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Antonietta De Lillo
di Alice Trippolini
Antonietta De Lillo è una donna decisa. Magra, capelli lunghi, sguardo diretto e un gradevole accento napoletano. Sa quello che vuole e ama molto il suo lavoro. Parla alla platea di duecento persone presenti all'arena estiva Villa Umbra, a Pila, periferia di Perugia. Persone entusiaste, che la ascoltano attente e che sono accorse incuriosite dal suo nuovo film, Il resto di niente. Nuovo si fa per dire, visto che è uscito in primavera, a fine marzo. Senza contare la presentazione alla 61ma Mostra del Cinema di Venezia, in cui è passato Fuori Concorso, proiettato nella serata conclusiva. Purtroppo, come ci dice subito Antonietta De Lillo, è stato distribuito male. Quindi, la regista sta girando l'Italia, e le arene estive, per promuovere il film. Tra l'altro, il 24 agosto, uscirà il dvd del film, con alcuni extra interessanti.
Prima di tutto, nella presentazione sentivo che parlavi di aver iniziato il film nel 1997. Che è successo?
Ho acquistato i diritti del libro di Enzo Striano nel 1997, ma ho avuto difficoltà nel trovare i fondi per realizzare il film. Poi dopo mille difficoltà finanziarie, avrei dovuto interrompere il progetto. Invece ho resistito, nel 2002 abbiamo girato il film, in nove settimane, ma poi siamo stati fermi in due anni di post produzione. Quando gli organizzatori della Mostra del cinema di Venezia hanno visto il film, lo hanno voluto subito. Anche se non era ancora completato, ma era già il 2004. Non ne potevo più, volevo solo che uscisse, così ho deciso di presentarlo l'ultima sera nella sezione Fuori Concorso. Per fortuna è andata benissimo, la proiezione era piena e il film ha ricevuto tanti applausi.
Come mai questo film sulla rivoluzione napoletana?
Mi sono innamorata del soggetto del libro appena l'ho letto. In realtà, avevo paura all'inizio, di girare un film storico. La storia della rivoluzione e della Repubblica Napoletana creata nel 1799 è complessa, il libro è molto articolato. Io ho scelto di concentrarmi su Eleonora, di entrare dentro il suo personaggio. Infatti, il film è una rievocazione dell'esperienza che Eleonora ha vissuto, attraverso se stessa. Lei partecipa alla rivoluzione, ne sente le speranze, scrive un giornale. Le immagini partono dalla sua morte imminente e tornano indietro, attraverso i suoi ricordi e le sue sensazioni. Trovo che questo film sia necessario, e che sia arrivato nel momento giusto. In un'era di globalizzazione si devono recuperare le radici. Le radici di Napoli sono anche le rivoluzioni, le persone che si sono opposte e che hanno avuto il coraggio di credere nell'utopia. Eleonora Pimentel De Fonseca è un personaggio poco ricordato, ma che ha avuto un grande peso culturale. Mi piacerebbe che la gente lo riscoprisse.
Come hai scelto la protagonista?
Io non l'ho scelta. Maria De Medeiros è Eleonora. Non avrebbe potuto essere nessun altro. Ho conosciuto Maria a Locarno, nel 1998. Lei era nella giuria del Festival di Locarno. All'epoca del nostro primo incontro, era incinta della sua prima figlia, che ora ha sette anni. Aveva quest'aria forte e fragile allo stesso tempo, mi faceva pensare al personaggio di Eleonora. Le ho subito proposto la parte e lei ha accettato, senza conoscere bene la storia. Ho dovuto aspettare che fosse pronta per girare il film, dopo la maternità. Non sapeva l'italiano e ancora meno il napoletano, ma ha imparato.
Cosa ne pensa Maria De Medeiros di Eleonora?
Maria è portoghese, ma non conosceva Eleonora Pimentel. Molti, in Portogallo, non conoscono la sua storia. Ora, dopo aver girato il film e aver letto molto, ha capito molte cose sulla città di Napoli e sulla storia di questa rivoluzione. Si è innamorata del personaggio di Eleonora. Adesso ha anche un'altra figlia, che ha chiamato Leonor.
Il film come è andato nelle sale?
Il film sta andando bene, perché la gente si è interessata subito e lo chiede. Sono felice che il pubblico lo segua e cerchi di vederlo. La distribuzione, curata dall'Istituto Luce, non è stata delle migliori. Mi avevano assicurato che sarebbe uscito con 40 copie, invece erano solo 20. La pubblicità è stata insufficiente, questo è un film finanziato dallo Stato, non si può lasciarlo andare così. Dovrebbe essere pubblicizzato, è un film di interesse collettivo e culturale, è la storia di una rivoluzione coraggiosa, anche se finita male. Spero che almeno la Rai lo acquisti e lo passi in televisione, in prima serata. Sarebbe giusto che fosse così.
Hai ricevuto critiche?
Questo film ha avuto solo recensioni positive. Non ho letto una sola critica negativa. Anche per questo, se le critiche sono positive, il film merita di essere visto, perché ha qualcosa da dire. Io vorrei insistere su questo punto: questo film deve essere visto, per saperne di più. Parla di una rivoluzione a Napoli, che dobbiamo conoscere, per capire il presente. Oggi più che mai dobbiamo recuperare la memoria storica, mentre il mondo sembra tutto uguale e le differenze di cultura vengono appiattite. Un personaggio rivoluzionario come Eleonora deve essere riscoperto e valorizzato.
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