Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Inquietante favola visionaria nelle mani di una promettente ma inesperta regista
Il voto dei lettori
- voto medio
- 1.6/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 62 lettori
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02 11 2013
Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
di Asia Argento
- Dati
- Titolo originale: The heart is deceitful above all things
- Soggetto: J.T. Leroy
- Sceneggiatura: Asia Argento, Alessandro Magania
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 1h 37min
- Nazionalità: USA, Francia, Giappone, Gran Bretagna
- Anno: 2005
- Produzione: Muse production, Minerva, altri
- Distribuzione: Minerva
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 20 02 2005
Questa recensione è stata letta 23649 volte
Asia va in America
di Eduard Le Fou
Asia Argento è la regista di nazionalità italiana meno italiana in circolazione. Questo per molti potrebbe essere un motivo più che sufficiente per andare a vedere questo suo nuovo film. Tratto dal best seller autobiografico di J.T. Leroy, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa è infatti un lavoro che di italiano ha ben poco, e che anzi possiede tutti i pregi - e i difetti - di una classica pellicola di produzione indipendente americana.
Un frutto, interessante ma ancora artisticamente acerbo, delle frequentazioni umane e professionali di un'attrice-regista italiana che negli ultimi anni ha però maturato le sue capacità e s'è fatta una discreta reputazione soprattutto oltreoceano. Lo stanno a dimostrare anche i numerosi cameo delle più disparate stelle americane con cui ci si imbatte in questo film: da Peter Fonda a Marylin Manson, da Winona Ryder a Michael Pitt e Kip Pardue.
Unica special guest italiana: Ornella Muti, nella parte, piuttosto marginale, poco credibile e troppo amichevole, della nonna. Molto bravi invece i gemelli Dylan Sprouse e Cole Sprouse, e il tenero Jimmy Bennet, che interpretano il protagonista a 11 e 7 anni. Una Asia Argento insomma tanto "americana" da aver denunciato di recente come in Italia un personaggio discusso e fuori dagli schemi come lei non riesca più a trovare lavoro, e di essere stata di fatto emarginata negli ultimi anni dall'ambiente cinematografico ufficiale italiano. Anni questi in cui Asia Argento è anche diventata madre. E quella della denuncia dei soprusi sui fanciulli è stata, a suo dire, una delle motivazioni che l'hanno spinta a girare questo film, storia di un'infanzia violata e selvaggia.
Infanzia realmente vissuta dallo scrittore J.T. Leroy, alias Jeremiah, figlio della ribelle Sarah, impulsiva e tossica ragazza madre che si prostituisce ai camionisti e che, raggiunta la maggiore età, riesce incredibilmente a ottenere l'affidamento del suo piccolo, fino ai sette anni allevato amorevolmente da una famiglia adottiva.
Si assiste di qui in poi agli inconcepibili maltrattamenti fisici e soprattutto emotivi che Jeremiah è costretto a subire prima a sette anni e poi a undici, dopo che il piccolo era stato dato in custodia per alcuni anni ai nonni di lei, bigotti e intransigenti predicatori dell'ortodossia cattolica nel Tennessee, che ci fanno intuire il perché Sarah possa essere diventata quel relitto umano che è. Ingannevole è il cuore più di ogni cosa è un road movie nel cuore malato degli Stati Uniti e nella follia di Sarah, raccontato a strappi, senza una continuità temporale ed emotiva, con continui innesti di deliranti scene surrealiste che da un lato descrivono gli effetti dell'abuso di droghe e alcol, sia della madre che di suo figlio, e dall'altro la necessità deviante e schizofrenica dei due di crearsi un mondo parallelo a quello di insostenibile grettezza che i due sono costretti a vivere quotidianamente. Ma il film è anche un viaggio nel cuore di Jeremiah, bambino costretto a crescere alla svelta, costretto a confrontarsi con l'incapacità della madre di esprimergli positivamente il suo affetto; con i compagni di lei, sequela di tossici, scrocconi e flippati di ogni genere; e con la nera povertà dei tanti emarginati che rappresentano la metà oscura del paese più ricco e potente del mondo.
Asia Argento ha il merito di riprodurre in immagini quel mondo violento e allo stesso tempo incantato descritto dalla penna di J.T. Leroy, un mondo che il piccolo Jeremiah è costretto a inventarsi per giustificare il suo naturale bisogno d'affetto, che viene sistematicamente negato o soddisfatto in maniera malata, sottoforma di abusi sessuali e tanto sadismo. Questo allucinato e allucinante rapporto d'amore e odio tra madre e figlio è il vero epicentro di questo film, la cui sceneggiatura infatti pesca anche dal primo romanzo di Leroy, Sarah, più basato sulla descrizione di questa assurda figura materna. Un rapporto che è tanto duro, da non dover essere raccontato con i toni della denuncia, toni che la Argento ha il merito di non utilizzare. E' una sorta di Pinocchio al contrario, sulle cui disavventure incombe una Fata Turchina tossica e delirante. Una favola visionaria il cui potenziale avrebbe potuto essere adatto anche ad un grande autore, ad esempio, come David Lynch, ma che Asia Argento non spreca, e tratta con la cura e la sapienza di una giovane, promettente ma inesperta regista che deve ancora maturare una propria visione del cinema.
Un frutto, interessante ma ancora artisticamente acerbo, delle frequentazioni umane e professionali di un'attrice-regista italiana che negli ultimi anni ha però maturato le sue capacità e s'è fatta una discreta reputazione soprattutto oltreoceano. Lo stanno a dimostrare anche i numerosi cameo delle più disparate stelle americane con cui ci si imbatte in questo film: da Peter Fonda a Marylin Manson, da Winona Ryder a Michael Pitt e Kip Pardue.
Unica special guest italiana: Ornella Muti, nella parte, piuttosto marginale, poco credibile e troppo amichevole, della nonna. Molto bravi invece i gemelli Dylan Sprouse e Cole Sprouse, e il tenero Jimmy Bennet, che interpretano il protagonista a 11 e 7 anni. Una Asia Argento insomma tanto "americana" da aver denunciato di recente come in Italia un personaggio discusso e fuori dagli schemi come lei non riesca più a trovare lavoro, e di essere stata di fatto emarginata negli ultimi anni dall'ambiente cinematografico ufficiale italiano. Anni questi in cui Asia Argento è anche diventata madre. E quella della denuncia dei soprusi sui fanciulli è stata, a suo dire, una delle motivazioni che l'hanno spinta a girare questo film, storia di un'infanzia violata e selvaggia.
Infanzia realmente vissuta dallo scrittore J.T. Leroy, alias Jeremiah, figlio della ribelle Sarah, impulsiva e tossica ragazza madre che si prostituisce ai camionisti e che, raggiunta la maggiore età, riesce incredibilmente a ottenere l'affidamento del suo piccolo, fino ai sette anni allevato amorevolmente da una famiglia adottiva.
Si assiste di qui in poi agli inconcepibili maltrattamenti fisici e soprattutto emotivi che Jeremiah è costretto a subire prima a sette anni e poi a undici, dopo che il piccolo era stato dato in custodia per alcuni anni ai nonni di lei, bigotti e intransigenti predicatori dell'ortodossia cattolica nel Tennessee, che ci fanno intuire il perché Sarah possa essere diventata quel relitto umano che è. Ingannevole è il cuore più di ogni cosa è un road movie nel cuore malato degli Stati Uniti e nella follia di Sarah, raccontato a strappi, senza una continuità temporale ed emotiva, con continui innesti di deliranti scene surrealiste che da un lato descrivono gli effetti dell'abuso di droghe e alcol, sia della madre che di suo figlio, e dall'altro la necessità deviante e schizofrenica dei due di crearsi un mondo parallelo a quello di insostenibile grettezza che i due sono costretti a vivere quotidianamente. Ma il film è anche un viaggio nel cuore di Jeremiah, bambino costretto a crescere alla svelta, costretto a confrontarsi con l'incapacità della madre di esprimergli positivamente il suo affetto; con i compagni di lei, sequela di tossici, scrocconi e flippati di ogni genere; e con la nera povertà dei tanti emarginati che rappresentano la metà oscura del paese più ricco e potente del mondo.
Asia Argento ha il merito di riprodurre in immagini quel mondo violento e allo stesso tempo incantato descritto dalla penna di J.T. Leroy, un mondo che il piccolo Jeremiah è costretto a inventarsi per giustificare il suo naturale bisogno d'affetto, che viene sistematicamente negato o soddisfatto in maniera malata, sottoforma di abusi sessuali e tanto sadismo. Questo allucinato e allucinante rapporto d'amore e odio tra madre e figlio è il vero epicentro di questo film, la cui sceneggiatura infatti pesca anche dal primo romanzo di Leroy, Sarah, più basato sulla descrizione di questa assurda figura materna. Un rapporto che è tanto duro, da non dover essere raccontato con i toni della denuncia, toni che la Argento ha il merito di non utilizzare. E' una sorta di Pinocchio al contrario, sulle cui disavventure incombe una Fata Turchina tossica e delirante. Una favola visionaria il cui potenziale avrebbe potuto essere adatto anche ad un grande autore, ad esempio, come David Lynch, ma che Asia Argento non spreca, e tratta con la cura e la sapienza di una giovane, promettente ma inesperta regista che deve ancora maturare una propria visione del cinema.
I lettori hanno scritto 27 commenti
- commento si va beh.. e allora? Ci voleva l'Argento per raccontare una storia che non è americana nè altro? Meglio Marilyn Manson dal dietologo,almeno si ride.
- commento sei sicuro che duri 137 minuti? mica la versione circolata nelle sale è tagliata? in effetti non si vede nulla di nulla. a caldo io gli do 1 e mezzo.
- commento i minuti sono 97. la distribuzione afferma che quella italiana è la versione integrale
- commento volevo dire che anche questo articolo è molto bello
- commento Avete notato la scarsa varietà dialettica di Guz Van Sant? Tutti i commenti iniziano e finiscono allo stesso modo...pochezza di stile!
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