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Ticho Film: una nuova realtà per rendere il cinema visibile
di Carlo Griseri
Una serata speciale per presentare l'attività di Ticho Film. La proiezione del documentario The Inner Tour è diventata l'occasione per promuovere la nuova casa di distribuzione torinese, specializzata nella distribuzione attraverso internet di pellicole invisibili. "Il gruppo che compone Ticho è fatto di amanti del cinema che non si rassegnano a vedere i pochi film che escono in sala e a tarda notte in televisione. Abbiamo dunque deciso di creare un catalogo di film online inediti in Italia, facilmente accessibile da tutti e fruibile a costi ragionevoli, cercando di uscire dalle logiche della normale distribuzione": questa le descrizione degli stessi fondatori, Davide Oberto e Ricke Merighi. Attualmente il sito conta 22 titoli in catalogo, suddivisi tra documentari italiani, film di tematica omosessuale e pellicole indipendenti dell'area mediorientale (per tutto il 2008, l'attenzione di quest'ultima sezione sarà rivolta a Israele e Palestina). "Il progetto - hanno detto ancora gli organizzatori - è quello di aggiungere ogni mese almeno due titoli, e di trovare per quanto possibile lavori che possano essere inseriti in più di una categoria". I film sono visionabili direttamente dal sito www.tichofilm.com, il costo va da 1 a 3,50 euro (una volta comprato il film lo si può vedere per 48 ore consecutive).
Ma veniamo al documentario scelto per presentare l'iniziativa: The Inner Tour, diretto nel 2001 da Ra'anan Alexandrovich e vincitore del premio come miglior documentario al Vancouver International Film Festival del 2001, oltre che selezionato per partecipare al Berlinale Forum di quello stesso anno. Lo spunto di partenza è semplice quanto originale. "Un viaggio organizzato che attraversa Israele in autobus. I partecipanti sono uomini, donne e bambini palestinesi che risiedono nei Territori Occupati": questa la trama prelevata direttamente dal sito di Ticho Film, e non c'è altro da aggiungere. Girato pochi mesi prima dell'inizio della Seconda Intifada, The Inner Tour (che si può tradurre con "Il viaggio interiore") racconta un weekend "fuori porta" decisamente particolare: i palestinesi che intraprendono la gita organizzata, infatti, sono "turisti nel loro stesso paese, in viaggio dentro a memorie, speranze, miti, paure". Fino al 2000 era ancora possibile per i palestinesi dei Territori Occupati entrare in Israele con un permesso speciale rilasciato dal Governo israeliano per brevi gite turistiche organizzate: andare in vacanza per qualche giorno nei luoghi in cui le loro famiglie fino a pochi decenni prima vivevano, visitando le loro vecchie case oggi occupate da famiglie israeliane: l'effetto è straniante. Il documentario riesce a rendere alla perfezione la sensazione di partecipare a quel weekend: i 97 minuti di pellicola a volte, onestamente, sembrano anche troppi ma - a mente fredda - non si può non notare come siano invece tutti necessari. Una gita organizzata in pullman (e così questo lavoro) è caratterizzata da momenti di stanca, da panorami gustati in silenzio e solitudine, da giochi e scherzi coi compagni di viaggio, da altri momenti di conoscenza e di condivisione. Sono questi ultimi, soprattutto, a rendere The Inner Tour un'opera ancora più unica: le storie personali dei diversi protagonisti sono emozionanti, a prescindere da come la si possa pensare sulla questione israelo-palestinese. La visita al kibbutz, il breve giro nel piccolo museo dedicato ai martiri israeliani della guerra di 60 anni fa con le sensazioni degli eredi delle due fazioni (straordinariamente speculari) è uno dei momenti più toccanti.
Se qualcosa si può rimproverare a questo documentario è di non riuscire a dare un'idea più approfondita delle storie dei vari viaggiatori, solo di alcuni di loro riusciamo a capire i trascorsi e i motivi che li hanno spinti a intraprendere quell'esperienza. Un lavoro "vecchio" di sette anni, dopo il quale molte cose sono successe in quell'area. Il processo di pace si è interrotto poco dopo la fine delle riprese ("preveggente", in tal senso, anche la visita di Abu Dahab, uno dei "viaggiatori", al luogo in cui nel 1995 venne ucciso il premier israeliano Ytzhak Rabin, tra i maggiori protagonisti di quel tentativo di porre fine agli scontri). La situazione oggi sembra molto più lontana da una conclusione pacifica, la politica deve fare ancora molto in tal senso. Ma pur essendo passati tutti questi anni, The Inner Tour riesce ancora a dare un quadro ben definito e interessante di ciò che separa (ma anche di ciò che potrebbe unire) israeliani e palestinesi. Alexandrovich, nato nel 1969 a Gerusalemme, ha esordito nel documentario nel 1999 con Martin mentre nel 2003 ha realizzato il lungometraggio Jame's Journey to Jerusalem.
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