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Le nostre letterine al ciccione della Coca Cola - Secondo Sacco
di La redazione
Caro... caro... ah, sì, Babbo Natale,
allora, cominciamo col dire che il Natale banalmente mi mette addosso una sconfinata tristezza, paragonabile soltanto a quella che mi infonde uno spettacolo di clown al circo oppure una diretta trasmessa dalla Camera dei Deputati. Non sto dicendo che è colpa tua, chiariamoci, tu sei solo un prodotto di una strana alchimia umana, una indovinata idea pubblicitaria innestatasi su un santo inventato a sua volta fiorito su quel che possiamo considerare un antenato di una leggenda metropolitana, quindi, con queste labili premesse ed i tempi che mutano, hai già talmente tanti problemi tu a continuare ad esistere nell'immaginario collettivo se non come icona consumistica che di certo non posso stare qua a chiederti di rimediare alla mia tristezza.
Per questo mi ubriaco.
E' una tecnica sperimentata, lo faccio partendo all'incirca dal 15 dicembre e avendo cura di mantenere, per almeno un mesetto buono, il tasso alcolico nel mio sangue tale da non permettermi comprensione profonda di un qualunque intorno della mia persona.
Io... io... sono un po' in imbarazzo nello scriverti, ti spiego perché: da piccolo i regali me li portava papà, il mio papà, vero, in carne e ossa. Io scrivevo la letterina a lui, la ficcavo sotto il piatto, mi inventavo qualcosa di cui pentirmi anche se in realtà ero un bambino incapace di nuocere a chiunque e poi chiedevo l'impossibile.
Sì, dai, quelle cose che chiedono i marmocchi, la pace nel mondo, budini al cioccolato per tutti i bambini africani con la pancia gonfia, uno shuttle vero, cose così.
Poi mi arrivavano piste, robot, trenini o roba del genere, e ti dirò, la cosa non mi infastidiva per niente.
Quindi papà faceva regali, tu no.
Ora, qui siamo immersi nel mondo rosa del cinema, dove chi ama questa strana arte cerca in ogni modo di difenderla, con le unghie e con i denti, da chi vuol farne solo business. Io ho cercato di mandare tutte le mie zie a vedere Mare Dentro, giuro, ed ho cercato di tenere lontane da The Village e da Land of Plenty anche le persone più detestabili che conosco.
Tu? Tu cosa hai fatto per il cinema, eh?
Niente, per forza, sei un personaggio di fantasia, è come chiedere al Grande Puffo cosa ha fatto per il cinema, oppure a Superman, a Paperino, a Berlusconi.
Niente.
Bene, facciamo un piccolo sforzo e mettiamo insieme tutti gli scampoli di fiducia che ci restano nella tua capacità di portare doni, cosa ti chiedo?
E' semplice: fa che Cineboom possa continuare a crescere e ad essere libero, sfavillante e leggero come ora, fa che diventi un ritrovo per un numero sempre più grande di malati di cinema, fai in modo che noi si possa continuare a fare quel che facciamo sempre meglio e per sempre più lettori.
E se ti avanza tempo lascia un centinaio di euro ad ogni redattore ché i biglietti costano.
Caro Babbo Natale,
sono il Papu e gia' solo per questo merito un regalone gigante. E' solo l'inizio, invece. Durante quest'anno ho sopportato soprusi inaccetabili, tutti i film che ho avuto modo di apprezzare nei festival non sono stati distribuiti, il bellissimo Beatiful Boxer di Ekachai Uekrongtham, vincitore di numerosi festival, tu l'hai visto in sala in Italia? Io, no. Cachorro di Miguel Albaladejo, un film commovente che ha avuto la medesima sorte. Beautiful thing di Hettie MacDonald , L'homme que j'aime di Stephane Giusti, per citarne due tra mille, sono film di alcuni anni fa che sono stati trasmessi soltanto in tv e soltanto in tv via satellite! Lo sfavillante Party Monster di Fenton Bailey e' stato proiettato in in pochissime sale solo per pochi giorni. Si', e' vero che al cinema ho potuto vedere Donnie Darko di Richard Kelly, un film grandioso, ma l'ho potuto vedere tre anni dopo rispetto alla sua uscita in patria, perche'? E va bene Kill Bill vol. 2, stratosferico, ma ci manca anche che non distribuiscano Tarantino! Poi ringrazio Pedro Almodovar per La mala educacion e per essere tanto grande da non aver paura della censura moralista. Mi e' andata bene con il film di Eytan Fox, invece, Camminando sull'acqua che mi sento di consigliare a tutti e che mi fa venire in mente idee da urlo per il mio regalo di Natale, ma non le estendo altrimenti mi copiano. Insomma, quello che voglio e sono molto determinato nel volerlo, e' la possibilita' di vedere anche film che non magnificano ne' la coppia etero, ne' la famigliola allegra. E parlo di film degni di questo nome, mica Mambo italiano di Emile Gaudreault, un'ignobile insieme di battutacce sugli italiani emigrati in Canada tutti santini, orto e pastasciutta che gira libero e (non) bello impunemente! Ah, come regalo voglio diventare il fotografo del calendario dei rugbisti, in alternativa quello che li spruzza di acqua per le foto.
Buon santo Natale a tutt*.
Caro Babbo Natale,
innanzittutto chi è Lei? Babbo di chi? Mi hanno detto che devo scriverLe per qualche oscura ragione che stento a comprendere; mi dicono che Lei è un canuto saggio, che alla Sua età è costretto a lavorare ancora facendo consegne a domicilio d'inverno; ebbene, la mia Mala Educaciòn mi rende insolente e Le dico che non mi fido, io uso il Pluripremiato Corriere Intercontinentale Gerbaudo che non ha mai fallito un colpo, anche in agosto, quando nel bel mezzo della canicola decido di fare un regalo a qualche amico.
Oggi non sto molto bene, tanto che temo di dover vomitare di qui al 2046 e più penso a quella data più sento il momento del conato che si avvicina, quindi riso Basmati con un gocciolo d'olio extravergine.
Non sono abituato ad avere intermediari per determinate cose, ma ho saputo che tendenzialmente Lei cerca di soddifare i desideri espressi da coloro che Le si rivolgono, quindi, nonostante la mia comprensibile cautela, approfitterei della situazione, sempre che Lei non abbia pregiudizi o remore di sorta.
Lei ci sa fare con il tempo? No, non quello atmosferico; il tempo, quello che scorre o quello che è sempre fermo. O che va a ritroso. Senta mi faccia un favore: vada a Cineville, alla periferia della nostra capitale sul biondo fiume; ci può arrivare anche con la metropolitana se avesse problemi di trasporto. Deve prendere la linea A. Riporti indietro il tempo solo per quel posto, lo riporti al 1894, la prego. L'anno è importantissimo, mi raccomando! Ci sono un sacco di giovani (e meno giovani, sia ben inteso) che ardiscono giocare con cose che non comprendono e, poveretti, quello che desiderano realmente è avere un tachistoscopio tutto loro, oppure un fenachistoscopio o addirittura un kinetoscopio. Esageri! Ne elargisca uno a persona e faccia in modo che quel magico, meraviglioso posto rimanga incantato per sempre nel magico, meraviglioso 1894.
Le chiederei ancora un paio di cose: smetta di regalare superalcolici e pozioni Turkestane a coloro dai quali dipendiamo per la salvaguardia della nostra vista. E poi si sa: se si guardano i sottotitoli non si guarda il film e viceversa. Smetta, la prego, di invitarli sul sentiero della più tragica china: molti di loro hanno famiglia e vorrei che splendessero eternamente come menti candide. Lasciatemi ribadire il concetto, anche se datato, che molto si perde nella traduzione.
Sparga nell'atmosfera, nell'acqua, nel cibo, la polverina per dolci Buongusto, ma ci vada piano altrimenti ci saranno dei suicidi e degli appazzimenti e ora desidererei partire per il lungo viaggio che aspettavo da tempo, quindi La saluto, affinchè Lei sia così cortese da cavarsi dalle scatole permettendomi di riempire le mie valige griffate Tulse Luper.
Con immutata stima.
Caro Babbo Natale,
nell'era dei Bush e Berlusconi, delle veline e della fiction, delle americanate e dei catastrofismi per finta, tra le troppe perenni catastrofi vere, che fanno notizia e il giorno dopo sono solo carta straccia per chi non ha il "privilegio" di trascorrere il Santo Natale in Medio Oriente, o in Africa, o in qualche angolo di mondo dimenticato da ogni dio, voglio ancora credere in te per un po' di motivi. Forse perché, guardando poco più in là delle nostre sfavillanti vetrine, dello spirito natalizio è rimasta soltanto l'accezione alcolica - nel senso che innesca ovunque focolai di odio e guerra, nell'ossimoro quantomai imbarazzante e clamoroso con la ragion d'essere delle prossime festività religiose - forse perché non smetto di aspettare un qualche miracolo che ci salvi dal "miracolo italiano", forse perché un anacronistico romanticismo non mi fa rassegnare all'idea che anche tu, proprio tu, tra i molti non meno celebri di te, sia un Babbo Bastardo, ho ancora bisogno di riporre le mie speranze sul principio di equità che si dice animi la bontà delle tue scelte. E allora, in cambio di una maggiore costanza con cui prometto di servire l'anno venturo la causa cinematografica in questo bel posticino redazionale e confessandoti le mie marachelle - mi sono persa Exils e non ho ancora visto Donnie Darko ma giuro che non l'ho fatto apposta, è vero che mi perdoni? E dai! In fondo è meno peggio che lasciarsi irretire da Natale sotto l'albero, per non citare qualcun altro sennò gli facciamo troppa pubblicità! - ti chiedo poco per me, giusto il cofanetto dei primi tre lungometraggi di Marty, e molto per il cinema. Innanzitutto regalaci ancora eventi di raro spessore come il MedFilm Festival - magari con i sottotitoli in italiano, che è meglio! - moltiplica in giro per l'Italia iniziative come Cin Cin Cinema - che bella primavera si è goduta Roma con i biglietti a soli 3 euri! - metti una buona parola in quel del Lido affinché i santi numi della mostra veneziana concedano qualche accredito in più, e se proprio non ci riesci almeno portaci nuovamente "Venezia a Roma", proteggi i circuiti alternativi da ogni male e noi tutti dai monopoli distributivi, sostieni anche tu "La campagna per il cinema da soli" e fa che cinematografie meno conosciute abbiano lunga vita nella programmazione cittadina affinché non rimangano tali, infine risparmiaci dai sequel mal riusciti e salva dell'estinzione progressiva il genere documentario. Ma soprattutto donami una storia che abbia l'intensità emotiva de Le chiavi di casa, l'autentica semplicità di Piccoli ladri, la potenza descrittiva di Machuca, la bellezza assoluta di Ferro 3, i colori di Almodovar e le atmosfere di Kitano, che susciti in tutti noi reazioni magari contrastanti, degne di un ring acceso, ma forti, fortissime tra sovrabbondanti esempi di minestre riscaldate, che faccia bene proprio perché fa male, che faccia pensare anche quando fa sognare, che sia il felice incontro di personalità autoriale, intelligenza attoriale e riflessione sociale, che insomma colpisca il cuore, i sensi e lo stomaco come Mare dentro. Pochi film, che non superino la decina, tra le decine che escono a raffica, pochi ma buoni, buoni da ricordare e da rivedere. E per finire spero, e non perché a Natale siamo tutti più buoni ma perché se lo meritano davvero, che ciascuno dei nostri redattori trovi sotto l'albero il film che voleva tanto, quello che ama sopra ogni altro. Non si cresce mai abbastanza per smettere di credere che i sogni si avverino, magari ogni tanto, magari a Natale.
Confido in te
La Tua affezionatissima Laura
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