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MedFilm Festival '04 - Quarta giornata
di Laura De Gregorio
The Bookshop di Nawfel Saheb-Ettaba, produzione tunisina-francese.
Il film si svolge in una libreria di Tunisi, dove Jamil arriva in cerca di lavoro. Lo trova nella libreria di Tarek e di sua madre. La vita dei due si volge tra il negozio al piano terra e l'appartamento al piano di sopra. The Bookshop è il racconto di questo momento cruciale, il momento, dice Jamil, delle scelte. I desideri a lungo celati non sono stati definitivamente riposti sugli scaffali insieme a vecchi libri, come loro i sogni non vogliono essere dimenticati e cominciano a muovere la polvere a lungo posata sullo statico arredamento domestico, nel cuore di una casa troppo piena di ricordi. Il passato torna a galla e le occasioni mancate di Aicha rischiano la replica con Leila, la moglie di Tarek. Le vicende sentimentali si sviluppano due a due: Aicha e Jamil sono attratti l'uno dall'altra ma li inibisce la consistente differenza d'età e forse anche la presenza di Tarek, il quale invece è in piena crisi matrimoniale perché Leila è stanca del loro modesto tenore di vita.
Nella libreria si susseguono e si intersecano improvvise partenze e inaspettati ritorni, confessioni e litigate notturne, sussulti repressi e ansie manifeste, tensioni logoranti e pesanti silenzi, attimi di felicità e di grande amicizia. I giorni scanditi dalla normale attività di negozio, tra clienti che vanno e vengono, riservano sorprese per tutti, non prive di ferite. The Bookshop è una puntuale e attendibile incursione nelle dinamiche di coppia, è un esempio sobrio e ben motivato dei dissidi interiori che fanno loro da correlativi oggettivi, è soprattutto la ricerca di due sogni femminili. L'aspirazione a diventare cantante che Leila non vuole vivere come un rimpianto e la speranza di un amore che per Aicha è rimasto solo un ricordo di giovinezza. Di grande intensità emozionale è la scena in cui la vedova confessa a Jamil che ha conosciuto l'amore soltanto attraverso i romanzi della sua libreria.
Libri che portano lontano l'immutato moto dell'anima, libri intrisi dai segreti dei loro proprietari. Libri che ci appartengono perché parlano di noi.
Dalla Tunisia alla Francia. The Devils, lungometraggio in concorso nella sezione Mediterraneo, è stato presentato a Villa Medici dal regista Cristophe Ruggia che ha brevemente riassunto il film con la trattazione della scoperta sessuale, sé e l'altro, che accompagna la crescita di due adolescenti. I due, ha tenuto a precisare il regista, qui recitano per la prima volta e nella realtà sono i bambini della porta accanto. Questa notizia a dir poco sbalordisce perché i due (guidati certo dalla mano esperta di Ruggia che, dopo The Kid from Chaaba e quest'ultimo film, si appresta a concludere la sua Trilogia dei bambini) sono incomparabilmente bravi. Abbandonati alla nascita, fratello e sorella vagano per la campagna provenzale, le città sulla costa e i boschi tutt'intorno per sfuggire alla polizia. Ogni volta che vengono acciuffati, i loro soliti piccoli furti si trasformano in crimini di gran lunga più gravi e la ragione è una sola: Joseph deve liberare la sorella per portarla in salvo da se stessa. Nessuno la conosce come lui, nessuno la ama più di lui: Chloé è terrorizzata dal contatto fisico, lo accetta e poi lo cerca solo se si tratta del fratello, senza il quale si lascia morire. Nonostante le connotazioni forti, i personaggi del film restano pur sempre e nonostante tutto bambini e i bambini amano giocare nell'acqua e correre sui prati. Il vincolo di sangue, come in una tragedia greca, si tramuta in un vincolo fisico: la sessualità emerge per queste due creature selvagge, fuori dalle regole sociali, come puro istinto, privo di qualsiasi remora di coscienza. Questo naturale impulso è una giocosa ed eccitante scoperta, un misto di freschezza e morbosità che se è fisiologica nella fase dello sviluppo in generale, nello specifico è la conseguenza diretta del rapporto ossessivo tra i due. Joseph e Chloé sono due grandi: certe espressioni somatiche di lui e i primissimi piani di lei, se presi isolatamente, sembrano quelli di un uomo e una donna e, al di là della percezione visiva, molte reazioni fisiche e dinamiche psicologiche sono la risultante di uno sviluppo anormale, a cui da un lato è mancata l'infanzia e dall'altro molte tappe sono state bruciate. Alla base c'è il trauma dell'abbandono che certo non si risolve in un sogno ma che ad esso tende come l'unica scappatoia dalla crudeltà del reale, un peso troppo grande per due piccole vite. Una casa gialla e bianca con il fiume azzurro davanti e il prato verde sul retro, la casa che Chloé in preda a continue nevrosi ricostruisce con i vetrini colorati raccolti per strada, l'unica cosa a cui si aggrappa nella disperazione, la sola che porta con sé nel lungo vagabondaggio. Questa casa è per lei come la corazza per la tartaruga, bagaglio e ancora di salvezza allo stesso tempo, è tutto il suo mondo. Joseph lo sa e farà di tutto per trovare la casa dei sogni.
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