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Tra Sacro e Profano. Riflessioni sull'esistenza tra dramma e speranza
Riceviamo e pubblichiamo:
Al via al Cineforum Cinit Frari di Venezia la rassegna
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/smaller>/smaller>/fontfamily>"Tra Sacro e Profano.
Riflessioni sull'esistenza tra dramma e speranza"
/x-tad-bigger>/bigger>/bigger>/bigger>/fontfamily>Quattro appuntamenti al lunedì e al giovedì
con Kim Ki-duk, Sofia Coppola, /x-tad-bigger>/bigger>/bigger>/fontfamily>M. Night Shyamalan e Ferzan Ozpetk/bigger>/bigger>/fontfamily>
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Il dubbio, la fede, la Natura. Gli influssi esterni della cultura, della tradizione e della società regolano e a volte sconvolgono la vita delle persone. La religione non è l'unico culto a far breccia negli animi di chi a bisogno di Credere. La necessità di comprendere, di confrontarsi con se stessi e allo stesso tempo con qualcosa di più grande è insito nella natura dell'uomo ma può portare in direzioni diametralmente opposte. Raggiungere la pace interiore, la conoscenza di sé implica un percorso difficile e doloroso dal quale non sempre ci si riprende e nel quale simboli sacri e profani si intrecciano, si ostacolano e compenetrano a vicenda risolvendosi nelle contraddizioni della società odierna.
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Lunedì 27 marzo 2006, ore 21:
Primavera, estate, autunno, inverno
e ancora primavera - di Kim Ki-duk (2003)
/bigger>/fontfamily>Su di una piccola isola, al centro di un laghetto sperduto tra le vallate della Corea, si trova un minuscolo eremo; qui vivono un monaco maestro, adulto, ed un bambino, che è il suo discepolo. Il piccolo è lì per apprendere a vivere nello spirito e nello stile di vita dei monaci. La sua educazione procede, seguendo l'impietoso ed inevitabile scorrere del tempo, identificato dalle stagioni che si susseguono, così simili anno dopo anno, ma allo stesso tempo così sottilmente diverse. Un giorno giunge nell'eremo una giovane che ha bisogno di farsi curare ed egli, ormai ragazzo, cadrà vittima della seduzione sia della donna che del mondo esterno al suo eremo, fino ad allora unico confine della sua esperienza di vita. Si lascerà trascinare, se ne andrà con lei, conoscerà i lati peggiori del mondo che tanto aveva desiderato vivere, ed alla fine tornerà al suo eremo, ormai adulto, e qui sarà lui, ormai maestro a sua volta, ad assumersi il compito di educare un bambino alla vita che ha davvero scelto. Kim Ki-Duk decide di fare un film diverso dai precedenti, lo sperimentalismo e la violenza lasciano spazio a un simbolismo estremo, molto raffinato. Il film scorre armonioso e silenzioso, quasi un pamphlet illustrativo del buddismo.
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Giovedì 30 marzo 2006, ore 21:
Il giardino delle vergini suicide - di Sofia Coppola (1999)
/bigger>/fontfamily>In una cittadina del Michigan, a metà degli anni Settanta, le cinque sorelle Lisbon, adolescenti d'inquietante beltà, sono l'oggetto del desiderio, della curiosità e della venerazione dei ragazzi del vicinato. La più piccola, Cecilia, tenta il suicidio: quello che seguirà è destinato a rimanere scolpito per sempre nella memoria dei sopravvissuti. Al suo esordio nel lungometraggio, Sofia Coppola, figlia del regista, sceglie una storia ben poco gradevole, programmaticamente "antipatica", che offre un ritratto niente affatto consolatorio dell'adolescenza, e si assume tutti i rischi del caso. Sarebbe stato facile farne una bella fiaba, buttarla sul ridere facendo un film da college o snaturando il tutto in un pasticcio dark "maledetto" e manierato: saggiamente, l'autrice ha optato per un tono onirico, che non esclude l'orrore e la tragedia, ma li sublima nell'essenza del ricordo. Il film, tutto girato in un'oscillazione continua tra reale e surreale, tra sacro e profano, tra commedia sentimentale e noir, trasmette il dramma del suicidio senza renderlo struggente, con un linguaggio visivo ovattato ma penetrante, giocando con visioni oniriche e brevi, impennate violente ma senza turbare mai lo spettatore. A scioccare è più l'atmosfera pesante che soffoca chi osserva, questa sensazione di freno, di piena interrotta bruscamente, di vitalità che non può fluire liberamente.
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Lunedì 3 aprile 2006, ore 21:
The Village - di M. Night Shyamalan (2004)
/bigger>/fontfamily>Il bosco è il luogo delle paure ancestrali per antonomasia. Lo sanno anche i bambini, e lo sa bene il giovane regista di origini indiane M. Night Shyamalan. Così, "The Village" trae ispirazione da favole e leggende, ma parla delle debolezze umane e dell'impossibilità di fuggire da sé stessi. Una piccola comunità autarchica e super-ortodossa vive pacificamente e amorevolmente in una radura collinare circondata da una fitta boscaglia. Il prezzo dell'isolamento è vissuto senza troppi problemi visto che la contropartita è l'incolumità, ovvero il patto di non belligeranza con le spaventose Creature che popolano il bosco. I paesani non sconfinano nel territorio dei "Mostri" e loro, gentilmente, li lasciano coltivare rape ed allevare capretti in santa pace. Ma un giorno l'ideale equilibrio si spezza, le Creature sconfinano e le irrequietezze di un giovane coraggioso che pensava che il mondo fosse più grande di una bucolica striscia di terra, si placano. Forse però è comunque arrivato il momento che qualcuno faccia il Grande Salto ed attraversi la selva oscura per chiedere aiuto
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Giovedì 6 aprile 2006, ore 21:
Cuore Sacro - di Ferzan Ozpetek (2005)/bigger>/fontfamily>
/bigger>La vita di Irene Revelli, interpretata con efficacia da Barbara Bobulova, s'ingarbuglia all'improvviso a causa di una serie di circostanze che la rivoluzionano completamente. L'ereditiera e imprenditrice spietata si trova a scoprire la stanza, intatta, della madre scomparsa da anni. Le pareti sono coperte da scritte incomprensibili e raffigurazioni religiose. Contemporaneamente conosce Benny, una ragazzina furba e tenera che la conduce verso i sobborghi di Roma, nelle case dei poveri, negli incavi dei senza tetto. Grazie a lei incontra anche Padre Carras, impegnato senza sosta nel recupero delle persone sofferenti e bisognose. Inizia così un percorso umano e religioso verso la redenzione, la carità, la follia.
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