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Rubrica del 27 05 2004

 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Un parterre di bambine e camionare

di Ariana Fellatio

La vostra inviata più che speciale, Ariana Fellatio, ha valorizzato con la sua presenza il 19° Festival Internazionale di film con tematiche omosessuali di Torino (22-29 aprile 2004) e ora vi impone (e zitti!) il suo punto di vista. Sgomberiamo subito il campo da imbarazzanti quanto inutili equivoci: Ariana, giornalista mondana d'assalto, è una lesbica non separatista imprigionata dalla nascita nel corpo di un delicato fanciullo che adora gli uomini grandi grossi e pelosi. Pertanto, niente mail di protesta e "dagli all'omofoba": se parlo male della "categoria gay-lesbica" è solo per una sana e disincantata (auto)ironia. E poi, a prescindere, Ariana parla male di chi le pare e, soprattutto, non ammette repliche. Chiediamoci innanzitutto una cosa semplice semplice: a cosa serve nel 2004 un festival a tematica omosessuale? Le sale del circuito mainstream abbondano ormai di film per finocchi (belli o brutti che siano), i tempi in cui si parlava di "schermo velato" sono finiti da mo', e allora da un festival ci si aspetta una selezione di film interessanti, curiosi, forti, di visioni oltraggiose e fuori-circuito che non si vedranno nelle sale. Ariana rammenta ancora la sua emozione quando scoprì, assieme alle Magdalene sue consorelle, il genio visionario di Guy Maddin al recente Bergamo Film Meeting, e non importa che, per caso, questo amabile signore canadese sia (forse) uno di noi: quello che ci affascina è che ha realizzato un film come "The saddest music in the world", nel quale ci piacerebbe vivere, un "Dracula" formato balletto su musiche malheriane con tanto di vampiro giapponese, e altre fantasticherie. Allora la Kermesse torinese potrebbe essere un momento di militanza politica, un riaffermare la propria identità, un rendersi ancora una volta visibili: ma in tal caso, lo chiediamo agli organizzatori, che idea è far cadere la domenica del festival il 25 aprile, quando tutti saremmo stati chiamati a ben altra dimostrazione di militanza, a ben altre manifestazioni e rivendicazioni? Ma per carità, non tocchiamo il tasto finocchi-politica: ne nascerebbe un vespaio infinito, e Ariana detesta gli insetti. A Torino dunque non abbiamo visto nulla di esaltante, anche se a onor del vero occorre dire che non abbiamo visto tutto, e che soprattutto attendiamo con ansia alla imminente edizione milanese del festival, il vincitore, "Beautiful Boxer", di cui una collega redattrice sabauda ci parla assai bene. A questo punto, venuto a mancare ogni frisson squisitamente cinefilo e ogni fervore rivoluzionario, concentriamoci su ciò che più ci preme: il foyer, il pubblico, star e starlettes che hanno animato le giornate torinesi, eventi collaterali, feste mondane, toilettes dei personaggi più in vista. A cominciare dalla vera étoile del festival: Brice Dellsperger, autore di remakes in versione drag di classici del cinema, che la solita beninformata collega torinese ci dice essere di una noia letale, ma che ci ha folgorati tutti con la sua mise, senz'altro la più notevole. Il 25 aprile, quando, non lontano da Corso Massimo gli operai torinesi intonavano con voce maschia "O bella ciao", Brice (anzi, la Brice) approdava come se niente fosse sulla Croisette del Multisala Teatro Nuovo con la seguente arditissima combinazione: giubbino nero taglia XS con la scritta dei Motorhead, jeans Capri tagliato sopra la caviglia e, dulcis in fundo, un paio di abbaglianti scarpe in pelle bianca con vertiginosi tacchi a spillo. A completare il tutto, un profluvio di tatuaggi, piercing e zucca rapata a zero. Improbabile quanto la presenza di Fassino a una manifestazione pacifista, ma allo stesso modo assolutamente perfetto per spostare su di sé i riflettori (a dispetto dei contenuti dei suoi film… e delle manifestazioni pacifiste). Quanta classe in più rispetto all'anonimo signore extralarge che girava con degli strampalati caftani arancioni e sandali da spiaggia: ma perché, quando si ha il phyisique du rôle dell'orso, lo si butta via così, dico io? Allora molto meglio la scelta understatement del bel Tadeo Garcia, autore dell'interessante (ma un po' troppo ambizioso) "On the downlow", sorta di West Side Story gay ambientata tra le gang latinos di Chicago: aria da ragazzone acqua e sapone, con la sua polo a righe e i suoi jeans, le sue scarpe da ginnastica e il capello corto ma non rasato. Lo abbiamo visto anche allo Zi' Barba, gradevole locale torinese convenzionato col festival, a fianco del suo accompagnatore, un bel moro pizzettato.Si segnalavano per la loro presenza nel foyer la star Eytan Fox, già autore del pluripremiato (e, a insindacabile parere di Ariana, ultra sopravvalutato) Yossy & Jagger, nonché Moritz De Hadeln, che adesso quelli di Gay.it mi definiscono "il re degli orsi": ma dove? Potrebbe almeno aggiornare un po' il suo stile, che lo fa sembrare un direttore di banca austriaco degli anni Cinquanta.Insomma, alla fine, un po' delusi ma felici di esserci (e per Ariana esserci è fondamentale), tutti a ballare al Notorius fino alle sei del mattino, in un delirio di Brazilian Boys, drag carampane con le ballerine blu e il gonnellino plissettato che si avvinghiavano ai pali in felliniani sexy show, e la strepitosa e molto professionale vocalist del locale, che ci ha traghettati fino all'alba urlando instancabile la sua frase preferita, subito diventata la nostra: "Torinoooooo, I love you all!".
 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 9 commenti

 
 
utente
Annaritafica
  • commento Veramento deliziosono. Sono d'accordissimo, graziosa Ariana. Non vedo l'ora di leggere la tua recensione dell'ultimo film di Walt Disney.
 
 
 
 
 
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Ariana F.
  • commento Annarita, you're always so lovely... per Walt Disney vedremo, non è più quello di una volta sai?
 
 
 
 
 
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Labritneylesbo
  • commento Che classe cara Ariana!!!!Onorata di conoscerti.....
 
 
 
 
 
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casperboo
  • commento ci vediamo al proissimo ricovero cara arty
 
 
 
 
 
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Ariana F
  • commento Grazie!!! Ariana adora la britney etero, figuriamoci quella lesbo :-*
 
 
 
 
Pagine: 1 2
 
 
 
 
 
 
 
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