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Rubrica del 24 02 2007

 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Sam, Bruce e le innovazioni al cinema

di Sara Troilo

Il cinema di Sam Raimi pubblicato dalle Edizioni Il Foglio, curato da Fabio Zanello e uscito nella Collana Cinema, vorrebbe approcciare lo sguardo di Raimi a partire dalle sue opere. Saggi di autori diversi (uno è dello stesso curatore) che parlano di alcuni film del regista vengono raccolti in questo libro. Si inizia da Soldi sporchi (1998) analizzato da Luca Bandirali e Enrico Terrone. La tesi è volta a dimostrare che la chiusura è la chiave del film: tale chiusura si manifesta nello spazio, nel tempo e nella narrazione e si fa non solo concettuale, ma anche formale. Il saggio termina con una critica all'autore che sacrifica la "consistenza della realtà narrativa" a favore del "discorso cinematografico" e a Billy Bob Thornton la cui interpretazione non viene reputata all'altezza di quella degli altri attori. Si prosegue con uno scritto di Rebecca Dezzani su Gioco d'amore (1999) definito come opera inconsueta in cui Raimi si trova alle prese con un cinema tradizionale più vicino alla sensibilità di Kevin Costner (che ne è il protagonista) che alla propria. Il pezzo di Massimiliano Spanu su I due criminali più pazzi del mondo (1985) vuole restituire al film analizzato il giusto spazio, quello che mai gli è stato tributato. L'analisi viene affrontata alla luce di numerosi altri scritti, letture metacinematografiche made in Coen (Ethan e Joel, si intende) e una selva di citazioni svelate. Il genere praticato qui da Raimi è il noir a cui viene però aggiunto l'elemento slapstick tipico del regista soprattutto nella prima parte della sua carriera.

Sabrina Negri legge The Gift anche alla luce dell'apporto all'opera della protagonista Cate Blanchett e del personaggio che questa interpreta. L'andamento stilistico del film è qui definito più maturo rispetto a un Evil Dead (La casa) e la differenza è dichiarata nell'incipit del film dove la sequenza del bosco ci trasporta in una dmensione nuova e più contemplativa rispetto all'effetto ottenuto dalla shakey-cam utilizzata ne La casa. Il curatore del volume ha scritto il saggio su La casa 2 (1987) e L'armata delle tenebre (1992) in cui teorizza un'epica dell'horror tratteggiata ne L'armata delle tenebre (e smitizzata dal protagonista Ash - Bruce Campbell) e la forza della comicità e dell'ambientazione medievale del film. Segue la sezione del libro denominata "forum" dove la denominazione non viene meglio precisata. Apre tale sezione il discorso di Michele Tosolini a proposito di Darkman (1990), l'eroe tormentato e complesso, nato dalle tenebre della ragione. Tosolini prende in considerazione i riferimenti che ha utilizzato Raimi nella costruzione del personaggio che, per quanto assimilabile a supereroi quali Batman e Spider-Man, ha più attinenze con gli eroi del fumetto Anni '30, come Doc Savage e The Shadow, uniti a influenze cinematografiche che rimandano al fantasma dell'Opera, al dottor Phibes e all'uomo invisibile. Per quanto riguarda la forma del racconto e la sua ambientazione, invece, si deve pensare a James Bond (nella grande scena d'azione) e a Metropolis di Fritz Lang. La linea tradizionalista imposta dalla Universal Pictures che ha prodotto il film a tratti lascia emergere in pieno la mano di Raimi: nella verisimiglianza accostata a estremizzazioni ironiche e nelle riprese spericolate.

Ai saggi citati se ne aggiungono altri, non ultimo quello che chiude l'opera, interamente dedicato a Bruce Campbell e di natura più biografica, ma ciò che manca è un filo conduttore o, più precisamente, una struttura atta ad accoglierli e a valorizzarli. Va però detto che questo saggio non ha quasi compagni in Italia. Al di là del breve volume curato da Georgette Ranucci e Stefanella Ughi, infatti, non c'è traccia di disquisizioni sull'opera di Sam Raimi e anche per questo Il cinema di Sam Raimi  merita attenzione.

Fabio Zanello (a cura di). Il cinema di Sam Raimi. Edizioni Il Foglio, 2006

€12,00

 
 
 
 
 
 
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