Adattamento del bellissimo romanzo di Palahniuk che racconta la storia di Victor Mancini, sex addicted che fa uno "strano mestiere" per vivere: finge di soffocare ogni sera in un ristorante diverso. Da leggere di sicuro, nonostante l'incipit lo sconsigli.
Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Inevitabile la delusione per i fan di Palahniuk, ma il film non è da bocciare.
Il voto dei lettori
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- di Joel Coen, Ethan Coen
- dal 04 12 2009
- genere Commedia
- tipo Psicologico
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- genere Commedia
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- genere Commedia
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Soffocare
di Clark Gregg
- Dati
- Titolo originale: Choke
- Soggetto: Chuck Palahniuk (omonimo romanzo)
- Sceneggiatura: Clark Gregg
- Genere: Commedia - Psicologico
- Durata: 89 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2008
- Produzione: ATO Pictures, Aramid Entertainment Fund, Choke Film, Contrafilm
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Data di uscita: 13 05 2009
- Link
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Non puoi leggere, ma puoi guardare
di Sara Troilo
Necessito di un coming out prima di cominciare: per scrivere questa recensone sto consultando la mia copia autografata di Soffocare quindi, non lo nego, scrivo senza mettere a tacere la fan dello scrittore Chuck Palahniuk che alberga in me. Tale copia comincia con la famosa frase: "Se stai per metterti a leggere, evita. Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finchè sei ancora intero. Salvati.". Ovviamente alla lettura si sopravvive, ma ha ragione Chuck, non è roba per tutti quella che ti mette tra le mani, quindi occhio. Tutt'altra storia se si tratta del film Soffocare che non necessita di avvisi a tutela dello spettatore perchè smorza la carica sovversiva del romanzo tramutando la vicenda di Victor Mancini in "roba per tutti". L'errore fondamantele di un film che non è da bocciare è stata la scelta del protagonista, Sam Rockwell, dotato di quella faccia che possiede l'80% degli attori di commedie americane. Victor Mancini non ha di certo quella faccia, è impossibile! Questo non per dire che Rockwell non abbia talento, solo il suo volto ha collocato tutto il film entro il rango di commedia grottesca con tocchi trash concedendo a questi ultimi il ruolo di tentare di smuovere lo spettatore. Tutt'altro discorso quello che riguarda gli altri attori principali, tutti molto bravi, dall'amico Denny (Brad William Henke), alla dottoressa Marshall (Kelly MacDonald), alla madre sciroccata (Anjelica Huston): aderenti ai personaggi e adatti al ruolo.
Il romanzo racconta un momento della vita di Victor Mancini che fa due strani mestieri: finge di soffocare nei ristoranti per far assurgere il soccorritore di turno al rango di un dio (arrivando poi a farsi spedire da questo nuovo dio i soldi necessari al pagamento della clinica dove è ricoverata la madre) e recita come figurante in un parco a tema storico. Il suo migliore amico, Denny, lavora con lui nel parco a tema e finisce sempre in punizione alla pubblica gogna accollandosi anche l'inconveniente spiacevole della parrucca che scivola fiondandosi nel fango misto a escrementi di cavallo (escrementi di cui nel film non v'è traccia). I due amici condividono anche la dipedenza dal sesso che li porta a frequentare un gruppo di auto-aiuto dove Victor rimedia un sacco di rendez-vous improvvisati con donne che sofforono del suo stesso problema. Il nostro Victor vanta un'infanzia travagliata: la madre lo teneva con sé per un po', gli insegnava come sopravvivere fornendogli la chiave per comprendere gli annunci in codice (il Bel Danubio blu in un grande albergo? Incendio!), ma essendo dedita alla grande causa del sabotaggio, ogni tanto finiva in galera, lasciandolo alle cure di volenterose, affettuose e normali mamme in affido. E proprio a quella mamma che grazie all'Alzheimer ora è anche smemorata, Victor dedica molto tempo, senza per altro essere riconosciuto da quella scostante donna di cui scopre il diario scritto in italiano, tradotto e interpretato dalla dottoressa Paige Marshall.
Lo scontro di Victor con il proprio passato e con ciò che sta scritto nel diario della madre porta un profondo sconvolgimento nella vita dell'uomo, aggiungendo un tocco di assurdo ad un'esistenza che già ne possedeva in abbondanza. Il film procede in modo lineare per narrare il presente e con flashback sparsi per narrare il passato, fornendo così allo spettatore sempre più chiavi di lettura per capire il personaggio di Victor, il suo odio per le relazioni, la sua ricerca di affetto in rapporti fugaci che lo vedono come vittima e la sua dipendenza dal sesso. Dove il film punta sulla carenza di affetto subita dal ragazzino alle prese con una madre quanto mai bizzarra e innamorata di se stessa, il romanzo innesca una bomba i cui fili sono le nozioni distillate dalla madre sui codici che nascondono il pericolo per non seminare il panico tra la folla e il cui contenuto esplosivo è il tentativo di Victor di ottenere attenzioni permamenti. Il regista esordiente Clark Gregg veste i panni del capo del parco a tema, Lord Charlie indugiando un bel po' su quel ruolo che nel libro emerge solo per contrasto con Denny. Probabilmente la chiave sta lì e cioè nel fatto che il regista abbia voluto trasporre un romanzo che ha amato vedendolo da una prospettiva interna che però ha infranto la quadratura del libro finendo con lo spostare il baricentro sulla commedia alleggerita di contenuti. Peccato, perchè portare sullo schermo Soffocare è stata un'idea geniale, era necessario però mantenere il portato eversivo del romanzo perchè l'operazione avesse un senso.
Il film in ogni caso resta un prodotto discreto, a tratti divertente, in alcuni momento addirittura becero, mai però pulito, mai patinato, quello sarebbe stato l'errore più grande. Ogni scena di sesso furioso tra i partecipanti del gruppo dei sex addicted ha come cornice luridi bagni pubblici, niente svolazzi di tendine di pizzo, niente di vagamente disinfettato. Tutti i personaggi indossano una patina di "sporco" rispetto allo standard statunitense che tende a passare lo smalto lucido su tutti e su tutto arrivando a volte a sfiorare il ridicolo dei "telefoni bianchi" del periodo fascista in Italia. Eppure il regista decide di lasciare il fondo, quello vero, al romanzo che ad un certo punto descrive una pulizia effettuata con il filo interdentale dalla dotoressa Marshall ad una paziente, con tanto di tocchettini scagliati durante l'operazione sul bianco camice: veramente disgustosa e molto in linea con lo stile Palahniuk.
C'è da dire che Fincher aveva ben altri budget per girare Fight Club e il paragone suona ingiusto, però in quella trasposizione, al di là dei mezzi economici, la scelta è stata quella di rispettare il romanzo e lasciarlo detonare, arrivando persino ad accentuare i picchi del libro. La colonna sonora poi ha accompagnato le immagini in modo assolutamente perfetto, arrivando al culmine con i Pixies sui titoli di coda: da brividi. Non potrei mai immaginare quel film con un commento sonoro differente. Anche in Soffocare la colonna sonora è stata studiata ad hoc con brani dei Radiohead e ben si sposa con le immagini, ciò conferma il fatto che il film è stato realizzato pensando ad una trasposizione sensata. L'unico suo problema resta il fato che chiunque può vederlo.
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