La vita di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato ad ottenere un'importante carica pubblica. I suoi ultimi anni di vita, le sue vittorie e le sue battaglie per la causa dei diritti civili. Tornano Gus Van Sant e Sean Penn.
Il voto del redattore
- voto
- 4.5/5
- valutazione
- Un grande film per ritrarre un grande uomo.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 1 lettore
- di Sean Penn
- dal 25 01 2008
- genere Drammatico
- tipo Biografico
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- dal 15 02 2008
- genere Drammatico
- tipo Biografico
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Milk
di Gus Van Sant
- Dati
- Titolo originale: Milk
- Soggetto: Dustin Lance Black
- Sceneggiatura: Dustin Lance Black
- Genere: Drammatico - Biografico
- Durata: 128 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2008
- Produzione: Focus Features, Groundswell Productions, Jinks/Cohen Company
- Distribuzione: BIM
- Data di uscita: 23 01 2009
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I veri uomini veri
di Sara Troilo
Harvey Milk prima degli avvenimenti del film: nato il 22 maggio del 1930 nello stato di New York, laureato in matematica, congedato con onore dalla Marina, insegnante e poi consulente finanziario. Almeno finchè non brucia in pubblico la sua carta di credito. Da New York si trasferisce a San Francisco e lì lo incontriamo, a poche ore dal suo quarantesimo compleanno mentre seduce Scott Smith che diventerà suo compagno e al quale profetizza che non avrebbe compiuto i 50 anni. Questo nuovo film di Gus Van Sant è un film biografico che introduce subito il concetto di morte e lo fa con estrema dolcezza nella bellissima scena di apertura, quando Harvey (un Sean Penn più grande che mai) e Scott (James Franco), nudi a letto, mangiano una torta e si presentano l'uno all'altro.
I due uomini decidono di aprire un negozio di fotografia a San Francisco, il Castro Camera che prende il nome dal quartiere della città in cui sorge, e cominciano a cercarsi alleati nel quartiere che ben presto li chiude in un abbraccio di solidarietà e cause civili condivise. Gli insulti diventano un brusio di fondo nel quartiere Castro, ma la realtà politica e sociale del Paese è ben diversa e il pensiero dei moralisti prende le fattezze di Anita Bryant che a suon di citazioni bibliche e vestiti candidi da prima comunione impone il ritiro dell'Ordinanza sui diritti dei cittadini omosessuali. Milk decide di candidarsi come consigliere e dopo alcune sconfitte riesce ad insediarsi al Municipio di San Francisco avendo come agguerrito antagonista Dan White (quel Josh Brolin che stiamo ammirando sempre più spesso e che ha esordito interpretando il fratello maggiore dei mitologici Goonies).
Milk può permettersi di essere il film che è grazie alla minuziosa ricostruzione della San Francisco degli anni '70 accompagnata dalla cura certosina impiegata nel trovare abiti di quell'epoca e dalla maniacale ricostruzione del negozio di Milk allo stesso civico in cui era nel periodo narrato. La ricostruzione storica perfetta, opera di quell'Harris Savides già artefice di Zodiac, fa emergere non solo la grandezza del personaggio, ma ci permette anche di godere di un'estrema pulizia di fondo in cui i diversi grani del girato si armonizzano e non stridono. La base è talmente appropriata da diventare neutra e il personaggio di Harvey Milk può risplendere, come è giusto che sia per una persona che ha lottato perchè i diritti civili degli omosessuali venissero rispettati ed è stato ucciso alla soglia di quei 50 anni che sapeva di non compiere. E quando si parla di omosessuali si parla esclusivamente di uomini, ciò in effetti sorprende. L'unica donna, lesbica, che appare ricopre un ruolo di rilievo nell'entourage di Milk, ma è, appunto, l'unica e ciò suona incongruente per gli anni '70 di San Francisco.
Sean Penn supera se stesso e ci appare nei panni del protagonista con una prova attoriale da annali, lotta e si intristisce, gioisce e si sente addosso il peso di chi si è siucidato e di chi pensa di farlo soltanto perchè il suo orientamento sessuale non è accettato, ama disperatamente e media con la testa. Quello che vediamo è l'assoluta assurdità di una battaglia che tra persone sensate non dovrebbe nemmeno esistere, davvero non si capisce che cosa spinga gli adepti di un culto religioso a intraprendere battaglie politiche per negare ad altri i diritti civili che tradotto significa la possibilità di amarsi e costruirsi una famiglia. E ciò che resta, al di là della figura di Milk, è il profondo senso di spaesamento e una rabbia persistente e intensa, soprattutto per chi vive in un Paese che non è nemmeno la metà della San Francisco di quasi quarant'anni fa. Si usa dire che "siamo vent'anni indietro rispetto agli USA", ma probabilmente solo nei format televisivi perchè l'Italia è indietro di più di 40 anni rispetto a queste vicende e in merito ai diritti civili che dovrebbero essere garantiti dallo Stato che manteniamo tutte e tutti siamo evidentemente alla Preistoria. Ormai il Medioevo ci ha surclassato pure lui, guardali lì i Cavalieri della Tavola rotonda che ci superano mostrandoci il dito (devono aver visto Easy Rider).
L'andamento lineare del film, il suo muoversi attraverso la biografia dell'uomo politico senza sbalzi, non sono esattamente cifre stilistiche di quel grande regista che è Gus Van Sant. Questa volta ha prevalso la storia, la necessità di ribadire una battaglia che è stata combattuta tanti anni fa, ma che evidentemente anche negli Stati Uniti è ancora tutt'altro che assodata o scontata. La mano è stata leggera e carezzevole nei confronti di Harvey che è semplicemente emerso dalle proprie sconfitte come la Venere del Botticelli dalla spuma del mare. Al termine della proiezione per la stampa sono risuonati gli applausi, l'emozione suscitata dalla passione di Milk e forse l'empatia di esseri umani costretti a vivere sotto il diktat di uno Stato che è pure straniero e che lancia encicliche come Goldrake lanciava le lame rotanti, ma suscitando molto più rotamento del robottone vintage, ha preso la strada dell'entusiasmo. Io dico che questo film dovrebbe essere inserito nei programmi ministeriali. E stavolta è un complimento.
I lettori hanno scritto 5 commenti
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Mercoledì 18 Febbraio 2009 [11:36]
- commento Verissimo, inserito nei programmi scolastici. Non di questo paese, da cui non si puà rimuovere il crocifisso senza finire sulle news di Repubblica. Anyway: vedere Sean Penn, il macho, scheccare
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Mercoledì 18 Febbraio 2009 [11:38]
- commento vagamente in lingua originale è certamente una esperienza notevole. Mi spiace che, come dice Saretta, forse per esaltare l'individuo si sia perso il tocco stilistico del regista. Ma poteva andare
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Mercoledì 18 Febbraio 2009 [11:39]
- commento molto peggio: questo non è mica Cowgirl, il nuovo sesso :-p L'unico neo che ho trovato nell'intera narrazione, è il finalino con Tosca e prolungamento dello schianto in terra, sinceramente accessorio
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Mercoledì 18 Febbraio 2009 [11:40]
- commento assieme al rintracciato tema profetico della morte annunciata, che per Me è solo pronunciato pur parlè: ha solo avuto la sfortuna di esaudirsi. Poi avrei due domande: come han fatto ad imbruttire
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Mercoledì 18 Febbraio 2009 [11:43]
- commento così bene Emile Hirsch e a renderlo così identico al suo personaggio. Ma soprattutto quanto minchia fregno è James Franco?!
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