Il voto del redattore
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- 4/5
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- Solo un profondo conoscitore e amante della settima arte sarebbe potuto arrivare qui.
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- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Bastardi senza gloria
di Quentin Tarantino
- Dati
- Titolo originale: Inglourious Basterds
- Soggetto: Quentin Tarantino
- Sceneggiatura: Quentin Tarantino
- Genere: Azione - Guerra
- Durata: 153 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2009
- Produzione: Lawrence Bender, Quentin Tarantino
- Distribuzione: Universal Pictures
- Data di uscita: 02 10 2009
Il marchio dell'autore
di Sara Troilo
In concorso al Festival di Cannes, il nuovo film di Quentin Tarantino ha alle spalle anni e anni di scritture e riscritture, rimaneggiamenti e ripensamenti: è un progetto che il regista americano aveva in mente da un bel po' e a cui tiene molto. A Cannes il bravissimo e poliglotta Christoph Waltz (che interpreta il temibile colonnello Hans Landa) è stato premiato come miglior attore, mentre il film non ha ricevuto riconoscimenti.
Inglourious Basterds si apre con una scena magistrale che vede protagonista il colonnello Landa, detto il cacciatore di ebrei: siamo nella campagna della Francia occupata dai nazisti, l'uomo arriva in una fattoria dove si fa versare un bicchiere di latte. Egli comincia mellifluo a parlare con il padrone di casa, non risparmiandosi complimenti per le tre figlie e per il suo latte; il discorso vira ad un certo punto per poi tornare al latte, cambia lingua, passando dal francese all'inglese, e finisce in carneficina. Da qui si dipana una linea narrativa parallela a quella che dà il titolo all'opera che è invece la storia di un manipolo di soldati statunitensi impegnati in una lotta comune: uccidere i nazisti o, almeno, dotarli di un simpatico e pratico marchio che possano esibire quando toglieranno la divisa e ammaineranno le svastiche. I benefattori si chiamano appunto Inglourious Basterds, sono capitanati dal carismatico tenente Aldo Raine (un Brad Pitt molto Marlon Brando ne Il padrino), al loro interno spiccano alcune mitologiche figure come il sergente Donnie Donowitz detto l'orso ebreo (Eli Roth) e durante la missione (ognuno dei soldati deve al tenente almeno 100 scalpi nazisti) inglobano altri entusiasti soldati tedeschi, austriaci, inglesi. L'altra storia si svolge invece a Parigi dove la proprietaria di un cinema, Shosanna (Mélanie Laurent), viene pressata dalla corte insistente di un eroe di guerra tedesco Frederick Zoller (Daniel Brühl) che decide di convincere Goebbels (Sylvester Groth) a proiettare la prima del film che lo vede protagonista nel cinema di Shosanna invitando la creme dello stato maggiore nazionalsocialista, Hitler (Martin Wuttke) incluso. L'occasione è ghiotta per far fuori in un colpo solo tantissimi nazisti e per di più di quelli che contano.
Lo stile narrativo ci porta dalle parti di Kill Bill ma con meno variazioni sul tema e più rigore, Tarantino si concede un paio di fermo immagine dedicati ad un paio di bastardi senza gloria con tanto di nome in sovra impressione, in stile telefilm, ma per il resto procede sobrio per quanto la sobrietà sia accostabile al nome di Quentin, ovviamente. La storia è avvincente, la lunghezza del film non pesa mai e la scelta di utilizzare attori che parlino lingue diverse molto felice, tanto che il doppiaggio farebbe inevitabilmente un torto imperdonabile a questo film. Approfittando dell'ambientazione in terra francese Tarantino sfodera una bellissima dichiarazione d'amore per il cinema e per i suoi autori che si palesa a partire dalle parole che scaturiscono dalle labbra di Shosanna che con fierezza dichiara "siamo francesi e rispettiamo i registi" all'insopportabile Zoller che le chiede come mai abbia esposto il nome di un regista tedesco quando non era impossibile celarlo. Con le parole, con i gesti e con tutta se stessa, Shosanna è l'eroina che incarna il valore della libertà che il cinema ha sempre ammirato e portato sul grande schermo soprattutto grazie ai grandi registi della Nouvelle Vague; la donna non agisce guidata esclusivamente dalla volontà di vendetta, come la sposa di Kill Bill e come i personaggi della trilogia della vendetta di Park Chan-wook che Tarantino ama tanto, ma anche per amore: per il proprio Paese, per il proprio compagno e per la libertà.
Il peso politico di questo film in altri periodi sarebbe passato in secondo piano, l'immagine del nazista nei film statunitensi è sempre stata l'incarnazione perfetta del male assoluto, un bersaglio impossibile da mancare con l'appoggio del pubblico. In un momento storico come quello attuale, che vede il rifiorire di stendardi intarsiati di celtiche e svastiche, Inglourious Basterds ha il pregio di catalizzare la resistenza (europea, sia chiaro) alla deriva destrorsa, resistenza che sta ancora decidendo che cosa fare. Il tema storico, e di questo peso specifico per di più, potrebbe fuorviare facendo pensare a qualcuno che Quentin abbia deciso di svoltare e di darsi al salvataggio del soldato Ryan, idea assurda e da estirparsi dalle meningi prima di affrontare la visione del film. I personaggi sono tipicamente tarantiniani, colorati senza badare alle sfumature, la storia si inserisce nella Storia con la prima lettera maiuscola, ma senza farsi intimidire da quest'ultima, anzi.
Anche se la verità (evidente) è che Inglourious Basterds ha molto più a che fare con la Storia sì, ma del cinema, dagli spaghetti western fino ai giorni nostri, senza risparmiarci la lezione che il cinema è anche uno strumento di propaganda, ma che se usato male, può uccidere. Tant'è che la settima arte è presente sia come pensiero autoriale che come presenza fisica che ci si mostra nelle lettere che Shosanna sostituisce fuori dal suo cinema e come pellicola, esplosiva sia nel contenuto che nella forma.
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