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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • I robot hanno delle leggi, i film d'azione anche.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 1.1/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 85 lettori
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Info

Io, Robot

di Alex Proyas

 
    Dati
  • Titolo originale: I, Robot
  • Soggetto: ispirato molto liberamente all'opera di Isaac Asimov
  • Sceneggiatura: Jeff Vintar, Akiva Goldsman
  • Genere: Azione - Sci-fi
  • Durata: 115 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A.
  • Anno: 2004
  • Produzione: 20Th Century Fox, Davis Entertainment, Lurence Mark Productions, etc.
  • Distribuzione: 20Th Century Fox Italia
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Io robot e tu no.

di Luigi Faragalli

Il mio primo modem per portatile era uno U.S. Robotics. Mi era sembrato di assistere alla fine di questa gloriosa azienda qualche anno fa, evidentemente era un sogno o qualcosa del genere, perché la U.S.R. esiste ancora, fa ancora modem, ha tanto di sito e su questo, consultabile pure in lingua italiana, non poteva certo non vantarsi della visibilità di primo piano data al proprio marchio in Io, Robot, non possiamo sapere se dietro compenso o meno. Deve fare un certo piacere comunque ad un membro di un consiglio di amministrazione vedere la propria ditta, poco importa se per semplice omonimia narrativa, protagonista di un action movie ed in un ruolo di grande potenza, economica, tecnologica e, diciamolo, sociale.
Vi sono infatti alcuni prodotti che nascono come semplici oggetti adibiti ad uno scopo, preposti ad eseguire un determinato compito, e poi, per alchimie umane che coinvolgono le mode, il mutamento di esigenze e stili di vita, le reali necessità, diventano qualcosa di più. Del resto quanti di voi si ricordano com'era vivere senza telefonino?
Così la televisione, l'automobile, e tanto altro ciarpame plastico metallico elettronico assolutamente inessenziale alla vita umana ma di fatto divenutone componente irrinunciabile.
L'assunto di base di Io, Robot è questo: nel novero degli aggeggi di cui non potremo fare a meno nel giro di qualche decennio entrerà anche il robot.
Ce ne saranno di rozzi, adibiti ai lavori più umili o più pesanti, dagli spazzini fino ai demolitori di case, e di più fighetti, gli ultimissimi modelli, quelli di metallo lucente e plastichetta traslucida bianca, che fa tanto stile Apple e fa pensare immediatamente all'oggetto di design, da tenere in salotto e mostrare orgogliosi agli amici colmi di invidia.
Tutto questo oggi può sembrare ragionevole, evidente quasi, uno sviluppo tecnologico assolutamente prevedibile tuttavia, senza sapere nulla sull'origine dei robot più famosi della narrativa mondiale, non ci si può rendere conto della straordinaria immaginazione dell'autore.
Era il 1942 quando Astounding Stories pubblicava Girotondo, un racconto di robot in cui comparivano espressamente per la prima volta Le Tre Leggi della Robotica. L'autore era uno strano ragazzo di origini russe poco più che ventenne, tale Isaac Asimov.
Centinaia di libri scritti, forse cinquecento, un enorme affresco che abbraccia millenni di futuro messo insieme in cinquanta lunghi anni di lavoro, pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, romanzo dopo romanzo.
Da anni mi chiedevo come mai Hollywood non avesse ancora attinto con convinzione allo sterminato mare della produzione di Asimov, un'enormità di materiale che abbraccia ambientazioni e tematiche incredibilmente varie, snodandosi attraverso vari cicli distinti per tematiche e soggetti ma comunque raccordati, non senza qualche perdonabilissima incongruenza. Sì, certo, qualche tentativo c'è anche stato, ma timido.
Questo pur valido film di Alex Proyas è la conferma dei miei timori: non si può fare un film di fantascienza ad Hollywood tratto da un testo di Asimov senza tradirlo e stravolgerne lo spirito.
E' quasi una catena di eventi inevitabili, di quelle che allo scrittore erano tanto care, se fai un film di fantascienza ad alto budget lo farcirai di effetti speciali, e se lo farcisci di effetti speciali ci starà bene anche un sacco di azione, inseguimenti d'auto, sparatorie, esplosioni, combattimenti, tutta roba che, purtroppo, con Asimov ha poco o nulla a che fare.
Dimenticandoci quindi di Asimov, sullo schermo vediamo un discreto, anzi diciamo pure buono, esempio di cinema d'azione moderno.
Will Smith è un poliziotto non proprio stabile mentalmente, affascinato da anticaglie anni zero zero ( si chiameranno così in futuro i primi anni del duemila fino al 2010?) perseguitato da un immotivato disprezzo nei confronti degli amichetti metallici, quasi razzismo, parrebbe. Ovviamente c'è il trauma, la spiegazione del rancore e tutto quanto, Hollywood spiega tutto, si sa. Suoi compagni di indagine sono la robopisicologa Susan Calvin, personaggio questo sì autenticamente Asimoviano, e Sonny, una lattina con cervello positronico e, per non farsi mancare niente, anche cuore positronico, ovvero un secondo cervello libero, un'alternativa.
Ottimi gli effetti speciali, notevolissima l'animazione dei robot, assolutamente da vedere i movimenti di camera, seppur virtuali, durante i combattimenti, con rotazioni complete rapidissime attorno ai corpi anche sospesi o in volo.
Belle anche le scene di massa, con moltissimi robot impegnati, citiamo una per tutte la scena dell'assalto all'auto di Spooner.
Proprio dalle auto l'unica nota dolente nell'aspetto visivo del film. Tutto appare curatissimo, i monitor dei computer, le interfacce dei sistemi operativi, i parcheggi automatizzati, i mille robot impegnati nei loro mestieri quotidiani, i mezzi pubblici futuristici nelle vedute ampie della città, ogni particolare sembra essere credibile, studiato, finanche il look dello spray riparapelle U.S.R. che usa Spooner è perfetto, tutto è impeccabile allo sguardo tranne, appunto, le auto.
Le automobili sono tutte delle Audi dei giorni nostri truccate, con goffi plasticoni messi qua è là per camuffarne la forma e farle sembrare auto del futuro.
Ora, io capisco che l'Audi abbia probabilmente sborsato un bel po' di soldi per far comparire il suo marchio sulla bellissima macchina di Spooner, e questo ci può stare, del resto probabilmente siamo stati noi italiani ad inventarci questo malcostume quando non si poteva fare un film senza che qualcuno bevesse ad un certo punto un Cynar o un Punt e Mes, però vedersi quasi in ogni scena delle Audi addobbate da carnevale  in giro non può che guastare l'atmosfera del film e nuocere al clima.
Venendo agli attori buona prova di Smith, per una volta un passo indietro rispetto alla sua consueta interpretazione sbruffona e ridanciana. Grande sfoggio di fisicità con tanto di doccia mostrapettorali che strappa più di un sospiro alle donne in sala. Buona prova anche del robot Sonny, o del team che lo ha creato, chissà, il volto appare infatti inaspettatamente espressivo.
Per una volta concediamo una sufficienza anche alla sceneggiatura, colpevole sì di essersi piegata per l'ennesima volta alle leggi dell'action movie post-matrix, con tanto di eroe e bella in sella alla solita moto, e di aver di fatto soltanto rubato titolo, leggi e qualche nome all'opera di Asimov ma, onestamente, piuttosto impegnata nel cercare almeno di costruire un intreccio fondato su identità robotica, personalità e definizione di vita e libertà.
Insomma, uno sforzo Jeff Vintar e Akiva Goldsman lo hanno fatto, dobbiamo ammetterlo.

Questa però non sarebbe una mia recensione su un film di fantascienza senza l'angolo del nerd: qualcuno deve spiegare a me ed ai miei amici nerd perché delle nanomacchine messe una prima volta in un cervello positronico lo neutralizzano e basta ed invece la seconda volta causano un bel botto, evitando possibilmente di addurre come motivazione il fatto che un film d'azione hollywoodiano non può finire senza esplosione.

Appendice all'angolo del nerd: se dopo aver visto questo film vi viene voglia di disattivare gli aggiornamenti automatici di Windows, beh, io vi capisco.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 37 commenti

 
 
utente
Angelus
  • commento La pubblicità dappertutto non mi sembra un buon argomento, Minority report, per dirne uno, ha fatto di peggio. E' prassi comune ormai ad hollywood, purtroppo.
 
 
 
 
 
utente
Angelus
  • commento Riguardo alla sceneggiatura ho già detto nella rece, dimenticando Asimov è come tante altre, addirittura meglio di alcune. La recitazione scadente nei film d'azione ha smesso di sorprendermi da tempo.
 
 
 
 
 
utente
Tino
  • commento La pubblicità dappertutto era solo una osservazione collegata alla tua circa le Audi. Il film è uno schifo indipendentemente da questo. E anche Minority Report è un filmaccio. Invece, circa la...
 
 
 
 
 
utente
Angelus
  • commento Tino, sono opinioni, le mie, le tue, quelle di chi vota, nessuno ha la verità assoluta in pugno, per fortuna. :)
 
 
 
 
 
utente
Angelus
  • commento Minority Report per me non era affatto male, per dire.
 
 
 
 
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