Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Dai, e' un film di Scorsese, nessuna indecisione, va visto!
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 24 lettori
- di Sean Penn
- dal 25 01 2008
- genere Drammatico
- tipo Biografico
- Lorenzo Morganti
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
The Aviator
di Martin Scorsese
- Dati
- Titolo originale: The Aviator
- Soggetto: John Logan
- Sceneggiatura: John Logan
- Genere: Drammatico - Biografico
- Durata: 169'
- Nazionalità: USA, Giappone
- Anno: 2004
- Produzione: Forward Pass, Appian Way, IMF
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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Gladiatori, eroi e ora registi.
di Sara Troilo
Dall'America giunge l'ennesimo segnale di voglia di mito, questa volta pero' sono le mani dorate di Martin Scorsese a portarci il messaggio. Lontana da gonnellini, scudi, cavalli, la lussuosa equipe di Scorsese ha lavorato duramente sulla biografia di un grande texano: Howard Hughes.
Nato nel 1905, Hughes rimase orfano a 21 anni, ereditando una quantita' considerevole di denaro che ha utilizzato per finanziare Gli angeli dell'inferno, uno dei film piu' costosi della storia del cinema, completamente rimaneggiato per aggiungervi il sonoro una volta finito. Il film ebbe un enorme successo, Hughes non ebbe mai tregua, persegui' anche la passione per il volo, ottenne il record di velocita' con un aereo che aveva progettato egli stesso, fece il giro del mondo in poco piu' di tre giorni, fondo' la Hughes Aircraft e compro' il pacchetto di maggioranza della TWA. Nemmeno gli incidenti occorsi in volo, uno tragico durante un collaudo su Beverly Hills, spensero in lui questa passione. La vita sentimentale viaggio' in parallelo a quella pubblica, definirla tumultuosa equivale a sminuirla, Hughes ebbe storie d'amore con le piu' grandi stelle di Hollywood, Ginger Rogers, Rita Hayworth, Bette Davis, Katharine Hepburne e Ava Gardner, per citarne solo alcune. Dagli anni '50 fino alla morte evito' ogni tipo di contatto col pubblico e con la stampa, i disturbi psichici che lo affliggevano si fecero via via piu' pressanti. Mori' nel 1976. A bordo di un aereo.
Questo per dare un'idea della vita modesta e ordinaria dell'ultimo eroe hollywoodiano. The Aviator si concentra sulla prima parte della vita del regista-imprenditore decidendo per un taglio agiografico, si', ma non patetico, l'intenzione e' dichiarata fin dall'entrata di Hughes al Coconaut Grove: il texano entra e la sala si illumina. Questa e' senza dubbio un'epopea, e' la storia di un uomo che con il denaro ha realizzato tutto cio' che desiderava, un uomo che ha rischiato di veder svanire tutta l'eredita' nella realizzazione di un film che non avesse pari in tutto il mondo, girato con un numero di telecamere che nemmeno le major sognavano di possedere e con un'attenzione maniacale al dettaglio.
Bello, ricco, potente e geniale, il protagonista e' meravigliosamente interpretato da Leonardo DiCaprio cui si affianca un'altrettanto meravigliosa Cate Blanchett nel ruolo di Katharine Hepburne. Il film e' frenetico e spettacolare, grandioso come il personaggio di cui si narra la storia. L'ultima parte vira verso il patologico, nella ricostruzione di Scorsese pare infatti che anche la mamma di Hughes, come l'Olimpiade dell'Alexander di Stone, abbia avuto un cattivo influsso sul figlio, la sua persuasione che il contatto del proprio bambino con gli altri gli avrebbe causato malattie terribili ha fatto si' che nel regista si radicasse la repulsione per gli agenti esterni fino alla scelta di vivere in solitudine. Nonostante i momenti "actor's studio" di DiCaprio chiuso in sala di proiezione e vestito solo di scatole di kleenex, le tipiche prove d'attore che poi vengono commentate con "Sono stato per sei mesi chiuso in un armadio di un monolocale pulcioso per entrare nella malattia del mio personaggio", cio' che si percepisce sono l'esaltazione e l'impossibilita' di relazionarsi con il limite di quest'uomo, la fragilita' psicologica non prende mai il sopravvento, pur essendo la realta' con cui si relaziona Hughes e quella che forse gli permette di spingersi sempre oltre cio' che ha gia' ottenuto.
E questa e' la storia dentro la storia, la narrazione gode della magnificenza della resa cinematografica, impeccabile, accattivante, magistrale, scorsesiana. Thelma Schoonmaker al montaggio, Dante Ferretti per la scenografia gia' basterebbero per rendere per lo meno guardabile credo qualsiasi film, ma qui ci si spinge ben oltre per arrivare a un risultato raffinato e non solo convincente dal punto di vista di ambientazione storica. Le tecniche cinematografiche e le musiche si modificano col passare sullo schermo degli anni. Percio' dal bianco e nero si passa alla riproduzione tramite digitale del Technicolor, si modificano i costumi e le musiche, tutto in modo che sia appena percettibile e tuttavia fondante della serieta' del film.
Scorsese ha reso omaggio a un regista innovatore puntando molto sulla tecnica, sul fare buon cinema e il risultato lo raggiunge, cio' che manca e' un movente ultimo che non sia il rispecchiarsi nel personaggio (di Scorsese stesso o di Di Caprio) o il voler tratteggiare una figura eccentrica di collega. Manca anche un movimento dell'animo, almeno nello spettatore che esce dalla sala con gigantesche gratificazioni visive, e nozionistiche se e' ferrato sul giro di attori e registi hollywodiani dell'epoca. Lungi da me ambire all'arricchimento interiore o a qualche edificante morale da impacchettare, tenere sotto al cuscino tutta la notte e poi veder germogliare nei discorsi dei giorni successivi alla visione del film, soltanto avrebbe giovato a The Aviator un po' piu' di calore o il porsi in modo deciso sulla situazione politica e sociale attuale.
I lettori hanno scritto 7 commenti
- commento Regia di classe e attori in gran forma,su tutti c.blanchett;il film è interessante ma la storia non coinvolge più di tanto e la lunghezza(quasi 3ore)non aiuta.in definitiva un capolavoro mancato
- commento si', proprio un capolavoro mancato.
- commento la fine, troppo improvvisa e tagliata col machete, mi ha lasciato un po' così... ma per il resto è bellissimo. a raccontare di sogni americani andati a male, scorsese è un grande.
- commento Peccato! Scorsy è in formissima, regia da capolavoro. Peccato per la sceneggiatura, troppo hollywoodiana, schematica. Quanti temi avrebbe potuto affrontare il 3 ore! Poi, Di Caprio è bravo e gliene
- commento va dato atto. Però credo che quello che gli manca sia il physique du role. Un altro protagonista sarebbe riuscito ad aggiungere qualche sfumatura più oscura al personaggio che, ricordiamolo, oltre
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