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Boldi, i fumetti, i critici e la vita
di Giuseppe Moccia
[Sesto numero di Popolo & Pipolo. Questa volta a porre le domande a Giuseppe Moccia troviamo Al, un nostro lettore che ha raccolto volentieri l'invito a partecipare alla rubrica ed ha risposto con una caterva di domande. Continuano ad arrivare in redazione email dei nostri lettori, Pipolo risponderà a tutti, basta avere pazienza.
Vi ricordiamo che potete spedire le vostre domande all'indirizzo pipolo@cineboom.it]
Caro Pipolo, sei un grande! Ho visto molti tuoi film.
Nel film Sing Sing la parte con Celentano è vostra (Castellano & Pipolo)? Lo chiedo perché Celentano dice a un certo punto: "via Castellano angolo Pipolo"! Eri comunque a conoscenza di questa citazione?
Immagino che tu chieda se la parte con Celentano è nostra sia perché Sing Sing è un film a due episodi e sia perché noi siamo sempre stati tra gli autori di Adriano. In realtà Castellano ed io non abbiamo scritto solo e sempre per lui, però siamo stati tra i suoi registi preferiti (otto film più un episodio, ovvero Celentano otto e mezzo) e insieme a Pasquale Festa Campanile ( Bingo Bongo e altri) e Sergio Corbucci ( Bluff e altri) abbiamo lavorato spesso con lui. In realtà in quella sceneggiatura noi non c'entriamo per niente perché è stata scritta da Franco Ferrini e da Sergio Corbucci che è anche il regista di quel film. In quanto a quella citazione, ti dico che la conoscevo ancora prima di vedere il film nelle sale cinematografiche perché Adriano, con cui mi incontro e mi telefono spesso anche tutt'ora, mi ha chiamato a casa prima dell'uscita di SING SING anticipandomi questa battuta che aveva improvvisato durante la lavorazione e che (beato lui, anima semplice) lo divertiva moltissimo.
Apprezzo molto Boldi, e ho visto il vostro bellissimo Mia moglie è una bestia. Secondo te perché molti criticano Massimo? Io trovo che abbia una vis comica notevole.
Anche io, come te, apprezzo moltissimo Massimo Boldi di cui sono un grande estimatore ed amico. Lo conosco e lo ammiro da quando ha iniziato a recitare, da quando si esibiva nelle prime televisioni milanesi insieme a Teo Teocoli. In seguito mi faceva molto ridere anche nelle televisioni nazionali quando diceva, vestito da cuoco: "Voi come dite forchetta? Noi qui a Milano diciamo forchetta" senza cambiare minimamente la dizione di quella parola. Da sceneggiatori Castellano e io abbiamo convinto Luciano Salce (anche se non ce ne era bisogno) a prenderlo nel suo (e nostro) film Il bel Paese con Villaggio. Interpretava un nipote di Paolo che ogni tanto prendeva "qualcosa" che lo mandava in tilt. Poi, una volta che siamo passati alla regia, lo abbiamo chiamato per il nostro film Il ragazzo di campagna affiancandolo a Renato Pozzetto, ancora nel ruolo di un nipote che, invece di impersonare un "fatto" interpretava un truffatore. Abbiamo anche scritto per lui Scuola di ladri di Neri Parenti e poi lo abbiamo diretto in Grandi Magazzini nel ruolo di un sorvegliante imbranato. Sono nostri anche i suoi testi di "Fantastico 8" la trasmissione televisiva in cui Adriano Celentano si è esibito per la prima volta nelle sue famose "pause di riflessione" e con enorme successo. Boldi in seguito, doveva essere l'interprete alla pari con Renato Pozzetto del nostro film "E' arrivato mio fratello ma poi le sue date non coincisero con quelle delle riprese e con quelle di Renato e il produttore Achille Manzotti decise che tutte e due le parti potevano essere interpretate da Pozzetto che, devo dire, se la cavò benissimo. Quindi, come avrai capito, insieme a Castellano sono stato e sono un grandissimo estimatore di Massimo Boldi. E siamo riusciti, per primi, a convincere Vittorio Cecchi Gori a produrre un film con Massimo Boldi finalmente protagonista, per l'appunto Mia moglie è una bestia con Eva Grimaldi nella parte della bella troglodita ibernata dall'era glaciale. Anche io penso che in questo film Massimo sia bravissimo. Una scena in particolare, quella in cui lui dà i numeri allo psichiatra (Mattia Sbragia) è la dimostrazione del suo talento che, come quello dei veri comici, è un talento naturale. Lui arriva a farti ridere con semplicità e questa è la sua dote migliore. Che poi non piaccia ai critici è spiegabile per due ragioni: primo, è troppo viscerale e istintivo. Secondo, Massimo adopererebbe qualsiasi mezzo pur di farti ridere. Perché lui ama il suo pubblico. Affetto che è ricambiato, specialmente dai bambini che lo chiamano "Cipollino".
Vorrei conoscere la tua opinione sul divorzio artistico tra Boldi e De Sica. Secondo te ci sono solo ragioni economiche oppure è vero il fatto che De Sica fosse diventato per Boldi troppo invadente? Oppure pensi, sempre citando Boldi, che quella formula del film di Natale fosse ormai arrivata a raschiare il fondo del barile e che per far ridere venivano ormai costretti a fingere di mangiare organi genitali e questo per lui era davvero troppo? Io ho visto anche delle interviste recenti di Boldi che mi hanno colpito non poco. L'ho trovato molto rattristato e visibilmente deciso a fare cose diverse. Ignoravo che la moglie fosse morta di cancro. Credi che anche questo gravissimo lutto abbia influito sulle scelte dell'attore?
La moglie di Boldi, Marisa, era una donna talmente buona e simpatica che ha sempre rispettato le scelte del marito. Se lui era felice, era felice anche lei. Così come le sue due figlie che lo assecondano in tutto. In quanto a Cristian De Sica ( che ho avuto il piacere di dirigere in Grandi Magazzini) lo conosco troppo bene per pensare che cercasse di soffocare o prevaricare Massimo. Escludo anche che la moglie di Cristian, Silvia Verdone (sorella di Carlo) abbia avuto un ruolo nella loro separazione, perché è sempre stata una donna discreta e molto dolce. Con i fratelli Vanzina (bravissimi!) Massimo ha trovato in Un ciclone in famiglia una nuova dimensione più soft che lo ha rigenerato. Carlo ed Enrico hanno assecondato i suoi desideri inespressi costruendo per lui storie divertenti ma familiari, su misura, mettendolo nella posizione di "capocomico" cosa che di sicuro lo realizza.
E allora di chi è la colpa? Io penso che la crisi di Boldi abbia avuto soprattutto una ragione esistenziale e che uno spirito libero come il suo mal sopportava a fare ogni anno lo stesso film, anche se il suo produttore e gli incassi eccezionali dei "film panettone" lo costringevano ad interpretarlo. Questa, sempre secondo me, è la ragione principale unita al fatto che essendo ormai lui e De Sica diventati una coppia fissa, avevano tutti i problemi delle coppie di successo. Io che per anni ho scritto film e trasmissioni per Franchi e Ingrassia e che li ho, con Castellano, anche diretti nel film I marziani hanno dodici mani sono stato testimone del logoramento della loro unione, dovuta proprio al fatto che nessuno dei due poteva fare a meno dell'altro e quindi erano costretti a lavorare sempre insieme, forse perdendo ognuno la propria sicurezza e identità. Io dico sempre che chi fa parte di una coppia artistica (e ne so qualcosa) non deve mai domandarsi a chi dei due è dovuto il successo e in che percentuale. Anche se uno apporta il 70 % e l'altro il 30, il totale è sempre 100. E magari queste due persone, divise, non arriverebbero mai, nessuna delle due, a un 100%.
Come mai critici come Morandini vi osteggiano tanto? Non lo sanno il lavoro che c'é dietro una sceneggiatura? E come mai prevalgono solo critiche verso i film comici ma poi tutti puntualmente vanno a vederli? Non è ipocrisia? E come mai succede questo?
Per una ragione semplicissima: I critici, poiché si chiamano così, si sentono obbligati a criticare. In particolare non amano i film comici perché, malgrado incassino tanto e godano dei favori del pubblico, non trattano mai temi importanti od esistenziali. Quindi, in un certo senso loro, i critici, si sentono sminuiti quando debbono scrivere una critica su un film come, per esempio, "Eccezionale veramente capitolo secondo me" e non su Volver di Almodovar. Non si rendono conto invece che quel film e altri simili come Il ritorno di mondezza, Le barzellette ecc, con i loro forti incassi permettono a un produttore di poter fare altri film tra i quali, chi lo sa, potrebbe anche esserci un capolavoro tipo Almodovar. Woody Allen, che non è l'ultimo arrivato, ha sempre detto che ogni tanto gira Interiors o Match Point per il piacere di ricevere almeno una nomination all'Oscar. Perché con film tipo Prendi i soldi e scappa o Il dittatore dello stato libero di Bananas riceverebbe al massimo un calcio in culo, sia pure tutto d'oro. In quanto a me, preferisco essere amato, piuttosto che dai critici, dal pubblico che si diverte a vedere i miei film e mi prendo le mie soddisfazioni quando oggi, dopo anni, i critici danno tre stellette a un mio film con Totò che, magari dal nonno di Morandini, era stato stroncato senza pietà.
Mi è piaciuto quando hai detto che per iniziare a fare cinema bisogna leggere fumetti! Io leggo molti fumetti Bonelli, il mio preferito è Zagor! Puoi dirmi qualcosa in merito a questa tua passione? Quando hai cominciato? Con cosa? Hai una collezione immensa?
Ho detto che per fare cinema bisogna leggere i fumetti anche perché, ultimamente, ho letto una statistica che dice che lo spettatore tipo del cinema ha, in media, circa 16 anni. Io lo so bene perché, ogni volta che si accende la luce in sala al termine di un film, mi trovo circondato da ragazzini. Gli americani, che lo sanno da molto prima di me, hanno triplicato la loro produzione di cartoni animati. Quest'anno ne sono usciti almeno quattro (tra cui, bellissimo, L'Era Glaciale 2) mentre una volta un film della Disney era un evento e dovevi aspettare un anno per vederlo, seppure usciva. Oppure, sempre gli americani, producono film ispirati ai fumetti (questo inverno ci sarà l'uscita di Spiderman 3 e Batman 4) o suggeriti dai video games come l'iperdigitale Mission impossibile 3 che ho già visto e che mi è piaciuto moltissimo anche perché sono tra i fans di Tom Cruise. Tornando ai fumetti miei autori preferiti sono Vittorio Giardino, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore, Corben, Milo Manara. Più tutti quelli di "Lancio Story" e "Scorpio" con particolare riferimento a Dago, quello di Gomez e a Falka di Juan Zanotto. Potrei anche dirti che la mia collezione di fumetti è effettivamente "immensa" come dici tu perché ho cominciato a collezionarli da piccolo e non ho mai smesso di leggerli. Va dagli "Albi d'Oro" di Topolino del dopoguerra a "Gordon". Dal settimanale "Robinson" a "Il Giovedì" e "L'avventuroso" e così via fino a tutti i più importanti fumetti di oggi. Ma non te lo dico perché ho capito che tu sei molto più appassionato più di me (saprai che un "Zagor" Zenith numero 58 ovvero "Il popolo della palude" che costava lire 200 lire adesso è un pezzo di antiquariato quotato 199 euro) e magari, pensando che io lo possegga, saresti disposto a uccidermi (si fa per dire).
Un'ultima curiosità mia legata purtroppo alla dolorosa cronaca recente: Tu conoscevi Garinei? Hai qualche ricordo legato a lui? E' stato davvero notevole l'impatto della sua scomparsa sul mondo dello spettacolo romano, o almeno così è parso dai tg.
Conoscevo Garinei molto bene e, anche se Castellano e io (incredibile!) non abbiamo mai scritto per il teatro, ci incontravamo abbastanza spesso e i rapporti erano ottimi. Incominciammo a stimarlo e a volergli bene quando lui e Sandro Giovannini presero le nostre difese in una commissione della SIAE di cui lui e Sandro erano soci. Era una riunione per decidere quale potesse essere la collocazione, nelle varie categorie della DOR, della trasmissione televisiva "Studio Uno" con Mina, le gemelle Kessler, Luttazzi, Salce e Panelli. Castellano ed io, giovani autori, Antonello Falqui regista e Guido Sacerdote produttore avevamo chiesto la qualifica di "Telerivista" mentre i funzionari della SIAE aveva deciso che la trasmissione andava catalogata come "Dialoghi introduttivi" categoria che oltretutto, dal lato economico, ci avrebbe premiato molto meno. In quella occasione, prendendo le nostre difese, Pietro Garinei si arrabbiò moltissimo e disse, battendo un pugno sul tavolo: "Non capisco perché una trasmissione bella, intelligente e di successo come "Studio Uno" non può essere catalogata telerivista, mentre invece definite così tante telemerde!" Che vuoi che ti dica Penso che Garinei e Giovannini ci abbiano regalato, con le loro riviste e commedie musicali da "Rugantino a "Vacanze Romane" delle vere perle che rimarranno per sempre impresse nella nostra memoria. E' inutile farne l'elenco perché sarebbe troppo lungo e anche perché le ricordiamo tutti. Ci hanno fatto cantare, commuovere e ridere, è questa la ragione per cui la scomparsa di Pietro ha avuto un impatto fortissimo con il suo pubblico che ha amato le sue creazioni. Perciò, pensando a lui e a Sandro, mi sento autorizzato a dire che non avremo mai più uomini di questa levatura nel teatro leggero e invito collaboratori ed eredi a cambiare il nome del teatro "Il Sistina" con "Teatro Garinei & Giovannini". Se lo meritano.
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