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02 11 2013
Rubrica pubblicata il 03 10 2011
Questa Rubrica è stata letta 2485 volte
48 ore per creare un corto e... vincere
di Francesca Paciulli
La creatività, un treno da non perdere
Prendete Superman: che ne sarebbe di lui se non riuscisse più a sfrecciare nel cielo di Metropolis e Lois Lane non si interessasse più di lui?
Pensate a Spiderman e al suo timido alter-ego Peter Parker: come reagirebbe se, all’improvviso, non potesse più contare sulle “amiche” ragnatele? E Wonder Woman? Che ne sarebbe della bella principessa delle Amazzoni se il suo jet supersonico e invisibile smettesse di funzionare? Si rassegnerebbe a prendere l’autobus in corsa?
Per questi tre poveri supereroi servirebbe un bel consulente, un luminare della psicologia capace di risollevarne l’ego ferito e di guidarli in un difficile percorso di “umanizzazione”. Farebbe proprio al caso loro il giovane dottore che osserviamo camminare con lo zaino in spalla, per le vie di un ordinario quartiere di periferia. A un tratto si ferma davanti al portone di quello che una targa definisce “C.R.S. Centro Recupero Supereroi”. Il ragazzo entra e subito lo accoglie il bel sorriso di riconoscimento di un coetaneo intento a cucinare. Il ragazzo gli passa un tegame, mentre indaffarato continua a lavorare ai fornelli, e il giovane dottore lo osserva senza proferire parola. E’ invece un fiume in piena la ragazza che continua a ronzargli attorno: il dottore si sposta intimidito e il ragazzo con il grembiule lo tranquillizza: è solo un nuovo arrivo al centro, Rainbow Woman.
Poveretta, è stata appena mollata dal marito, Capitan Europa, e non ci sta più con la testa. Ma è solo l’ultima di una lunga lista di ospiti del centro: Mr Elastic che, poveretto, non si allunga più; Hulk che per sbollire la rabbia dipinge tutto il giorno; Calamita Man che un tempo sollevava le auto con una mano e ora non riesce a sollevare neanche un libro. E poi c’è proprio lui, Nicola Pianta alias il “Super cuoco”.
“Ancora con questa storia. Con te non c’è proprio niente da fare.”. Con queste parole, pronunciate in un moto di scoramento, il giovane dottore esce dal meccanismo del gioco perché la realtà è dura e impietosa. Non solo per i supereroi ma anche per chi ogni giorno lotta per aiutarli ad accettare la “normalità”.
Potrebbe essere proprio quello, l’aiuto dato agli altri, il dono magico dell’empatia, il vero “treno da non perdere”.
Nove minuti per catturare l’attenzione dello spettatore e alloggiarlo in un mondo surreale che, solo sul finale, capisci essere molto reale. Due soli giorni tra pre-produzione e post-produzione. Questi i numeri di Cierresse, il cortometraggio con il quale il giovane regista Luca Murri ha vinto il premio del pubblico all’ultima edizione italiana del 48 Hour Film Project, concorso nel quale i concorrenti hanno a disposizione un week-end per realizzare un corto.
Come funziona? Prima ci si iscrive e quindi si attende di sapere quale sarà il genere cinematografico di riferimento che sarà assegnato e quali sono gli elementi obbligatori da inserire nella trama. In 48 ore è quindi necessario inventare un soggetto e una sceneggiatura che prevedano gli elementi citati, girare il corto, montarlo e consegnarlo entro la scadenza. Più facile a dirsi che a farsi. Può anche capitarti di partire in velocità e di non riuscire a concludere e magari di trovare l’idea giusta quasi fuori tempo massimo e girare il tutto in poco meno di dieci ore. Un po’ come è capitato a Luca Murri.
D. Luca, quando ti è stato assegnato il genere del corto avevi già in testa un canovaccio da cui partire o un lampo di creatività ti è venuto in soccorso?
R. Quando abbiamo iniziato non avevamo in mente niente di preciso. Poi abbiamo intrapreso una strada che si è rivelata sbagliata. La suggestione per il corto che avevamo pensato ci piaceva, ma non riuscivamo a concluderlo. A quel punto avevamo quasi iniziato a girarlo pensando che la chiusura sarebbe arrivata girando ma fin da subito ci siamo resi conto che non era cosi. Quindi alle 9 del mattino di sabato (gli elementi e il genere li ottieni alle 18.30 di venerdì e la consegna del dvd montato e corretto è per domenica alle 18.30, ndr) dopo un brainstorming collettivo grazie all'idea di organicità che ci mancava venuta da un'altra proposta, anch'essa non convincente, siamo riusciti però, a imboccare la strada giusta che ci ha portato a Cierresse. Girandolo in meno di 10 ore.
D. Come hai scelto la tua squadra di lavoro, dagli attori ai comparti tecnici?
R. La mia squadra di lavoro mi ha scelto in un certo senso, più che il contrario. Siamo un gruppo di amici che ha frequentato la stessa scuola di Cinema, lo storico Istituto statale ''Cine-Tv'' Roberto Rossellini, e avevamo già partecipato all'edizione del 48h film festival l'anno scorso. Il nostro gruppo, L'Oldstyle Group, è ormai attivo da tempo su tutti i fronti dell'audiovisivo, cercando di creare un ponte tra la nuova esperienza audiovisiva, aperta a tutte le piattaforme, le tecniche più disparate e la coscienza tecnica e linguistica della storia del cinema. Il tutto racchiuso bene dal nostro slogan: L'antico modo del nuovo cinema. Questo soprattutto per il reparto tecnico. Per quanto riguarda quello artistico, gli attori sono stati scelti con criteri del tutto diversi: una vecchia conoscenza Lorenzo Marte Menicucci (Nicola Pianta il Super Cuoco) amico di amici e ora nostro stretto collaboratore, l’attrice Laura Sellari (Rainbow Woman), compagna dell'avventura precedente al 48h e Pietro Manigrasso (il dottore) che invece, ci ha contattato tramite internet offrendoci la sua disponibilità.
D. Quanto tempo ci avete messo per arrivare ad un soggetto convincente, e quindi alla sceneggiatura definitiva?
R. Per il soggetto tutta una nottata e per la sceneggiatura un paio d'ore più tutto il tempo delle riprese. In un certo senso è stata una sceneggiatura scritta sul set con un grosso scambio tra sceneggiatori, attori e regia.
D. Sei già al lavoro su un nuovo progetto?
R. Ho diversi progetti di regia per il futuro. Stiamo montando un episodio pilota per una sitcom, Bob e il Rock, che non sappiamo ancora se finirà in qualche circuito televisivo o sul web. E poi ci sono diversi progetti: un documentario molto particolare dal titolo Giorno Serale, nuovamente prodotto da Roberto Dominiyanni (spaccato sociale attraverso la lente del microcosmo che può racchiudere una scuola serale tra 19enni e persone dalle quasi 70 primavere) e Family 2.0, un corto sulla degenerazione e la perdita di comunicazione umana e fisica nell'epoca del web 2.0. E poi di certo, non mancheremo l'ormai consolidato appuntamento, col prossimo 48h film festival.
Prendete Superman: che ne sarebbe di lui se non riuscisse più a sfrecciare nel cielo di Metropolis e Lois Lane non si interessasse più di lui?
Pensate a Spiderman e al suo timido alter-ego Peter Parker: come reagirebbe se, all’improvviso, non potesse più contare sulle “amiche” ragnatele? E Wonder Woman? Che ne sarebbe della bella principessa delle Amazzoni se il suo jet supersonico e invisibile smettesse di funzionare? Si rassegnerebbe a prendere l’autobus in corsa?
Per questi tre poveri supereroi servirebbe un bel consulente, un luminare della psicologia capace di risollevarne l’ego ferito e di guidarli in un difficile percorso di “umanizzazione”. Farebbe proprio al caso loro il giovane dottore che osserviamo camminare con lo zaino in spalla, per le vie di un ordinario quartiere di periferia. A un tratto si ferma davanti al portone di quello che una targa definisce “C.R.S. Centro Recupero Supereroi”. Il ragazzo entra e subito lo accoglie il bel sorriso di riconoscimento di un coetaneo intento a cucinare. Il ragazzo gli passa un tegame, mentre indaffarato continua a lavorare ai fornelli, e il giovane dottore lo osserva senza proferire parola. E’ invece un fiume in piena la ragazza che continua a ronzargli attorno: il dottore si sposta intimidito e il ragazzo con il grembiule lo tranquillizza: è solo un nuovo arrivo al centro, Rainbow Woman.
Poveretta, è stata appena mollata dal marito, Capitan Europa, e non ci sta più con la testa. Ma è solo l’ultima di una lunga lista di ospiti del centro: Mr Elastic che, poveretto, non si allunga più; Hulk che per sbollire la rabbia dipinge tutto il giorno; Calamita Man che un tempo sollevava le auto con una mano e ora non riesce a sollevare neanche un libro. E poi c’è proprio lui, Nicola Pianta alias il “Super cuoco”.
“Ancora con questa storia. Con te non c’è proprio niente da fare.”. Con queste parole, pronunciate in un moto di scoramento, il giovane dottore esce dal meccanismo del gioco perché la realtà è dura e impietosa. Non solo per i supereroi ma anche per chi ogni giorno lotta per aiutarli ad accettare la “normalità”.
Potrebbe essere proprio quello, l’aiuto dato agli altri, il dono magico dell’empatia, il vero “treno da non perdere”.
Nove minuti per catturare l’attenzione dello spettatore e alloggiarlo in un mondo surreale che, solo sul finale, capisci essere molto reale. Due soli giorni tra pre-produzione e post-produzione. Questi i numeri di Cierresse, il cortometraggio con il quale il giovane regista Luca Murri ha vinto il premio del pubblico all’ultima edizione italiana del 48 Hour Film Project, concorso nel quale i concorrenti hanno a disposizione un week-end per realizzare un corto.
Come funziona? Prima ci si iscrive e quindi si attende di sapere quale sarà il genere cinematografico di riferimento che sarà assegnato e quali sono gli elementi obbligatori da inserire nella trama. In 48 ore è quindi necessario inventare un soggetto e una sceneggiatura che prevedano gli elementi citati, girare il corto, montarlo e consegnarlo entro la scadenza. Più facile a dirsi che a farsi. Può anche capitarti di partire in velocità e di non riuscire a concludere e magari di trovare l’idea giusta quasi fuori tempo massimo e girare il tutto in poco meno di dieci ore. Un po’ come è capitato a Luca Murri.
D. Luca, quando ti è stato assegnato il genere del corto avevi già in testa un canovaccio da cui partire o un lampo di creatività ti è venuto in soccorso?
R. Quando abbiamo iniziato non avevamo in mente niente di preciso. Poi abbiamo intrapreso una strada che si è rivelata sbagliata. La suggestione per il corto che avevamo pensato ci piaceva, ma non riuscivamo a concluderlo. A quel punto avevamo quasi iniziato a girarlo pensando che la chiusura sarebbe arrivata girando ma fin da subito ci siamo resi conto che non era cosi. Quindi alle 9 del mattino di sabato (gli elementi e il genere li ottieni alle 18.30 di venerdì e la consegna del dvd montato e corretto è per domenica alle 18.30, ndr) dopo un brainstorming collettivo grazie all'idea di organicità che ci mancava venuta da un'altra proposta, anch'essa non convincente, siamo riusciti però, a imboccare la strada giusta che ci ha portato a Cierresse. Girandolo in meno di 10 ore.
D. Come hai scelto la tua squadra di lavoro, dagli attori ai comparti tecnici?
R. La mia squadra di lavoro mi ha scelto in un certo senso, più che il contrario. Siamo un gruppo di amici che ha frequentato la stessa scuola di Cinema, lo storico Istituto statale ''Cine-Tv'' Roberto Rossellini, e avevamo già partecipato all'edizione del 48h film festival l'anno scorso. Il nostro gruppo, L'Oldstyle Group, è ormai attivo da tempo su tutti i fronti dell'audiovisivo, cercando di creare un ponte tra la nuova esperienza audiovisiva, aperta a tutte le piattaforme, le tecniche più disparate e la coscienza tecnica e linguistica della storia del cinema. Il tutto racchiuso bene dal nostro slogan: L'antico modo del nuovo cinema. Questo soprattutto per il reparto tecnico. Per quanto riguarda quello artistico, gli attori sono stati scelti con criteri del tutto diversi: una vecchia conoscenza Lorenzo Marte Menicucci (Nicola Pianta il Super Cuoco) amico di amici e ora nostro stretto collaboratore, l’attrice Laura Sellari (Rainbow Woman), compagna dell'avventura precedente al 48h e Pietro Manigrasso (il dottore) che invece, ci ha contattato tramite internet offrendoci la sua disponibilità.
D. Quanto tempo ci avete messo per arrivare ad un soggetto convincente, e quindi alla sceneggiatura definitiva?
R. Per il soggetto tutta una nottata e per la sceneggiatura un paio d'ore più tutto il tempo delle riprese. In un certo senso è stata una sceneggiatura scritta sul set con un grosso scambio tra sceneggiatori, attori e regia.
D. Sei già al lavoro su un nuovo progetto?
R. Ho diversi progetti di regia per il futuro. Stiamo montando un episodio pilota per una sitcom, Bob e il Rock, che non sappiamo ancora se finirà in qualche circuito televisivo o sul web. E poi ci sono diversi progetti: un documentario molto particolare dal titolo Giorno Serale, nuovamente prodotto da Roberto Dominiyanni (spaccato sociale attraverso la lente del microcosmo che può racchiudere una scuola serale tra 19enni e persone dalle quasi 70 primavere) e Family 2.0, un corto sulla degenerazione e la perdita di comunicazione umana e fisica nell'epoca del web 2.0. E poi di certo, non mancheremo l'ormai consolidato appuntamento, col prossimo 48h film festival.
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