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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Un uomo di mezz'età trascorre il ferragosto in compagnia di quattro arpie in là con gli anni.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Uno sguardo neorealista, divertente e grazioso al mondo dei vecchietti e alle loro dinamiche.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 0 lettori
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Info

Pranzo di ferragosto

di Gianni Di Gregorio

 
    Dati
  • Titolo originale: Pranzo di ferragosto
  • Soggetto: Gianni Di Gregorio, Simone Riccardini
  • Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio
  • Genere: Commedia - Comico
  • Durata: 75 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2008
  • Produzione: Archimede
  • Distribuzione: Fandango
  • Data di uscita: 05 09 2008
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Un vecchio modo di fare cinema. Tanto che sembra nuovo.

di Antinoo

Gianni (Gianni De Gregori), uomo di mezza età figlio unico di madre vedova, ha un'unica occupazione: prendersi cura dell'anziana madre Valeria (Valeria de Franciscis). Una donna con arie da gran signora, nobile decaduta, dai tratti incartapecoriti ma a suo modo impeccabili, grazie a belletti e spazzola. Gianni vive in un fatiscente ma enorme appartamento, di quelli che si trovano solo a Trastevere. Case che raccontano una storia sospesa tra umili origini, antico benessere, attuale povertà e l'estremo bisogno di un'imbiancata. La stessa che il condominio ha deciso di dare all'intero palazzo. Proprio quella che Gianni, per indole e necessità senza lavoro, non potrebbe permettersi. Luigi (Alfonso Santagata), l'amministratore, gli offre, allora, una via d'uscita: tenere per un paio di giorni a ridosso di ferragosto la vecchia madre Marina (Marina Cacciotti) in cambio dell'ammortizzamento dell'intera spesa. Gianni, inizialmente riluttante, fiuta l'affare e accetta il patto. Patto che non include anche la zia Maria (Maria Cali), parcheggiata in fretta e furia con l'inganno. A questo tanto simpatico quanto improbabile trio di vecchiette, attente a farsi i dispetti senza pestarsi troppo i piedi, si aggiunge Grazia (Grazia Cesarini Sforza) madre del dottore di Gianni, anch'egli impegnatissimo con la guardia notturna e senza nessuna prospettiva di badante in piena estate. Le 4 vecchiette, casualmente assortite, ognuna con la propria storia e la propria personalità, inizieranno a studiarsi, annusarsi, stabilire i confini e territorio, sotto l'egida onnipresente e discretamente opprimente della padrona di casa.


Pranzo di ferragosto è l'opera prima, vagamente autobiografica di Gianni De Gregori, aiuto regista di Matteo Garrone, qui nelle vesti di produttore: l'amministratore del suo palazzo, in effetti, gli chiese di occuparsi della vecchia madre il giorno di ferragosto. A suo tempo rifiutò, ma qui si chiede cosa sarebbe potuto succedere se avesse accettato. E ce lo mostra con un film molto poco italiano che, per certi versi lo è, se si conosce il neorealismo. La stragrande maggioranza degli attori, infatti, è assolutamente dilettante, e si "limita" a mettere in scena se stesso. Ne viene fuori un'opera delicata, divertente e riflessiva, ma con qualche evidente pecca. All'inizio della narrazione, soprattutto, vediamo un'evidente forzatura nell'interpretazione di Valeria, che più probabilmente avrebbe dovuto non seguire un vero e proprio copione ma essere messa nelle condizioni di comportarsi come se avesse avuto un figlio, invece di rispettare una serie di ritmi recitativi che spesso la vedono un po' ingabbiata e a disagio. Tutto si fa più semplice e naturale quando entrano in scena le altre protagoniste, che con le loro personalità e i loro vezzi rendono perfettamente l'atmosfera che si crea in una situazione di convivenza forzata tra vecchiette: tutte con le proprie abitudini, decisissime ognuna ad imporle alle altre. Così, Valeria, aristocraticamente gentile ma decisa a far prevalere il proprio ruolo di padrona, si scontra con la vivacissima Marina, che allo stesso modo tende a comandare, a voler stare la notte fuori e a spendere per ottenere tutto ciò che vuole. Poi la deliziosa zia Maria, che ama cucinare per tutte e Grazia, costretta ad una dieta strettissima, che non vede l'ora di infrangere. A tenere a stento le fila di queste sarabanda ottuagenaria, Gianni, con i suoi modi semplici, il vizio del bere e una quotidianità fatta di perdigiorno trasteverini abituati, come lui, ad arrangiarsi, con come sfondo una Roma afosa, spopolata durante le ferie estive, che dà voce a coloro che in genere non si sentono mai.


Un film che, forse, poteva trasmettere molto di più, ma che probabilmente non ambisce a tanto: non indaga, non spiega, non rivela. Si limita a mostrare come, e questo l'ho sempre sostenuto, gli anziani siano esattamente come i bambini. Solo che quelli sono belli da esibire, è un piacere portarli in giro, i loro capricci sono adorabili e si aspetta che crescano. Con i vecchi non c'è questa prospettiva: ecco perchè, a parità di fastidi e incombenze, è meno facile badare loro, tenerli stretti a sé e accontentarli nelle loro piccole, per noi, richieste. Il pranzo di ferragosto passa in fretta. Gianni vorrebbe che ognuna di loro prendesse la propria strada. Ma forse non sarà così facile.

 
 
 
 
 
 
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