Cannibalizzazione dell'horror orientale all'americana: prendi un film orientale recente (in questo caso thai del 2004), piazzagli due attori americani dentro, metti alla regia un giapponese. L'originale è veramente spaventoso! Ti manda a letto a luci accese.
Il voto del redattore
- voto
- 0.5/5
- valutazione
- Inutile e patetico. Da vedere solo l'originale.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 0.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 1 lettore
- di Jaume Balagueró, Paco Plaza
- dal 29 02 2008
- genere Giallo
- tipo Horror
- Chiara Orlandi
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Ombre dal passato
di Masayuki Ochiai
- Dati
- Titolo originale: Shutter
- Soggetto: Parkpoom Wongpoom, Sopon Sukdapisit, Banjong Pisonthanakun
- Sceneggiatura: Luke Dawson
- Genere: Giallo - Horror
- Durata: 85 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2008
- Produzione: Ozla Pictures, Regency Enterprises, Vertigo Entertainment
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Data di uscita: 08 08 2008
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L'ombra pallida e squallida di un horror
di Sara Troilo
Questo Ombre dal passato non finge di essere un bel film nemmeno per un attimo, di questo occorre dargli atto, dall'apertura si presenta subito per quello che è con la festa di nozze che presenta i due protagonisti, una scena stucchevole e vista milioni di volte: lei, Jane (Rachael Taylor), insegnante delle medie, bionda col nasino e la boccuccia e l'abito di voile (probabilmente le clonano a Quantico o in qualche sperduto hangar del New Mexico da cui escono già vestite da sposa), lui Ben (Joshua Jackson preso da quella fucina di talenti che è Dawson's Creek che ha la particolarità di avere un cast in cui ognuno somiglia a una razza canina dalla chihuahua Katie Holmes fino a sto Jackson che è un po' pitbull), fotografo. Brevi scatti della cerimonia e poi baci e baci nell'appartamento di lui prima che arrivi il taxi per portarli in viaggio di nozze (e lavoro) in Giappone. Alle falde del Fujiama (che il regista dell'ottimo Infection, Masayuki Ochiai filma con vero amore e rende in tutto il suo splendore) Jane investe una ragazza e va fuori strada. All'arrivo della polizia però nessun corpo viene rinvenuto, né tracce di sangue, tanto che nessuno crede al racconto di Jane. Dopo una breve permanenza in uno chalet, la coppietta va a Tokyo, dove Ben è atteso da due amici e compagni di scorribande per un servizio fotografico con modelle stratosferiche e assistenti avvenenti. Perchè, se qualcuno ha creato i luoghi comuni cinematografici, è un peccato non usarli tutti. Tra l'altro gli amici di Ben hanno il merito di farlo apparire quasi come un attore credibile, nonostante la sua incapacità ad aggrottare le sopracciglia, persino.
Finalmente Jane guarda le foto del viaggio di nozze e si accorge che c'è sempre un alone bianco, una specie di luce, accanto a lei. L'assistente di Ben parla di foto medianiche, il fantasma si fa strada nella mente della donna, mentre il marito si ostina a negare tutto. Se la prima parte del film è volto a costruire lo charme dei protagonisti e dell'american way of life, nella seconda parte, che si condensa in un tempo inferiore, succede di tutto e dall'incredulità si passa alle manifastazioni spiritiche affrontate con nonchalance fino ad accenni di cadaveri decomposti con tanto di mosche. Il problema è che non fa paura e che la storia non regge perchè si svela esclusivamente nel finale, mentre nell'originale la tensione era costruita sapientemente, con lentezza, e la trama veniva alla luce come se si componessero i tasselli di un puzzle. Certo che attori e comprimari non aiutano, sono credibili come i giuramenti sulle teste dei figli di Berlusconi, eccezion fatta per i due amici di Ben che incarnano il gruppo dei pari, il branco, per non dire il paio di amici imbecilli sul serio che chiunque avrà incontrato in vita, anche se il merito non è loro, ma di chi li ha scelti per la parte. Il povero Ochiai che con niente ha estratto dal cilindro il già citato Infection, horror non solo inquietante, ma pensato e intelligente, qui praticamente non esiste e riesce ad emergere solo nelle inquadrature dei paesaggi giapponesi. La scenaggiatura, orrenda, incolore, presa già scritta da qualche cioccolatino, forse, amazza tutto.
Ombre dal passato, come già la versione americana di The Eye (diretta da David Moreau e Xavier Palud nel 2008) sono la rappresentazione dello spreco di pellicola e la dimostrazione che da alcuni film orientali c'è solo da imparare mentre questo tentativo di appiattire tutto è patetico.
I lettori hanno scritto 2 commenti
- indirizzo IP 213.140.11.139
- data e ora Mercoledì 13 Agosto 2008 [22:12]
- commento Concordo in pieno con la recensione! Il film, al pari e forse più del The Eye americano, è inutile. Spero che Ochiai ne abbia accettato la regia per raggranellare un po' di soldi da investire in un
- indirizzo IP 213.140.11.139
- data e ora Mercoledì 13 Agosto 2008 [22:14]
- commento suo prossimo e personale film. p.s. (perchè c'è sempre un p.s.): credo che Natre si stia rivoltando nella tomba...
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