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Addio a Ken Russell, cantore della perversione umana
di Keivan Karimi
Lo scorso 27 novembre si è spento a Londra il regista inglese Ken Russell, classe 1927, uno degli artisti britannici maggiormente prolifici nel campo cinematografico e soprattutto giudicato un “genio provocatore” per la sua costante ricerca molto intima e nervosa all'interno della psicologia umana.
Russellsi poteva definire un artista estremamente completo, difatti, oltre ad essere stato uno dei più intriganti registi dello scorso secolo, ha svolto anche l'attività di coreografo e fotografo, sviluppando una passione totale per l'immagine e per la composizione scenica.
Il
suo esordio per il grande schermo è datato 1964, con la
realizzazione di Pepe francese,
piccola commedia leggera che già fa intuire la volontà dell'autore
di scavare nelle reazioni e negli istinti dei suoi personaggi. Il
primo vero successo Russell lo ottiene però nel '71 con la regia de I diavoli, uno
splendido affresco della Francia provinciale e bigotta del Seicento
basato sulla vita anticonvenzionale ed erotica di un prete
(interpretato da Oliver Reed) e delle conseguenze letali dei suoi
gesti.
La pellicola, presentata al Festival di Venezia dello stesso
anno, fece enorme scalpore e fu giudicata dalla critica cattolica
come esempio di blasfemia e immoralità.
Un ottimo e pesante biglietto da visita per Ken Russell, il quale continuò senza scrupoli il suo lavoro incentrato sulla realtà perversa e intima degli uomini; si interessò soprattutto in un'operazione metastorica, ovvero quella di mostrare personaggi o epoche passate come pretesto ideale per affrontare il suo vero progetto ideologico: l'analisi della psiche e dell'istinto in tutte le espressioni possibili, a prescindere dal contesto storico e temporale. Girò per l'appunto biopic sul compositore Gustav Mahler (La perdizione, 1974) e sul celebre divo del cinema muto Valentino per il quale lanciò su grande schermo col ruolo di protagonista il ballerino russo Rudolf Nureyev.
Grande amico di un altro “folle” del cinema britannico come Derek Jarman, Russell fu anche autore di uno dei primi rock-movie nel 1975 ovvero Tommy, film basato sull'omonimo album della band statunitense degli Who, in cui racchiude in breve lo stile eterogeneo e semplicista del cinema inglese dagli anni '40 ai '70.
Dagli anni '80 in poi la filmografia di Ken Russell si arricchisce di titoli ed opere di matrice ancor più nevrotica e perversa, impreziositi da quel tocco geniale e barocco tipico del regista inglese; ebbe grande successo di pubblico con Stati di allucinazione, in cui esordisce anche un giovane William Hurt nel ruolo di uno scienziato attratto dal tentativo di regredire la propria mente fino alla creazione dell'universo.
Sono l'incubo e l'inconscio scaturiti dall'intima perversione le nuove strade esplorative di Russell, che si cimenta in progetti piuttosto deliranti e spesso discussi dalla critica, come L'ultima Salomè, in cui rende ancor più acceso ed estremo il dramma sensuale scritto da Oscar Wilde, quindi l'eccentrico Gothic, ovvero la storia semi-inventata degli incontri dialettici tra Gordon Byron, Percy Bysshe Shelley, sua moglie Mary ed il medico Polidori, il tutto mostrato in un'atmosfera di incubo e paradossi.
L'ultima fatica per il grande pubblico è datata 1995, quando Russell realizza Oltre la mente, basato sulle vicende del frontman israeliano Uri Geller, famoso per aver ammesso di possedere poteri psichici, ma il lungometraggio in questione non ottiene né successo né rilevanza mediatica, probabilmente vista l'ossessiva ricerca del paranormale sviluppata su territori neutrali e in questo caso poco affascinanti.
Dal flop di Oltre la mente Russellha deciso di abbandonare il mondo del cinema più noto propendendo per lavori in circuiti minori ed indipendenti, forse maggiormente adatti alle sue ultime ricerche cinematografiche basate sugli incastri della mente, sulla psicologia sovrannaturale, sui paradossi esistenziali e su un forte richiamo surrealista.
Associato spesso al nostro Federico Fellini per via dell'analogo estro visionario nella regia, Ken Russell, scomparso all'età di 84 anni, lascia un testimone quasi impossibile da raccogliere; difficilmente la storia del cinema ricorda un autore così eclettico e così discusso da poter essere definito “genio”.
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