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Le streghe son tornate
di Carlo Griseri
E' un periodo di grande vitalità cinematografica in Piemonte: Torino è sempre più il centro di un nuovo rinascimento del cinema (e l'ultima edizione del Film Festival, con numeri da record, lo testimonia); le grandi e medie produzioni - italiane e non - scelgono sempre più spesso il capoluogo sabaudo e le zone limitrofe come location; e, non ultimo, le produzioni indipendenti locali iniziano a farsi largo nel difficile mare della distribuzione nelle sale.
Lo scorso anno, grazie unicamente al passaparola e alla forza della storia e dei luoghi raccontati, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti si è imposto all'attenzione dei cinefili come il "caso" della stagione: un piccolo film, girato in una piccola valle, parlato in una lingua "per pochi" - l'occitano - per lunga parte sottotitolato, è stato programmato per mesi in tutta Italia e ha vinto numerosi premi ai festival di tutto il mondo.vSulla scia di quel film, il panorama cinematografico piemontese si va riempiendo di lavori girati in piccole comunità, in realtà locali che - rivendicando la loro unicità e affermando le proprie tradizioni - cercano di ottenere almeno una parte di quel successo e di quella visibilità.
Ego sum stria di Pier Carlo Sala rientra in questa grande famiglia. Ambientato nelle valli di Lanzo, in provincia di Torino, il film - racconta il regista - basa "il suo racconto sul ritrovamento realmente avvenuto di un grimorio stregato appartenuto ad un abate". Una storia di streghe e malefici, dall'ambientazione molto notturna, capace di valorizzare la notevole bellezza paesaggistica della location. Un lavoro artigianale, realizzato con attori alle prime armi - alcuni dei quali se la sono cavata discretamente, altri meno - e con una strumentazione tecnica decisamente inferiore a quella del film di Diritti (che, sia chiaro, è un prodotto riuscito molto meglio ma ha anche alle spalle mezzi maggiori). Ma è normale che un film girato da "non professionisti" abbia dei difetti, e non è intenzione di questa recensione nasconderli: nonostante la durata limitata (70 minuti scarsi), in molti tratti le scene sono sembrate troppo lunghe (il primo flashback, ad esempio, ha una prima parte lunga e - onestamente - inutile; la camminata del prete verso il paese pare infinita ) e la risoluzione finale della storia, che non svelo, appare confusa.
Non bisogna però trascurare i pregi di Ego sum stria: è da quelli che il regista e il suo staff dovranno partire per realizzare il prossimo lavoro. Lo spunto della trama è interessante, anche se lo svolgimento a tratti si perde, l'uso della fotografia (con i flashback di colore "virato") interessante, la scelta di valorizzare il dialetto, inserendo quindi anche diversi momenti con sottotitoli, riuscita e stimolante. La colonna sonora è ad opera di Shea: un notevole sforzo - non è comune che una piccola produzione disponga di un'intera colonna sonora originale - che a volte però diventa eccessivo. Pur apprezzando il lavoro del compositore, a tratti la musica diventa ossessiva e sarebbero stati apprezzati alcuni momenti di semplice silenzio.
Il regista, Pier Carlo Sala, è un 40enne di Vercelli, autodidatta: dopo aver scritto il primo film lo scorso anno, Se non avessi urlato ("Un lavoro deludente, di cui non ho curato la regia in prima persona: non era come lo immaginavo", ha dichiarato lui stesso), ha deciso di mettersi dietro la macchina da presa per questo secondo lavoro. Realizzato dalla Babylon Association, Ego sum stria è stato autoprodotto con un budget di 10.000 euro, è costato 6 mesi di lavoro - da gennaio a giugno del 2007 - e ha impegnato circa 90 interpreti, tra protagonisti e comparse. Ora è disponibile in DVD sul sito della casa produttrice. Un lavoro con diverse pecche, ma da cui traspare la passione del regista e la sua voglia di "fare cinema". In attesa del prossimo film
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