09 Aprile 2006 [23:16]
- commento La sceneggiatrice-producer si chiama Vanja del Borgo, non Vanna dal Borgo.
- indirizzo IP 151.52.115.187
- data e ora Venerdì 14 Aprile 2006 [12:19]
- commento Io ho corretto perché del signor Costantino, che dovrebbe essere se non sbaglio un abile sound designer, mi fido. Devo dire però che da più fonti la signora Del Borgo è indicata come "Vania"
- indirizzo IP 213.140.19.120
- data e ora Lunedì 02 Ottobre 2006 [22:22]
- commento il film è molto bello, lo consiglio!
- indirizzo IP 151.25.184.2
- data e ora Martedì 24 Luglio 2007 [12:14]
- commento Alla domanda cui francisci non ha saputo rispondere, credo che tutti noi giovani oggi abbiamo il dovere morale d rispondere k il sacrificio d Falcone e Borsellino nn è stato inutile, guardate il film!
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