Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- Un film italiano realizzato da giovani e per giovani, decisamente "meno peggio" di quanto si poteva immaginare... Brave (e belle) le attrici.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- Contro Il pessimo metodo
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Un gioco da ragazze
di Matteo Rovere
- Dati
- Titolo originale: Un gioco da ragazze
- Soggetto: Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Andrea Cotti
- Sceneggiatura: Teresa Ciabatti, Andrea Cotti, Sandrone Dazieri, Matteo Rovere
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 95 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2008
- Produzione: Colorado Film Production, Rai Cinema
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 07 11 2008
- Link
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- Il myspace del film (magari un sito vero era meglio)
Belle e bulle: le ragazze di oggi sono così?
di Carlo Griseri
Un gioco da ragazze, tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Cotti (e adattato per lo schermo da Sandrone Dazieri - quello del "Gorilla" - e da Teresa Ciabatti, sceneggiatrice di Tre metri sopra il cielo), racconta le vite di Elena, Michela e Alice, amiche e compagne di classe in un'esclusiva scuola privata. Cresciute nell'alta borghesia, sono fissate con la moda, con la dieta e con l'aspetto fisico: le loro giornate si dividono tra shopping, ragazzi, feste esclusive, scuola e gratuite crudeltà, ma ogni cosa viene vissuta da loro in modo superficiale, senza alcuna emozione. Le tre protagoniste (Chiara Chiti, Desiree Noferini e Nadir Caselli) hanno superato il difficile test dell'esordio cinematografico, e dimostrano una buona padronanza dello schermo. Meglio loro, decisamente, del resto del cast - anche quello dai nomi più blasonati - soprattutto Filippo Nigro (La finestra di fronte, Amore bugie e calcetto), che interpreta il professore "illuminato" ma mantiene la stessa espressione per tutto il film.
Una pellicola di denuncia sociale ambientata in Italia nel mondo dei teenager (e ancor più tra le ragazze) non è una cosa che si vede tutti i giorni (ma all'estero sì, basti pensare a Thirteen o Ragazze interrotte), anche se la quasi contemporanea uscita nelle sale di Albakiara, che tratta temi simili, rischia già di inflazionare un tema "nuovo". Ragazze belle e bulle, ricche ma insoddisfatte, che per piacere e piacersi (davvero si piacciono? Quesito non del tutto chiarito...) sono pronte a tutto: umiliare le compagne, usare i maschi come un proprio possedimento, mentire, eccetera eccetera. Tra serate in discoteca a suon di pasticche e feste private, il film procede senza dimenticarsi i buoni luoghi comuni del caso, ma riesce anche (specie nella prima parte) a risultare graffiante e a interessare. Genitori assenti o distratti, professori menefreghisti o troppo partecipi sono le figure adulte che costituiscono l'ambiente in cui le ragazze vivono: alcuni personaggi sono forse stereotipati, ma non mancano gli spunti di riflessione.
Per promuovere il film, il regista e le tre protagoniste sono stati protagonisti di un mini-tour che li ha portati nelle principali città a confrontarsi con il pubblico: dalla sala sono arrivate critiche e lodi, quasi equamente ripartite. Tra le critiche maggiori quella di avere descritto personaggi che "non compiono un loro percorso": non si può dire troppo per evitare spoiler, ma il regista ha tenuto a precisare che era proprio quello il suo intento, raccontare la storia di qualcuno che nonostante tutto ciò che capita intorno a sé non viene minimamente scalfito...
Le parole di Chiara Chiti riassumono molto di quello che vuol essere il senso del film: "Penso che venga fuori, del mio personaggio, la sua affettività, la sua difficoltà di emozionarsi, il suo bisogno di controllo su tutto quello che le accade intorno, sui rapporti anche con le amiche. Questo fa pensare: da molti giovani viene visto così, il sentimento e l'emozione sono come una perdita di controllo e anche di forza. C'è la voglia di farsi notare, di sentirsi importanti per un minuto, anche con la violenza: sicuramente quello che si innamora, quello che protegge l'amica buona è visto un po' come il debole. Purtroppo questo si sente all'interno di una classe del liceo".
Il ritmo nella seconda parte della pellicola cala drasticamente, e l'evolvere degli eventi (abbastanza scontato nella sezione centrale) risulta a tratti faticoso: non aiuta in questo lo stile sporco da "macchina perennemente in movimento" adottato da Rovere, che ha confessato di averlo voluto apposta per fare da contrasto al laccatissimo mondo in cui Elena, Michela e Alice vivono.
I lettori hanno scritto 21 commenti
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Martedì 11 Novembre 2008 [11:12]
- commento Matteo Rovere è uno dei giovani registi, ha 25 anni, che più Mi ha emozionato negli ultimi anni, con il suo corto vincente a MarteLive 2007. Sono curioso di vedere a che punto è il suo percorso.
- indirizzo IP 85.18.201.173
- data e ora Mercoledì 12 Novembre 2008 [21:51]
- commento a me ha dato un'impressione molto diversa: con la scusa di raccontare una gioventù alla deriva il regista in realtà gira un simil soft porno. avrebbe avuto più senso il contrario. insomma secondo me
- indirizzo IP 85.18.201.173
- data e ora Mercoledì 12 Novembre 2008 [21:55]
- commento ha confuso l'espediente con il messaggio finale... e poi troppo polverone sulla censura, chi vuole il film se lo procura comunque...
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Lunedì 24 Novembre 2008 [12:14]
- commento Personalmente, considerando che è una opera prima, la giovane età del regista che ho tanto ammirato per Homo Homini Lupus e la nazionalità del film, lho trovato decisamente ben fatto.
- indirizzo IP 85.45.46.58
- data e ora Lunedì 24 Novembre 2008 [12:47]
- commento Ho letto varie recensioni e tutte puntano sulla poca aderenza alla realtà perché in Italia non tutte sono ragazze giovani, ricche e superficiali.
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