Il voto del redattore
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Il voto dei lettori
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Sky Captain and The World of Tomorrow
di Kerry Conran
- Dati
- Titolo originale: Sky Captain and The World of Tomorrow
- Soggetto: Kerry Conran
- Sceneggiatura: Kerry Conran
- Genere: Fantastico - Sci-fi
- Durata: 88 min.
- Nazionalità: Gran Bretagna, Italia, U.S.A.
- Anno: 2004
- Produzione: Natural Nylon Entertainment, Brooklyn Films
- Distribuzione: Filmauro
- Data di uscita: 00 00 0000
The Amazing Sky Captain fights a neverending battle for Truth and Justice!
di Luigi Faragalli
Chi non ha mai visto la serie classica dei cartoons di Superman, quella firmata Max Fleischer, non si emozionerà come un bimbo all'apparire di giganteschi robottoni volanti sul cielo di New York.
Chi ha visto però il secondo episodio di quei cartoni, The Mechanical Monsters, una decina di minuti realizzati nel 1941, non potrà non farsi prendere fin da subito da un frizzante infantile stupore.
E' esistito un tempo nel secolo scorso, a cavallo fra le due guerre mondiali e più a ridosso della seconda, in cui era diffuso fra i narratori, fra i cronisti ed anche fra la gente comune, un forte senso di fiducia nel progresso, nella tecnologia, nelle macchine. Sarebbero state sempre più grandi, sempre più veloci, sempre più incredibili.
Finanche l'italietta fascista era contagiata dall'entusiasmo elettromeccanico.
Gli orgogliosi idrovolanti littori, come fiere spade vendicatrici, riducevano in polvere primati su primati. Il Comandante Francesco Tarabotto, pizzo vezzoso da moschettiere e fama di grandissimo sterminator di cuori femminili, a cavallo del suo Rex, orgoglio della marina patria, strappava ai fratelli tedeschi del Bremen l'ambito Nastro Azzurro. Umberto Nobile, col sostegno di un gruppo di industriali milanesi finalmente ricchi, faceva costruire un nuovo dirigibile N4, l'Italia, destinato ad espugnare la tanto agognata verginità della calotta polare.
In quegli anni nasceva un'estetica geometrica, fatta di immagini meravigliose, grandiose, uomini impavidi con lo sguardo rivolto ai cieli del futuro, macchine potenti impegnate in imprese sempre nuove e sempre più estreme, bellissime fanciulle bionde, calze di seta, divise perfette, fasci di luce ad illuminare le tenebre, forti chiaroscuri.
E non si pensi che queste visioni fossero prerogativa dei regimi totalitari europei, non era così, era qualcosa di diffuso in tutto l'occidente.
Sky Captain and The World of Tomorrow è appunto un'operazione felice di recupero di quell'estetica e di quelle atmosfere, realizzata con cura, con citazioni a profusione e con una massiccia dose di ironia.
Già il titolo del film è allo stesso tempo una citazione ed una dichiarazione d'intenti: The World of Tomorrow era infatti il tema della grande fiera di New York del 1939, fiera in cui gli Stati Uniti proposero al mondo un futuro immerso in un'utopia automatizzata di spensierato consumismo servoassistito.
E' proprio nel cielo della New York di quegli anni che il film si apre in modo spettacolare, con l'attracco nientedimeno dell'Hindenburg III a nientedimeno che l'Empire State Building!
Si resta subito spiazzati da ciò che sembra essere una particolarissima fotografia, con ombreggiature molto accentuate, luci diffuse, colori ovattati ed una sorta di strano alone, effetto molto rétro, attorno ai protagonisti, mistura questa, immagino, un po' di esigenze tecniche ed un po' del gusto per la rievocazione della resa di pellicole di altri tempi.
La trama si dipana poi seguendo schemi classici della narrativa anni '20 e '30, con la grande avventura cucita addosso all'eroe bello ed impavido, alla sua fidanzata giornalista impicciona, all'amico genio delle macchine, alla rivale in amore forte e generosa ed al gran cattivo, lo scienziato pazzo, la canaglia intenzionata a distruggere il mondo.
A ben guardare anche la trama rientra nel complesso dello spirito citazionista del film, essendo talmente tipica da non risultare scontata ma assolutamente giusta per l'opera, calzante a pennello.
Il gioco dei rimandi può coinvolgere una larghissima fetta di pubblico, essendo tanti e tali che è davvero impossibile non coglierne qualcuno: si va dai suoni dei raggi dei robot volanti, identici ai raggi della morte de La Guerra dei Mondi, all'astronave stile Tintin anche se non a scacchi, dal meccanismo di chiusura della stessa, identico a quello dell'ufo di Ultimatum alla Terra, al numero 1138 della stanza dello scienziato buono, richiamo a L'Uomo che fuggi dal futuro. Un malato di mente come me può arrivare fino a cogliere una somiglianza, strana quanto improbabile e fuori posto, tra la cattiva dominatrice delle macchine ed il Barone Ashura di Mazinga Z, sarà il cappuccio, sarà il bastone, chissà.
Chiaramente Kerry Conran ha costruito un giocattolo, un bel giocattolo, e ci fa il favore di farci giocare.
Buone le interpretazioni degli attori e buona anche la sceneggiatura, con battute ben costruite ed un finale da incorniciare.
Interessante e innovativo l'aspetto tecnico e realizzativo del film. Siamo di fronte alla prima pellicola interamente realizzata in blue screen, in soli 26 giorni di riprese, riuscendo così ad ottenere un fortissimo contenimento dei costi. Nessun fondale, nessuna macchina, nessuna scena, nessuna ripresa in esterni, solo il blue screen ed il resto tutto, completamente, digitale. Anche per questo il film appare così "disegnato". La cronaca narra che per realizzare questo suo sogno Kerry Conran non potesse fare diversamente, nessuno gli avrebbe mai accordato il denaro necessario ad una realizzazione convenzionale dell'opera. Si racconta quindi che il regista, ex studente di cinema, portatile in mano, si sia recato dai produttori e dopo la visione di una manciata di secondi facenti parte di un corto di qualche minuto, realizzato per mostrare l'idea, avesse già garantiti una settantina di milioni di dollari.
Non male per costruirsi un giocattolo sognato da sempre.
Il film negli Stati Uniti è stato campione di incassi nella prima settimana di programmazione, mostrando quindi che l'operazione nostalgia tentata dal regista ha riscosso un eccellente gradimento nel pubblico.
Nota conclusiva per Sir Laurence Olivier, da qualche parte forse leggerete che recita in questo film, cosa ovviamente difficile per chi è morto, come lui, nel 1989. Lo vedrete qui in qualche scena, pochi ologrammi, poche battute, nulla che si possa chiamare interpretazione, seppur digitalmente ricostruita. Anche questo evidentemente solo un omaggio del regista ad un grande attore del passato, una curiosità in più, un ingranaggio dorato nel suo giocattolone.
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