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Euridice nel tempo di un attimo
di Luigi Faragalli
La nostra rubrica dedicata a cortometraggi ed opere prime di registi poco noti od esordienti debutta oggi presentando il lavoro di Alessandro Romano, giovane aspirante regista di Lozzo Atestino, cittadina in provincia di Padova.
Il lavoro pervenutoci è un corto di soli 7 minuti e 27 secondi, titoli compresi, tuttavia l'abbondanza di dialogo rende il racconto denso e ruvido, richiedendo così una focalizzazione dell'attenzione tale da far risultare più dilatato il tempo della visione.
L'opera si apre con una dedica a Michele Salimbeni, non sappiamo se ci si riferisca al regista cinematografico e teatrale autore fra l'altro di Questo sguardo, opera selezionata al XXII Torino Film Festival, oppure ad un omonimo, tuttavia la vicinanza di tematiche e l'amore per la letteratura, evidente nel corto, ci fanno propendere per la prima ipotesi.
Musica lenta e vibrata introduce una citazione da Nietzsche, sentenze e intermezzi 153, di Al di là del bene e del male, quasi a voler sottolineare fin da subito il carattere schivo e poco incline all'intrattenimento del seguito.
Nei primi minuti movimenti di camera troppo veloci ed a tratti confusi descrivono l'ambientazione, con alternanza di esterni ed interni e stacchi su volti e sguardi. Notevole l'effetto d'insieme della sequenza ma sgradevoli alcuni passaggi fuori fuoco. Il vero incipit arriva con la lettura di Never seek to tell thy love..., poesia di William Blake, insieme sunto e colonna portante del corto.
Tutto ci appare infatti come l'espansione di queste parole iniziali, il loro trasformarsi da asciutta lirica in vicenda, immagini, narrato.
Il riferimento al mito cantato da Poliziano, L'Orfeo che per la sua Euridice discende nel regno dei morti con la vana speranza di ritrovare il suo amore, si ritrova nel gioco di personaggi-entità.
L'amore dichiarato e la calunnia, la fede e la passione, Ades e Orfeo, si confrontano in un duello di prosa, lama e braccia, di fronte al corpo della donna, Euridice, amata, abbandonata, circuita, affascinata, fino alla dichiarazione di presenza, al porsi come meta, come paradiso, come perenne fulcro di uno scontro destinato a non esaurirsi.
Alessandro Romano firma sia il testo che la regia, fornendo una buona prova come autore ed una promettente come regista. Alcuni passaggi appaiono ancora incerti, la cosa però è poco evitabile operando con mezzi non certo professionali. Gli attori anche se non professionisti forniscono buone prove, su tutti spicca Damiano Fusaro, un Ades carnale e tagliente.
In conclusione dunque un'opera di certo non del tutto matura ma che lascia trasparire amore per il cinema, profondità di tematiche e forse una certa malcelata vanità.
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