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Chagas - A hidden affliction
di Roberta Folatti
Cose che non ci riguardano.
Le
autorità cercano in tutti i modi di ridimensionare o addirittura negare
l'esistenza del problema, per questo il Chagas è inserito nel novero
delle malattie dimenticate. Più che dimenticate, forse è più esatto
dire ignorate.
La vera questione è che non fa notizia perchè
colpisce le popolazioni più povere dell'America del Sud, quelle che
vivono nelle zone agricole e meno sviluppate, molto spesso in
condizioni di totale indigenza.
Ma le cifre che raccontano la diffusione di questo male sono impressionanti: circa 20 milioni di malati, 50.000 morti all'anno.
Ricardo Preve, produttore argentino (tra l'altro ha co-prodotto Mondovino),
si è scontrato con una realtà molto amara mentre cercava spunti per una
sceneggiatura. Sollevare il velo su un problema diffusissimo ma
taciuto, non solo dai governi e dai mass media ma dagli stessi malati,
che spesso cercano di nascondere una malattia così invalidante e
subdola, lo ha spinto a mettersi dietro la macchina da presa
abbandonando prudenza o distanze di sorta.
Chagas - A hidden affliction si
muove tra l'Argentina, gli Stati Uniti e l'Europa e denuncia il
colpevole silenzio che circonda questo morbo, il quale, con il fenomeno
dell'immigrazione e col costante bisogno di sangue per
le trasfusioni, rischia di diffondersi anche nei paesi
occidentali, nel cosiddetto Pimo Mondo.
Preve segue
le vicende di persone umili, le cui storie difficilmente sarebbero
arrivate agli onori delle cronache, uomini e donne che vengono da
famiglie povere del Cile, dell'Argentina e di altri paesi
latinoamericani e che a causa delle precarie condizioni di vita si sono
ammalate. Il Chagas infatti si contrae in seguito al morso di un
insetto, comunemente conosciuto come "vinchuca", che si moltiplica nei
luoghi in cui l'igiene è scarsa. Esso lascia nella ferita infetta un
parassita, il tripanosoma cruzi, che si insedia nell'organismo e
provoca lo sviluppo della malattia. Una donna può trasmettere il Chagas
ai propri figli, e l'altra via di contagio è rappresentata dalle
trasfusioni di sangue. In teoria per eliminare la malattia basterebbe
debellare la vinchuca, ma nonostante i presunti sforzi dei governi
sudamericani, i malati aumentano anzichè diminuire.
La
forma acuta è pericolosa soprattutto per i bambini, per i quali però
esiste una cura, ma l'aspetto più insidioso è la forma cronica: il
parassita lavora all'interno del corpo, per anni asintomatico, e
distrugge a poco a poco gli organi, provocando in particolare una
proggressiva dilatazione del cuore che alla lunga risulta fatale.
Attualmente non c'è una cura per la forma cronica del Chagas, anche le
medicine esistenti sono state ritirate dalle case farmaceutiche perchè
non costuituivano un business abbastanza allettante. Una ditta
giapponese ha scoperto un nuovo farmaco, ma si rifiuta di produrlo.
Se si assiste al documentario di Preve
si capisce subito il motivo della riluttanza delle grandi case
farmaceutiche: le facce scavate, invecchaite precocemente dei
protagonisti parlano di una fetta di umanità che non fa notizia e che
non interessa a chi ha in mente affari miliardari.
Colpisce
soprattutto la vicenda di Lorenzo, originario di El Salvador e
immigrato negli Stati Uniti, giovane anche se il suo aspetto farebbe
credere il contrario. La sua aspirazione è solamente quella di
mantenere degnamente la sua famiglia, lavorando come cuoco, ma il
Chagas non gli permette più di farlo. Un dolore costante al petto,
mitigato solo da potenti antidolorifici, lo spingono a rivolgersi a un
medico specialista, uno dei pochi negli Usa informati sulla malattia.
Seguiremo i suoi esami clinici, i colloqui di Lorenzo col dottore, le
sue paure e la speranza di guarire, ci affezioneremo al suo
sorriso semplice, a quella umiltà dignitosissima, e il drammatico
finale ci lascerà sgomenti, come ha lasciato sgomenti il regista e la troupe.
Preve
ha raccontato che, l'aver preso coscienza del problema e l'essere stato
vicino a persone colpite dal male, tra cui l'uomo che si prendeva cura
di lui quand'era piccolo, gli ha tolto ogni distacco professionale,
coinvolgendolo in prima persona. Ora sta mostrando questo documentario
e le testimonianze in esso contenute a più gente possibile, per cercare
di scalfire quell'alone di silenzio quasi omertoso. Il suo monito è
rivolto anche ai paesi "sviluppati", che ignorano del tutto il
problema, senza rendersi conto che la globalizzazione potrebbe
esportare la malattia anche da noi. Alcuni spezzoni del film
mostrano come nessuno, nè negli Stati Uniti nè in Europa, abbia la
minima conoscenza del Chagas, non solo la gente comune ma anche la
maggior parte dei medici.
In Sud America la ricerca è al palo, per
la cronica mancanza di fondi, ma almeno si effettuano gli esami per
diagnosticare la malattia, in Usa e in Europa non esiste neppure un
test, quindi il sangue utilizzato per le trasfusioni non è garantito
contro il Chagas. Forse sarebbe il caso di muoversi per tempo, onde evitare
un'altra Aids, e al di là dei pericoli corsi dal "Primo Mondo", è
giusto che i farmaci che servirebbero a milioni di malati siano tolti
dal mercato per puri calcoli economici?
Il documentario di Preve sta cercando faticosamente la via delle sale, in Francia e Spagna ha già trovato i distributori, in Italia viene presentato saltuariamente in festival o rassegne, nella speranza che l'aiuto di Medici senza frontiere lo renderà più visibile.
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