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Speciale del 13 05 2005

 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Allora chiamatelo TooGay

di ViVasofia

XX Festival Internazionale di film con tematiche omosessuali di Torino

(Si accettano proposte per farlo diventare un vero Festival Gay-Lesbo).

 

Il XX Festival Internazionale di film con tematiche omosessuali di Torino ha calato da un pezzo il suo sipario. Le drag sono svolazzate via, le madrine e i presentatori hanno trovato il consueto riparo nei palinsesti televisivi e a noi tocca porre le domande. E lo faremo nella convinzione che le obiezioni non possano che favorire la crescita e con la stima per chi ha voluto e creato, 20 anni fa, questo festival.

 

Dal momento che originalità e tempestività non sono obiettivo dell'articolo abbiamo tutto l'agio di ripetere che la metà lesbica del cielo omosessuale ancora una volta non ha diritto di cittadinanza in questo festival di Torino. Con ostinazione cinese torniamo a rimarcare la situazione perché, in sostanza, è più facile scovare film lesbici da blockbuster che vederne in questo "gay&lesbo film festival". Onestà intellettuale suggerirebbe di eliminare il secondo aggettivo in quanto questo festival, che presenta film a contenuto prevalentemente gay è pensato e realizzato da uomini gay per un pubblico gay. Feste (ops, party), immagini, dibattiti e ospiti: non solo film dunque ma tutto il pacchetto è un pirotecnico concentrato dell'immaginario gay maschile.

Ampliando lo sguardo sappiamo che i finanziamenti vengono elargiti per un festival di carattere inclusivo, aperto e non discriminatorio; a tematica omosessuale, appunto. Non ci sembra un particolare trascurabile.

 

A smentita delle bizzarre opinioni circolanti, la questione non può essere liquidata e giustificata con la solfa della scarsa produzione di opere a contenuto lesbico (esistono dei festival interamente dedicati), né tanto meno dall'ipotetico scarso interesse da parte delle fruitrici e dei fruitori. Tipicamente, classicamente, tristemente è un problema di rappresentanza. Non si scorgono tracce lesbo nel comitato di selezione dei film e non ci sono donne che organizzano gli eventi collaterali, come immaginare che questo tipo di sensibilità sia presente alla manifestazione? In altri termini, come è possibile che non sia mai nata l'esigenza, la necessità, anche solo il dubbio che forse una donna lesbica avrebbe arricchito il festival? Nulla di anomalo rispetto la realtà politica del paese, intollerabile per un luogo che fa del tema dell'uguaglianza la propria bandiera.

 

Malgrado il disappunto abbiamo soggiornato sette giorni sette nelle sale del cinema e abbiamo visto alcuni film interessanti. Riportiamo in calce i premi assegnati, già ampiamente citati dai media, per lasciare spazio a una sezione sempre generosa di suggestioni, quella dei documentari.

Ci è piaciuto molto 100% Menneske di Jan Dalchow e Trond Winterkjaer. Il film è un insolito mix di generi: video diario, performance musicale, ricostruzione documentaristica e tradizionale cinema della realtà. Un mix ben architettato, mai melenso e sempre lucido, per raccontare la storia di Monica, nata 22 anni fa in un corpo da uomo, le sue relazioni con gli altri e le tappe dell'intervento chirurgico.

Opera assolutamente interessante, per la ricostruzione storica, l'ironia e la dimensione politica è Katzenball della regista svizzera Veronica Minder. Il documentario, premiato con il Teddy Award all'ultima edizione della Berlinale, racconta le vicende di generazioni diverse di donne lesbiche e traccia un percorso lungo ottanta anni attraverso le paure e i desideri delle protagoniste.

 

Ad un autentico cinema verità appartiene Louise, son père, ses mères, son frère et ses sœurs di Stéphane Mercurio e Catherine Sinet, un documentario che ricorda che il diritto alla genitorialità appartiene tanto alle persone omosessuali quanto a quelle eterosessuali. Da mostrare nelle scuole.

 

Per restare in tema di attualità abbiamo guardato con molto interesse The Gay Republican di Wash Westmoreland, che disegna il ritratto del Log Cabin, il club gay repubblicano. I protagonisti raccontano la loro personale visione dell'evidente ossimoro e spiegano le loro ragioni. I registi hanno abilmente sfruttato il dibattito americano sul matrimonio gay ed hanno documentato i conflitti interni al club circa il sostegno alla campagna elettorale di Bush.

 

Il festival quest'anno ha fatto "outing" ed ha dedicato alla pornografia una vera sezione. La sezione "For men only" ha portato al festival un film prodotto nel 2000 da Lars Von Trier H.M.C.B - Hot Men Cool Boyz, di Knud Versteskov e Cycles of Porn -Sex/life in L.A. Part2, del tedesco Jochen Hick. Il primo presenta 6 quadri diversi per altrettante scene di porno gay e ottiene un effetto camp grazie anche all'uso del chroma key. Il secondo è il sequel del documentario del 1998 e racconta vite e corpi di uomini nell'industria del sesso.

Nella sala "For women only" si proiettava invece Madam & Eve, dell'inglese Angie Bowling, una esaustiva carrellata di sex toys (alcuni davvero creativi) con tanto di lattex e orgasmi multipli.

Le Porno vision del Festival ci hanno fanno riflettere in ultima analisi sulle diverse reazioni delle sale. Non mi soffermo sulla rappresentazione del sesso gay o lesbico ma la proiezione ha lasciato delle domande. Il film per donne ha suscitato risate, imbarazzo, disagio, quello per gli uomini ha provocato perlopiù noia. Questione di abitudine?

 

I Premi

Lungometraggi

Premio speciale della giuria: Tropical Malady di Apichatpong Weerasethakul

Gran Premio Ottavio Mai: Tropical Malady di Apichatpong Weerasethakul

Premio del Pubblico: Ethan Mao di Quentin Lee

 

Cortometraggio

Premio della Giuria: Last Full Show di Mark V. Reyes

Premio del Pubblico: Plutot d'accord di Cristophe &Stéphane Botti

 

Documentario

Premio della Giuria: Gan (Garden) di Adi Barash e Ruthie Shatz

Premio del Pubblico: The Nomi song di Andrei Horn

 

Video

Premio della giuria: ex aequo a Dorian Blues di Tennyson Bardwell e 'Anfängers di Nicolas Wackenbart



 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 19 commenti

 
 
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Angelus
  • commento ed il diritto dei laici a non vivere in uno stato teocratico integralista.
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • commento anche perche', se come per la fecondazione assistita, per ogni masturbazione e ogni mestruazione dovessimo andare in svizzera o in spagna, sai che spese?
 
 
 
 
 
utente
Angelus
  • commento No perché io voglio bene agli embrioni, eh, ok, sono dei simpatici mucchietti di cellule, voglio più bene alle persone fatte e finite ed ai loro diritti, tutto qui, soprattutto alle donne poi, papaboy
 
 
 
 
 
utente
Angelus
  • commento perché se l'embrione ha gli stessi diritti della madre fin dal concepimento l'aborto se ne va a benedire, e l'aborto spontaneo poi cos'è? omicidio preterintenzionale?
 
 
 
 
 
utente
Angelus
  • commento Vogliamo far arricchire svizzeri e spagnoli pure con quello? Tutti gli italiani in giro per l'europa ad abortire, a fare la fecondazione artificiale, a sposarsi se omosessuali? E perché, papaboy?
 
 
 
 
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