Il voto del redattore
- voto
- 1.5/5
- valutazione
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4/5
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- Questo film è stato votato da 7 lettori
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02 11 2013
Red Dragon
di Brett Ratner
- Dati
- Titolo originale: Red Dragon
- Soggetto: Thomas Harris
- Sceneggiatura: Ted Tally
- Genere: Drammatico - Thriller
- Durata: 130 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2002
- Produzione: Dino De Laurentis Productions, Scott Free Productions, etc.
- Distribuzione: UIP
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 27 04 2004
Questa recensione è stata letta 16137 volte
Red Dragon
di Sara Troilo
Brett Ratner, ovvero chi firma la regia di questo film, ha a disposizione un cast stellare e che cosa fa? Rimette in scena Manhunter, il capolavoro di Michael Mann, perfetto adattamento del romanzo di Harris Il delitto della terza luna. Coraggioso? No, dannatamente sprezzante del pericolo eppure fortunato, almeno al botteghino dove ha scalzato Pinocchio. L'incipit narra della cattura di Hannibal (sempre Anthony Hopkins, ma ringiovanito per l'occasione) da parte dell'agente Will Graham (Edward Norton), cattura che porta quest'ultimo a stare tra la vita e la morte per qualche settimana e successivamente a decidere di ritirarsi in Florida con moglie (Mary-Louise Parker) e marmocchio e riparare motori di barche. L'FBI, però, ha ancora bisogno di lui e il collega di un tempo (Harvey Keitel) lo convince a tornare in servizio mostrandogli le foto delle innocenti famiglie fatte a pezzi dal Lupo mannaro (Ralph Fiennes). Il prequel de Il silenzio degli innocenti è confezionato per essere appunto quello, allineato sul successo di Demme, con cella di Hannibal ricostruita identica al film del '91 e una consequenzialità di fatti che porta giusto alla famosa scena di Clarice Starling a colloquio con il Cannibale e senza nessuna invenzione.
Al film manca l'anima, è pulito fino a essere urticante e in questo è ben rappresentato dal suo protagonista Will Graham: un Edward Norton sotto tono, monoespressivo, senza grinta a cui a stento si collega il lato oscuro che gli permette l'identificazione con i serial killer e praticamente identico ai padri delle famiglie che il Lupo mannaro sceglie come vittime. Per notare la mancanza di profondità di questa visuale asettica non serve paragonarla al film di Mann e alle sue meravigliose costruzioni cromatiche, al suo incutere terrore senza mostrare scene di violenza e al suo farci entrare nei due personaggi che si fronteggiano fino alla soglia in cui si incontrano, molto simili l'uno all'altro, no, questo ci porterebbe troppo lontani. Red Dragon non ci porta da nessuna parte. Ci sono brevi sprazzi di luce che paradossalmente accompagnano l'unico personaggio che questa luce non la vede, la donna cieca (Emily Watson)amata dall'assassino ha il dono di farci intravedere un mondo sommerso fin dalla prima scena che la vede protagonista, quando con fare leggero gli indica sicura la strada da percorrere in camera oscura, allo spiazzato e temibile serial killer si apre il cuore e noi smettiamo per un attimo di annoiarci. Red Dragon somiglia al bel compito del primo della classe, quello che copia dal compagno intelligente e che alza la mano mentre gli altri sono interrogati (in evidente imbarazzo) e Ratner, assestando la propria regia al grado zero dell'espressività per confezionare la parte mancante (eccedente, in realtà e sfolgorante) alla trilogia harrisiana, dimostra di essere piatto quanto basta per stravincere ai box office.
Al film manca l'anima, è pulito fino a essere urticante e in questo è ben rappresentato dal suo protagonista Will Graham: un Edward Norton sotto tono, monoespressivo, senza grinta a cui a stento si collega il lato oscuro che gli permette l'identificazione con i serial killer e praticamente identico ai padri delle famiglie che il Lupo mannaro sceglie come vittime. Per notare la mancanza di profondità di questa visuale asettica non serve paragonarla al film di Mann e alle sue meravigliose costruzioni cromatiche, al suo incutere terrore senza mostrare scene di violenza e al suo farci entrare nei due personaggi che si fronteggiano fino alla soglia in cui si incontrano, molto simili l'uno all'altro, no, questo ci porterebbe troppo lontani. Red Dragon non ci porta da nessuna parte. Ci sono brevi sprazzi di luce che paradossalmente accompagnano l'unico personaggio che questa luce non la vede, la donna cieca (Emily Watson)amata dall'assassino ha il dono di farci intravedere un mondo sommerso fin dalla prima scena che la vede protagonista, quando con fare leggero gli indica sicura la strada da percorrere in camera oscura, allo spiazzato e temibile serial killer si apre il cuore e noi smettiamo per un attimo di annoiarci. Red Dragon somiglia al bel compito del primo della classe, quello che copia dal compagno intelligente e che alza la mano mentre gli altri sono interrogati (in evidente imbarazzo) e Ratner, assestando la propria regia al grado zero dell'espressività per confezionare la parte mancante (eccedente, in realtà e sfolgorante) alla trilogia harrisiana, dimostra di essere piatto quanto basta per stravincere ai box office.
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