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Festival

Speciale del 21 12 2008

 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Un trionfo l'ultimo Moretti torinese. Ora tocca ad Amelio...

di Carlo Griseri

E' stato un grande successo di pubblico e di critica il Torino Film Festival numero 26, secondo (e ultimo) targato Nanni Moretti (ora toccherà ad un altro regista, Gianni Amelio). Lo dicono i numeri: circa il 40% in più di accreditati rispetto al già più che rispettabile risultato del 2007, e il 15% in più di biglietti venduti. Ma lo dicono anche i giornali, che mai come quest'anno hanno dato spazio ai titoli in concorso (su tutti il vincitore del festival, Tony Manero).  Ogni anno, ad ogni festival bisogna trovare un modo per raccontare decine e decine di visioni in poche righe, cercando di dare un quadro d'insieme di quanto si è visto (ma anche di quanto si è perso): questa volta no, ciò che segue è solo una cronaca fedele dalla sala, in rigoroso ordine cronologico, con un paio di righe di trama (gentilmente fornita dal catalogo del festival) e un brevissimo commento personale.   Fortunatamente ci sono anche molti dei titoli che hanno portato a casa qualche premio. Eccoli.

Non-dit di Fien Troch
Grace e Lucas sono una coppia sposata che da anni, giorno dopo giorno, deve fare i conti con la misteriosa scomparsa della loro bambina avvenuta anni prima. Il loro rapporto ne è stato travolto ma i due continuano a condurre una vita apparentemente normale.
Splendidi i protagonisti, Bruno Todeschini ed Emmanuelle Devos (premiata come migliore attrice). Il film non offre spunti molto originali.

Le feu, le sang, les etoiles di Caroline Deruas
Francia, maggio 2007. Ritratto della gioventù di sinistra all'indomani delle elezioni presidenziali. Dopo l'annuncio della vittoria della destra si passa dallo sgomento al sussulto, dalle lacrime alla rabbia.
Cortometraggio girato d'impulso in uno splendido bianco e nero, illuminante. Bravissima la figlia della regista, all'esordio.

Armando e la politica di Chiara Malta
Per anni Armando ha incarnato la fedeltà suprema ai valori della socialdemocrazia, per lui, orfano di padre e di madre, il partito era come una casa. Tutto questo fino a quando ha deciso di votare per Berlusconi. La figlia Chiara ricostruisce questa scelta, rinnegata dal padre e da molti italiani.
Inusuale prodotto, a metà strada tra documentario e fiction, una ricerca della verità che alla fine porta lo spettatore a mettere in dubbio ogni cosa...

La conquista della vita di Silvano Agosti
Un affresco in quattro capitoli esplora un decennio cruciale della storia italiana, come quello a cavallo tra gli anni '60 e '70.
Lungo e (un po') noioso, il film è solo un collage di spezzoni più adatti a qualche ricostruzione televisiva che al grande schermo.

Khiam 2000-2007 di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige
Sei prigionieri appena liberati dal campo di detenzione di Khiam in Libano hanno raccontato l'esperienza della detenzione e dell'attività artistica praticata clandestinamente, come azione di resistenza e sopravvivenza. Otto anni dopo, i sei prigionieri tornano a ricordare la liberazione e poi la distruzione del campo.
Interessantissima e a tratti sorprendente testimonianza, troppo lunga nella seconda parte.

W. di Oliver Stone
Insicuro, ambizioso, snobbato dai genitori (che preferiscono il fratello Jeb), egocentrico, convertito in tarda età, il ritratto di George W. Bush dalla giovinezza alcolica al tramonto di una presidenza segnata da una guerra inutile e da un disastro economico.
Josh Brolin è straordinario, ma il film delude. Troppo concentrato sul passato di Bush, trascura alcuni momenti fondamentali della sua presidenza risultando alla fine simpatico ma inutile.

Le doulos di Jean-Pierre Melville
Vendette, regolamenti di conti tra gangster solitari, rapine andate male, scontri a fuoco con la polizia. Protagonisti: Reggiani, Belmondo e Piccoli.
Esempio meraviglioso della maestria di Melville nel costruire trame noir, ottimamente recitato e ancora fresco dopo tanti anni.

Filth and wisdom di Madonna
Andriy viene dall'Ucraina e sogna di diventare famoso con la sua band, Juliette vorrebbe essere Florence Nightingale, Holly una étoile del balletto. Nel frattempo dividono l'appartamento e si arrangiano con lavori improvvisati.
Commedia stravagante ma riuscitissima con uno straordinario Eugene Hutz protagonista (già visto in Ogni cosa è illuminata)

Dream di Kim Ki-Duk
Jin si addormenta al volante e sogna un incidente stradale. Ma si tratta di un fatto reale e la responsabilità ricade su Ran, una giovane donna che si dichiara innocente.
Il regista coreano trova ancora una volta un soggetto molto interessante, ma il risultato è "stanco". Forse sarebbe il caso per lui di far passare più tempo tra un film e l'altro...

Katyn di Andrzej Wajda
Nel 1940, su ordine di Stalin (ancora legato al patto di non belligeranza con Hitler), l'esercito sovietico massacrò oltre 20.000 cittadini polacchi, militari e civili, gettandoli in fosse comuni.
Un nuovo capolavoro del maestro polacco, girato con una cura e una precisione ammirevoli. Lascia senza fiato, imperdibile.

Helen di Joe Lawlor e Christine Mollowy
Per la ricostruzione della polizia, una ragazza impersona un'altra ragazza scomparsa: il suo mondo ne sarà travolto.
Ai confini con la video-arte, il film è splendidamente fotografato e gode di alcune soluzioni registiche insolite. Un po' lento.

London Story di Sally Potter
Piccola storia di spie e di loschi funzionari, guidata a passi di danza da una misteriosa signora in rosso.
Il talento di una regista poco attiva nel cinema (solo tre film in vent'anni) è evidente anche in questo corto, simpatico e "musicale".

Casa Verdi di Anna Franceschini
Casa Verdi è la casa di riposo voluta e fondata da Giuseppe Verdi a Milano per ospitare artisti in pensione, un luogo dove poter continuare a suonare, a cantare, a ballare, impartendo lezioni ai più giovani.
Delicato e "intimo" ritratto di un luogo meraviglioso, in cui l'amore per l'arte è più forte dell'età (e della morte). Troppo freddo il risultato finale. Premio Avanti!

Letter to Brezhnev di Chris Bernard
Una sera, due ragazze di Liverpool abbordano in un bar due marinai appena sbarcati da una nave russa e passano la notte con loro. Il giorno successivo la nave riparte, ma Elaine e Peter, nonostante parlino lingue diverse, si sono innamorati.
Forse un po' datato, ma simpatico. Non di certo il miglior esempio della "british renaissance" celebrata a questo festival...

Tony Manero di Pablo Larrain
Vuole ballare come John Travolta: ma la sua febbre è anche omicida, e non soltanto il sabato sera.
Il grande trionfatore del festival, miglior film e miglior attore (Alfredo Castro, bravissimo). Già nomination all'Oscar come miglior film straniero e applauditissimo al festival di Cannes: scomodo, volgare, violento, rabbioso, si muove con uno sguardo insolito nel Cile funestato da Pinochet. Miglior film e miglior attore. 

  
Rumba di Dominique Abel, Fiona Gordon, Bruno Romy
Una coppia di fanatici della danza latino-americana va in giro a collezionare coppe, finché un brutto incidente non stronca la loro carriera.
Surreale commedia "alla Tati" (con qualche "venatura" alla Mr. Bean) in cui si dicono pochissime parole ma si ride molto. Alla lunga stanca un po', ma l'idea merita attenzione.

Creatures comfort di Nick Park
Gli ospiti di uno zoo parlano delle loro condizioni abitative con le voci di veri londinesi intervistati sull'argomento.
Splendido gioiellino dell'autore di Wallace & Gromit, una meraviglia in plastilina.

Laughterhouse di Richard Eyre
A causa di uno sciopero, per non perdere i guadagni prenatalizi, l'allevatore Ben decide di portare tutte le sue oche a piedi fino al mercato di Londra.
Bella storia "d'altri tempi" (ma neanche troppo), un road movie inusuale con le povere oche protagoniste di un lungo viaggio senza ritorno...

Gigantic di Matt Aselton
Brian è un giovane venditore di materassi con un grande sogno nella vita: adottare un bambino cinese. Happy è la figlia di un riccone lunatico (John Goodman) che irrompe nel negozio, addormentandosi, e nella vita di Brian.
Cast azzeccato (i protagonisti sono Paul Dano e la brava - e bella - Zooey Deschanel. La sceneggiatura procede un po' a scatti, ma il film è piacevole.

The escapist di Rupert Wyatt
Frank Perry (Brian Cox) sta scontando una condanna all'ergastolo in un carcere di massima sicurezza. Una lettera lo informa che la sua unica figlia è in fin di vita. Deciso a vederla un'ultima volta, escogita un complesso piano di fuga con un manipolo di scalcagnati galeotti.
Ottimo cast (Liam Cunningham, Dominic Cooper) per un bel film di genere, forte e coinvolgente.

Die Welle di Dennis Gansel
Rainer Wenger, insegnante in un liceo, tiene un corso intensivo sull'autocrazia. Per contrastare lo scetticismo degli studenti che non credono possibile il ritorno di una dittatura in Germania, li porta a sperimentare direttamente in classe le forme del totalitarismo.
Ottimo esempio del nuovo cinema tedesco, è un film molto intenso che meriterebbe (non solo per il tema) una distribuzione italiana. Premio della Scuola Holden per la migliore sceneggiatura.

The Baby formula di Alison Reyd
Finto documentario su Athena e Lilith, coppia lesbo di conviventi incinte grazie a rivoluzionari (e al momento impossibili) sviluppi della ricerca sulle cellule staminali.
Curioso esperimento di mockumentary, interessante ma forse (scusate il gioco di parole) un po' "sterile"...

L'inquilino del terzo piano di Roman Polanski
In una Parigi ostile l'estraneo Trelkowsky vive un dramma che è l'emblema di tutte le discriminazioni subite dall'apolide Polanski.
Che dire? Un capolavoro, interpretato da Polanski stesso, vittima di una follia "contagiosa"... Ha un lato divertente che - se possibile - inquieta ancora di più!

Religulous di Larry Charles
Il regista (lo stesso di Borat) e l'umorista politico Bill Maher percorrono con ironia iconoclasta confessioni, chiese e religioni, a far domande su quello che considerano evidentemente "l'oppio dei popoli".
Divertente e per certi versi illuminante, riesce nell'intento di smascherare l'assurdità di (alcune) certezze religiose e di mettere in dubbio (tutte) le altre. Da non perdere.

Quemar las naves di Francisco Franco
Fratello e sorella, un legame morboso e sensuale, e una madre cantante che sta per morire. Intorno a loro, storie d'amore impossibili, gelosie, rimorsi.
Un "melodramma" latino di cui è impossibile non innamorarsi: ben girato, ben recitato, ben scritto. Ottima la colonna sonora di Julieta Venegas. Premio del pubblico "Achille Valdata".

Uso improprio di Luca Gasparini e Alberto Masi
Il pretesto di un ritorno fuori tempo massimo al rugby dà vita all'incontro impossibile tra Luca, un uomo alle soglie dei cinquant'anni ed il gruppo di giovani che animano Acrobax, un centro sociale occupato che ha sede nell'ex Cinodromo di Roma.
Riuscito incrocio tra un documentario sportivo e la cronaca di un anno di vita in un centro sociale, politica inclusa. Interessante. Premio Avanti!

Entre os dedos di Tiago Guedes e Frederico Serra
Un operario si ribella alle condizioni di lavoro dopo l'incidente che ha colpito un suo amico. Licenziato, comincia la sua deriva economica e familiare.
Lento, noioso e banale: una delusione. Premio Cipputi 2008 al miglior film sul mondo del lavoro: ma più che altro per mancanza d'altro...

Il giardino di limoni di Eran Riklis
Il nuovo vicino di casa della palestinese Salma è, per sua disgrazia, il ministro degli esteri di Israele. Pertanto, per ragioni di sicurezza, lei è obbligata ad abbattere il suo adorato giardino di limoni. Ma Salma non si arrende.
Splendida interpretazione di Hiam Abbass (nel cast anche del bellissimo L'ospite inatteso) in un film riuscito sull'assurdità di un conflitto che coinvolge ogni piega della vita quotidiana. Da non perdere.

Real time di Randall Cole
Un giocatore d'azzardo compulsivo, e uno scagnozzo di mezza età, incaricato di ucciderlo. Il loro viaggio in auto, per far regolare al ragazzo i conti prima di andare incontro al suo destino.
Commedia nera molto simpatica, costruita con due protagonisti bravi e "affiatati": ottimo cinema indipendente "a stelle e strisce".

The Exiles di Kent Mackenzie
Una tipica serata, dalle quattro del venerdì pomeriggio all'alba del sabato, all'interno di una comunità di giovani indiani americani. Girato nel 1961 e considerato perduto, è stato recentemente restaurato.
Sicuramente interessante recupero dagli archivi di un film perduto, ma l'unico valore della pellicola è quello storico.

Mein freund aus Faro di Nana Neul
Melanie vive con il padre e il fratello, veste abiti maschili e lavora in una fabbrica di catering per compagnie aeree. Un giorno incontra Jenny e se ne innamora. Jenny la ricambia, però la crede un ragazzo di nome Miguel. Riuscirà a dirle la verità?
Un'ottima prova d'attrice di Anjorka Strechel, all'esordio assoluto. Simpatico e divertente, ma anche duro in alcune parti, avrebbe meritato l'attenzione delle giurie.

The edge of love di John Maybury
A Londra, sotto le bombe del blitz tedesco, il poeta Dylan Thomas s'innamora di una donna, che diventa la compagna spirituale e si affianca alla moglie, compagna carnale.
Keira Knightley, Sienna Miller e Cillian Murphy in un polpettone senza senso e costrutto: da evitare.

Lasciami entrare di Tomas Alfredson
Il rapporto adolescenziale tra Oscar, un giovane solitario e taciturno, e Eli, una bambina-vampira, sullo sfondo di una Stoccolma innevata e silenziosa.
Inusuale film vampiresco (un altro mondo dai celebrati protagonisti di Twilight), costruito con tatto e leggerezza, nonostante il tema. In uscita nei cinema.

Dreamchild di Gavin Millar
Alice Liddell, che da bambina aveva ispirato Alice nel paese delle meraviglie, è un'ottantenne scontrosa e brusca, va a New York con una giovane dama di compagnia per le celebrazioni del centenario di Lewis Carroll.
Interessante l'idea della sceneggiatura, curiosa e simpatica: ma il risultato finale è un po' confuso. Bravissimo Ian Holm.

Hunger di Steve McQueen
Irlanda del Nord, 1981. I carcerati di fede repubblicana stanno mettendo in atto una serie di proteste per riottenere lo status di prigionieri politici: non accettano di vestire le uniformi del carcere e rifiutano di lavarsi, vivendo nello squallore e nella sporcizia. Le proteste degenerano.
Meraviglioso, forse la "cosa" migliore vista al festival: duro, intenso, recitato magnificamente e girato con idee e talento. Da non perdere. Menzione speciale del Premio Maurizio Collino - Uno Sguardo ai Giovani.

Unidad 25 di Alejo Hoijman
L'Unità Penitenziaria 25 è l'unica chiesa-prigione al mondo. Nell'Unità 25 l'atmosfera è pacifica e i detenuti sembrano rilassati. Ma per usufruire dei benefici di questa tranquilla prigione, si è costretti a convertirsi all'evangelismo attraverso un intenso ed estenuante
indottrinamento religioso.
La realtà presentata meritava sicuramente di essere protagonista di un documentario, ma il risultato finale è deludente.

 
 
 
 
 
 
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