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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • "Forse non incontrerò Buttiglione ma sono venuto per cercare un dialogo e per parlare con queste persone che hanno una visione obsoleta e distruttiva della società" Eytan Fox
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.2/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 31 lettori
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Info

Camminando sull'acqua

di Eytan Fox

 
    Dati
  • Titolo originale: Walk on Water
  • Soggetto: Gal Uchovsky
  • Sceneggiatura: Gal Uchovsky
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 104'
     
  • Nazionalità: Israele
  • Anno: 2004
  • Produzione: Amir Harel
  • Distribuzione: Teodora
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Occorre imparare a camminare sulle acque per risolvere i conflitti?

di Sara Troilo

Eytan Fox, nato a New York e cresciuto in Israele e' una persona intelligente. Mirko Tremaglia, Ministro per gli italiani nel mondo, lo e' molto meno di Fox tanto che stava per impedire agli italiani di vedere distribuito questo Camminando sull'acqua. Quando la commissione dell'europarlamento ha rimandato a casa l'impreparato Buttiglione, Tremaglia si era democraticamente espresso in questo termini: "Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza". A seguito di questa elegante affermazione Eytan Fox aveva deciso di non distribuire il proprio film in Italia, ma da persona intelligente e' tornato sulla sua decisione. Un ringraziamento al regista. Dopo Yossi & Jagger, storia di due soldati che si innamorano in una base ai confini con il Libano, altri temi forti sono quelli che l'autore propone in Camminando sull'acqua. Eyal (Lior Ashkenazi) e' un agente speciale del Mossad, e' uno molto cattivo e apre il film con la spietata uccisione di un esponente di Hamas davanti agli occhi di suo figlio. In seguito a un trauma, il suicidio della moglie, gli vengono affidati incarichi meno impegnativi come, appunto, la ricerca di un criminale di guerra nazista scampato alla giustizia. Eyal si ritrova quindi a seguire i due nipoti del nazista, Pia e Axel.

La sceneggiatura scritta da Gal Uchovsky, personaggio di spicco e molto influente in Isreale, e' la punta di diamante di questo film che ha il raro dono di non appesantirsi mai nonostante il soggetto metta in gioco moltissimi punti caldi della storia contemporanea, della societa', del vivere politico delle donne e degli uomini. Contenuta a stento in una cornice leggera c'e' l'interazione tra Eyal che non esita a uccidere e che non nasconde il proprio odio verso i palestinesi e i tedeschi e le proprie difficolta' con i gay,  Pia (Carolina Peters) nipote del criminale nazista che ripudia i genitori e sceglie di vivere in un kibbutz e suo fratello Axel (Knut Berger), omosessuale, che tenta di convincerla a tornare a Berlino per festeggiare il compleanno del padre.

Il titolo del film e' gia' abbastanza denso, quella camminata sull'acqua, accennata da Axel e poi sognata da Eyal, non puo' non ricordarne una molto piu' famosa e qui diventa emblema di un equilibrio precario che si puo' raggiungere, ma soltanto insieme (come nel sogno di Eyal). Gerusalemme come culla di civilita' che si incontrano e si scontrano, simbolo anch'essa di un conflitto che sembra insanabile. Tutto intorno, sempre evocate, ma mai rappresentate, le esplosioni ad opera di kamikaze palestinesi in tutta la citta'. A dispetto degli ingredienti densi, il film scorre seguendo la linea della semplicita', la regia e' essenziale, spesso invisibile a volte ingenua, comunque poco incisiva. Il meccanismo che fa ruotare i personaggi e' ridotto all'osso, non ci sono mai sovrapposizioni, salti temporali, la narrazione e' sempre lineare e comprensibilissima. Il finale e' banale, piatto, probabilmente programmaticamente rassicurante.

Fox ha costruito un mezzo di locomozione comodo, invitante ed estremamente accessibile per un messaggio importante, puntando molto sulla scrittura e provocando un "effetto prolungato". Difficile che una volta terminato Camminando sull'acqua non si ripensi alle stratificazioni delle questioni socio-politiche messe in campo. Altrettanto difficile dev'essere stato per il regista eliminare tutto cio' che ha il potere di respingere lo spettatore davanti a temi come quelli trattati qui, puntando sulla diffusione. Quello che passa e' una condanna della violenza che scaturisce innanzitutto dalla scelta di non aggredire lo spettatore ne' di tediarlo con didascalie inutili o cadute retoriche. Quando si fa una scelta del genere si contempla il rischio che qualcuno si limiti a una lettura superficiale, questo e' inevitabile. Il discrimine e' l'intenzione del regista, o meglio, il livello di ruffianeria piuttosto che di avvicinamento empatico a un pubblico piu' ampio di quello dei festival.  La traduzione italiana ha penalizzato il film che in originale e' stato girato in lingue diverse.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 8 commenti

 
 
utente
olocaust
  • commento il film e molto ben fatto ho avuto modo di vedere oggi la versione originalr cior ls non doppiato con misto di arabo israeliano e tedesco.bel film epoi diciamolo una galoppatina o due su lior ....
 
 
 
 
 
utente
Maya
  • indirizzo IP 151.43.212.4
  • data e ora Mercoledì 06 Giugno 2007 [15:53]
  • commento se Lior Ashkenazi lasciasse perdere le telenovelas israeliane per dedicarsi al cinema, il mondo sarebbe un posto migliore...
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • indirizzo IP 151.38.135.241
  • data e ora Mercoledì 06 Giugno 2007 [16:11]
  • commento Oh Maya, che gioia leggere un commento intelligente tra milioni di "w hilary duff"! grazie di cuore.
 
 
 
 
Pagine: 1 2
 
 
 
 
 
 
 
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