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del 13 05 2006

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Corto Siracusano Anthology 2006

Riceviamo e pubblichiamo:

 

CORTO SIRACUSANO

a n t h o l o g y   2006

 

Festival nazionale del cortometraggio

 

 A cura di

LUCA RAIMONDI

 

PALAZZO IMPELLIZZERI

VIA DELLA MAESTRANZA - SIRACUSA

16-17-18 MAGGIO

 

L'associazione culturale M.U.R.O. organizza "Corto Siracusano Anthology 2006", presso Palazzo Impellizzeri dal 16 al 18 maggio, un'edizione speciale della rassegna nazionale del cortometraggio ideata e curata da Luca Raimondi fin dal 2002. A pochi mesi dalla terza e per ora ultima edizione, coronata da una sempre crescente attenzione da parte della stampa e degli appassionati, in un'insolita e sperimentale collocazione primaverile, "Corto siracusano" celebra se stesso e quegli autori che qui hanno lasciato il segno nelle prime tre edizioni (circa 160 le opere proiettate), riproponendo i loro corti vincenti o comunque apprezzati. I registi avranno l'occasione di presentare altri lavori, vecchi e nuovi, permettendo così al pubblico una maggiore conoscenza dell'evoluzione della loro opera. Un modo insomma per "monitorare" le nuove leve del corto nazionale e, dall'altro punto di vista, una nuova occasione per i registi di rendere visibili i loro lavori e di confrontarsi con gli spettatori. Trenta i registi coinvolti nella manifestazione, tra i corti proposti anche quelli con attori di fama come Enrico Lo Verso (in "Oltre" di Danilo Cataldo), Luigi Lo Cascio (in "Andare" di Bellia e Lo Cascio), Donatella Finocchiaro (in "Capolinea" di Mario Cosentino) e Cristiana Capotondi (in "Iris blu" di Ferro e Sibilla), quest'ultima reduce dal successo di "Notte prima degli esami".

 

Il programma:

16 maggio-Ore 20,30: proiezione corti di Riccardo Caruso, Massimo Coglitore, Alessandro De Filippo, Fabio Ferro, Massimiliano Messina, Alessandro Marinaro, Francesco Pasqua, Francesco Santo, Sidney Sibilla, Daniele Scirpo.

17 maggio-Ore 20,30: proiezione corti di Andrea Castoldi, Francesco Colangelo, Rossella Di Pietro, Concetto Mangiafico, Luca Raimondi, Giulio Reale, Emiliano Reggente, Sergio Ruffino, Luigi Salvo.

18 maggio-Ore 19: proiezione speciale film "La verità sul caso Ciprì e Maresco" di Daniele N. Consoli-Ore 20,30: proiezione corti di Antonio Bellia, Giorgio Bruno, Dario Casetti, Danilo Cataldo, Mario Cosentino, Enzo Fratalia, Martino Lo Cascio, Paolo Santangelo, Maurizio Scala, Andrea Trimarchi.

 

 

 

Per informazioni: Luca Raimondi, 347/7333734-lucawriter@libero.it

                                                                                                                                                                

«Il cortometraggio è un'arte, un'arte visiva nata assieme al cinema ma che oggi rappresenta un settore autonomo, con i suoi canali di comunicazione e le sue caratteristiche peculiari. Si tratta di un'arte molto in voga tra i più giovani, il che comporta risultati artistici diseguali, e del tutto estranea a logiche di mercato, con quel che di positivo (libertà estrema di espressione) e di negativo (scarsa attenzione alle dinamiche comunicative) ciò comporta.  Ma quel che infine a noi interessa è che di arte si tratta: con i suoi movimenti, i suoi autori, le sue tendenze. Il corto si nutre di cinema, anzi, alle origini il cinema era corto (pensiamo ai primi film di Lumière, una sola inquadratura di pochi secondi!), e al tempo stesso, nei suoi risultati migliori, dal cinema, e dal suo apparato industriale e commerciale, prende le distanze, diventandone un fratellino ribelle a torto considerato minore. Il massimo di libertà nel minimo tempo, ho spesso scritto in riferimento ai corti: il video, e in particolar modo il video digitale, è uno strumento democratico, (almeno quanto il cinema, con i suoi alti costi, è aristocratico) che ha dato la possibilità, se non a tutti, sicuramente a moltissimi, di esprimersi per immagini in movimento. Fioccano i registi, o gli aspiranti tali, un po' in tutte le regioni. Non sempre i risultati sono positivi, ma positivo è il fermento, l'entusiasmo, la gioia di riprendere la realtà e reinterpretarla in maniera personale, onirica, logica o illogica, erotica o pornografica, o anche di lasciarla lì, immortalata in modo sporco, casuale e neutro, a futura memoria e interpretazione dei posteri. L'immagine è una cultura che oggi si studia nelle scuole e bambini crescono con videocamere in mano e a quindici o sedici anni mettono già le mani sul mouse per guidare strumenti di editing come Adobe Premiere o Ulead Video Studio a dare forma ai loro sogni. Lo spettatore, comune o addetto ai lavori, è bombardato dalle immagini e rischia di perdere la bussola, finendo poi per privilegiare solo ciò che offre la televisione: isole dei famosi, partite di calcio, pessima informazione. I festival hanno un ruolo importante: sono un filtro per rendere visibile l'altrimenti invisibile e portare un po' di queste immagini create in laboratori segreti o misconosciuti a trovare, se lo meritano, un loro pubblico. I cortometraggi, in quanto tali, sono meno antipatici di certi pastrocchi di tre, quattro, dodici ore, fiction e non fiction che siano, anche quest'ultimi comunque troppo corti rispetto alla vita, come ha scritto Ghezzi. Rappresentano un manifesto di umiltà. Apparente, perché dietro la loro brevità, spesso, si celano grandi ambizioni. Quanto tempo occorre per parlare della vita, del bene e del male, di Dio? Forse basta appena un minuto. Una frase soltanto. Un colpo di tosse. Ecco, la grande ambizione del regista di corti è dire tutto con un'inquadratura. Forse è l'ambizione di qualunque regista, ma il regista di un film da uno, due, venti miliardi sa che di inquadrature deve farne tante, e per non meno di un'ora e mezzo. Quello è il cinema, ragazzi: si paga il biglietto e si deve trascorrere una serata. Il necessario annega nel superfluo. Il regista di corti, quando è bravo, va dritto al punto, senza nessun orpello, cosa che anche il regista più bravo del dorato mondo del cinema non riesce (non può) fare. Il regista di corti può essere insomma un giornalista, uno scrittore di racconti o, nei casi migliori, il filosofo alla Montaigne che si esprime per aforismi, contro il romanziere di feuilleton. Entrambi potranno dire qualcosa di importante: ma oggi, dato che il ritmo della vita si è fatto un po' più rock e meno lento (per dirla alla Celentano), l'autore di corti è potenzialmente in sintonia con l'apparato ricettivo di questa società e di quest'epoca»

(Luca Raimondi, Fronte del corto-Scenari siciliani del film breve, Sampognaro & Pupi Editori Associati, 2005).

 

 

 
 
 
 
 
 
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