Luciana nel 1957 ha nove anni e scappa dalla propria comunione perchè si dichiara comunista. Cresce nei circoli della FGCI con l'appoggio del fratello maggiore, appassionato di spazio. Con malinconia ripensa alla povera cagnetta Laika mandata sulla luna dai russi.
Il voto del redattore
- voto
- 2.5/5
- valutazione
- Ottimo il corto, meno brillante il film vero e proprio
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Cosmonauta
di Susanna Nicchiarelli
- Dati
- Titolo originale: Cosmonauta
- Soggetto: Teresa Ciabatti, Susanna Nicchiarelli
- Sceneggiatura: Teresa Ciabatti, Susanna Nicchiarelli
- Genere: Commedia - Sociale
- Durata: 89 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2009
- Produzione: Fandango, Rai Cinema
- Distribuzione: Fandango
- Data di uscita: 11 09 2009
Comunque mandare Laika a morire non fu progresso
di Luigi Faragalli
La cosa più bella di Cosmonauta non è il film.
Non quello con attori in carne e ossa almeno. La cosa più bella che c'è in Cosmonauta è il piccolo, tenero, corto iniziale, diretto anch'esso da Susanna Nicchiarelli. Un corto realizzato presumibilmente animando pupazzi di plastilina, utilizzando con sicurezza e maestria la tecnica di ripresa a passo uno che ha reso celebri i lungometraggi con protagonisti Wallace & Gromit.
Nel corto viene narrata un'epica impresa spaziale, si tratta del viaggio dello Sputnik 5, ovvero la prima missione di esseri viventi in orbita avente una non trascurabile peculiarità: i suddetti esseri viventi sono sopravvissuti e tornati sani e salvi sul nostro pianeta natio.
Questi esseri viventi, esserini ad essere onesti, erano topi, cagnolini, piante, insetti, e minuteria biologica varia.
L'intuizione felice del corto è quella di far comportare gli animaletti non già da inconsapevoli cavie utilizzate e sfruttate dagli umani bensì da veri e propri esploratori ardimentosi, coscienti di pericoli e rischi connessi alla propria avventura e comunque determinati a portarla a termine. Ovviamente sono adorabili nel loro coraggio e nei loro dubbi. Aleggia su tutta la vicenda il fantasma della povera Laika, lanciata con lo Sputnik 2 e già condannata a morte prima del lancio; non era previsto infatti per lei alcun ritorno.
Gli animaletti dello Sputnik 5 però sono cosmonauti, sono eroi, così pronti a donare se stessi alla causa da negare anche le più evidenti verità. Così, anche se tutti sanno quanto atroce e predeterminata sia stata la fine della povera cagnetta che li ha preceduti, Laika diventa "un incidente", e fino alla fine i nostri animaletti non sanno se stanno davvero facendo qualcosa in nome del progresso o se stanno andando incontro a morte certa confidando in delle enormi menzogne.
Fortunatamente il viaggio dello Sputnik 5 fu un successo, se non fosse stato così probabilmente avrei pianto per tutta la durata del film seguente.
Film seguente che, duole dirlo, pur avendo vinto il premio come miglior film a Venezia nella sezione 'controcampo italiano', lascia molto il tempo che trova, ovvero trova questo nostro tempo di sinistra distrutta e piagnucolante, tutta persa nel rimpianto di una grandezza perduta ed apparentemente irrecuperabile, e lo lascia esattamente identico: disperante e sospirante.
Ok, purtroppo il PCI non c'è più, non ci sono più le sezioni, non ci sono più le battaglie, non c'è più alcuna lotta in cui riconoscersi ed in cui impegnarsi. Non c'è contrapposizione vera, non c'è davvero una qualsivoglia alternativa in cui sperare, a cui ambire. Ok, è così, lo sappiamo, è stato detto e ridetto, in troppi film per suscitare ancora il dovuto interesse.
Superato però il disinteresse per l'abusata tematica della ricostruzione dei "favolosi" anni Sessanta della sinistra, anni in cui il programma Vostok faceva mietere all'Unione Sovietica un successo dopo l'altro nello spazio, il film è un affresco sociale realizzato con cura e dedizione. La protagonista della storia è una ragazza che seguiremo dall'infanzia fino alla maturità: Luciana.
La scena di apertura del film è forte e liberatoria, ben girata e coinvolgente. E' una folle e cocciuta corsa di una bambina via dalla sua meringata prima comunione, attraverso strade, prati, scale e cortili che sono incredibilmente familiari a noi tutti pur essendo ormai introvabili nella nostra modernità. La corsa della bambina termina chiusa nel bagno di casa, a strapparsi di dosso un vestito da festa che non sente e che non vuole, un vestito imposto, un vestito evidentemente ridicolo. E proprio per questo, per il suo disagio, per la ribellione, per l'emulazione di un fratello più grande, nella gola della bimba chiusa in bagno nasce e cresce un grido che segnerà la sua vita da quel momento un poi, un grido che le fa dire forte e chiaro di essere comunista, forte e chiaro come nessuno oggi fa più.
Segue il crescere e la scoperta dell'amore, essenzialmente.
Perché anche le ragazzine comuniste si innamoravano. Anche le ragazzine comuniste facevano sbagli. Vuoi per gelosia, vuoi per l'incapacità di gestire la malattia di un fratello sempre più spesso motivo di imbarazzo, vuoi per la mancanza feroce di un padre straordinario in vita, luminoso, perfetto e giusto come solo taluni compagni sapevano esserlo, vuoi per tutte queste cose o semplicemente per il naturale ribollire di ormoni, di cazzate nel crescere, comunisti o no, se ne facevano e se fanno.
Seguiamo quindi le vicende di questa ragazza che diventa donna, scontrandosi anche con un certo maschilismo sociale e radicato da cui nemmeno il PCI si salvava a quel tempo, episodio dopo episodio e piccola vicenda dopo piccola vicenda, tra volantinaggi, primi baci, patrigni borghesi conservatori che si beccano le sberle a chiamarli fascisti (ah, dove son finiti), prime volte, invidie, gelosie, rappresaglie, bugie, traguardi, conquiste e notti in piagiama, sdraiati a guardare le stelle, là dove volavano i cosmonauti.
Un film romantico e leggero, costruito sulla nostalgia e perennemente a un soffio dalla tragedia pur senza diventarlo mai.
Miriana Raschillà è perfetta nella parte di Luciana, ha occhi penetranti ed intelligenti, sa essere solo con lo sguardo svogliata ed indifferente così come intrigante ed interessata oppure rabbiosa e pronta ad esplodere. Ottima prova per la giovane attrice. Si comporta bene anche Claudia Pandolfi nel difficile ruolo della madre vedova, in anni in cui era già abbastanza difficile essere semplicemente una donna. Bravo anche Sergio Rubini, patrigno borghese riuscito, ma da lui non ci aspettava certo di meno. Si ritaglia per sé un ruolo anche la regista. Susanna Nicchiarelli è Marisa, compagna adulta che prende a cuore la giovane turbolenta in sezione e cerca di farle da guida, per quanto sia possibile guidare un'adolescente da qualche parte.
Ottima la ricostruzione del periodo, sia per l'attenta ricerca visuale che per l'ottima colonna sonora. I luoghi, gli interni delle case, i vestiti, i portoni, tutto è incredibilmente al posto giusto, tutto preciso.
Nel complesso quindi un film gradevole, che non lascia l'amaro in bocca ma che non esalta nemmeno, e che probabilmente dirà ancora meno a chi comunista non è mai stato, a chi non ha mai fatto vita di sezione ed a chi, in definitiva, non ha mai saputo la differenza tra astronauti e cosmonauti.
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