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Logorrea Canaglia

Rubrica del 20 06 2007

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Il ginocchio di Artemide

di Eleonora Fontana

Jean Marie Straub ha detto addio a sua moglie Danièle Huillet, scomparsa nel 2006, con un meraviglioso spettacolo teatrale andato in scena giovedì 24 e venerdi 25 maggio 2007 presso il teatro Francesco di Bartolo di Buti (Pisa).

Il regista appena premiato a Venezia, per dipingere attraverso la voce tremante di Ermione la sua condizione di angoscia e turbamento, ha usato le parole del dialogo la belva di Pavese. La paura della notte e di un sonno che non ristora, la solitudine, e per raccontare Danièle: "qualcuno ti è morto?" "non qualcuno." "hai mai conosciuto persona che fosse molte cose in una, le portasse con sé, che ogni suo gesto, ogni suo pensiero che tu fai di lei racchiudesse infinite cose della tua terra e del tuo cielo, e parole, ricordi, giorni andati che non saprai mai, giorni futuri, certezze, e un'altra terra e un altro cielo che non t' è dato possedere?".

Un palco vuoto, la fotografia di un bosco di giorno, o meglio, di una radura, sullo sfondo (mai Straub si separerà dall'immagine) e due uomini: uno straniero ascolta attentamente il turbamento di Ermione.

Brevissimo lo spettacolo, poco più di venti minuti. Basta poco per raccontarci, per raccontare la nostra condizione di mortali impauriti e fragili di fronte ai misteri dell'universo, la nostra impotenza di fronte alla natura e alla morte. E in venti minuti si parla di Danièle, una donna forte, una compagna di vita che è ancora accanto a lui, nelle sue notti di solitudine e nella sua esistenza che hanno interamente trascorso insieme, ma si parla anche della vita, tristemente.

Jean Marie Straub e Danièle Huillet, sposati dal 1954 vivevano a Roma dal 1979, ma da tempo si concedevano lunghi soggiorni a Buti, in provincia di Pisa. Quando li incontrai, nel 2004, mi raccontarono quale piacere dava loro rifugiarsi tra le colline pisane, in completo isolamento dal resto del mondo e con orgoglio Straub mi disse: "Sono anche cittadino onorario di Buti".

È qui che Straub ha deciso di salutare in pubblico la sua inseparabile compagna di vita e collaboratrice professionale, scegliendo un brano da un testo che aveva già in parte rappresentato nel 1979 in "Dalla nube alla resistenza" con Danièle.

E' al piccolo teatro di Buti che Straub ha regalato il leone vinto a Venezia ed è qui che con la testa china e la voce interrotta dall'emozione il regista due settimane fa, finito lo spettacolo, è salito sul palco e ha salutato per sempre Danièle recitando un brano in tedesco.

Lunghissimo l'applauso del pubblico commosso agli attori e al grande Straub. Lo spettacolo ha regalato non solo una grande riflessione (come  tutte le opere di Straub) ma anche una generale atmosfera di buona solidarietà ed amicizia tra un pubblico affezionato e Jean Marie Straub che, grato, è rimasto tra gli spettatori a lungo dopo lo spettacolo.

 
 
 
 
 
 
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