Tratto dall'omonimo e importante libro scritto da Saviano sulla camorra, un ritratto dello strapotere della malavita nel napoletano.
Il voto del redattore
- voto
- 5/5
- valutazione
- Garrone mette in scena cinque episodi tratti dal romanzo di Saviano, sviscerando il "sistema" della camorra e dell'impero economico, politico e militare che ha saputo costruirsi negli anni superando persino la notorietà di Cosa Nostra. Cinque modi diversi di vedere lo stesso problema. Cinque calci in faccia che fotografano, senza falsa retorica, il vero volto ormai sciupato e struccato, del Bel Paese.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 4.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Gomorra
di Matteo Garrone
- Dati
- Titolo originale: Gomorra
- Soggetto: Roberto Saviano (libro omonimo)
- Sceneggiatura: Matteo Garrone, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio, Massimo Gaudioso
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 135 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2008
- Produzione: Fandango
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 18 04 2008
"Questo è il paese del sole..."
di Emanuel Perico
"... questo è il paese del mare" diceva la vecchia canzone di una volta. Ma la luce del sole è stata sostituita da quella artificiale di una lampada UVA e del mare si percepisce a malapena la presenza. Già nella tesissima sequenza iniziale di Gomorra, una violenta sparatoria tra clan in un solarium, si entra subito in empatia con quello che sarà il contenuto di questa opera di Matteo Garrone tratta dal romanzo omonimo di Roberto Saviano, best seller e caso editoriale dell'anno.
Gomorra è una tragedia in cinque atti, cinque storie di vita vera, di partite già perse in partenza: quella di Totò, adolescente che si trova nel bel mezzo di una faida tra cosche e vorrebbe entrare nel "sistema" per dare un senso alla propria vita; Don Ciro (Gianfelice Imparato), che per sbarcare il lunario fa il porta soldi e dal "sistema" vorrebbe uscirne; Pasquale (Salvatore Cantalupo), per arrotondare il suo magro stipendio da sarto di notte concede i propri segreti professionali alla concorrenza cinese che produce copie di abiti di alta moda; Marco e Ciro, novelli Scarface e vittime del loro immaginario cinematografico, si troveranno faccia a faccia con la cruda realtà, quella dei veri boss e non surrogati di celluloide; infine Roberto, aiutante di Franco (Toni Servillo) che si occupa di smaltimento di scorie tossiche prodotte dai grossi stabilimenti del Nord. Il regista estrapola dal libro cinque situazioni, disegnandole con la consueta maestria, con meno fronzoli e licenze stilistiche rispetto a lavori precedenti (L'imbalsamatore e Primo Amore) ma più asciutto ed essenziale, molto concentrato sui volti dei protagonisti. Di chiara ispirazione neorealista, lo stile di Garrone, in questo caso, potrebbe essere definito pop-realismo, visto anche il modo in cui vengono accostate le canzoni melodiche di una certa tradizione partenopea con immagini di una violenza spietata, creando una sorta di melodramma grottesco e surreale.
L'uso del dialetto stretto sottotitolato conferisce alla pellicola un'ulteriore sensazione di straniamento e spersonalizzazione, dandoci la sensazione di trovarci di fronte a vicende lontane anni luce da noi quando in realtà è tutto dietro l'angolo. Molto suggestivo il lavoro del regista sulle architetture e sugli ambienti, dove tutto sembra sospeso, apologia del non-luogo, palazzi che dovevano essere simbolo del progresso e dell'innovazione e che ora non sono altro che contenitori più o meno asettici di vite condannate al degrado e allo scempio. Luoghi dove possono coesistere bambini che sguazzano allegramente in piscine di gomma, spacciatori armati in quotidiano conflitto con le forze dell'ordine e rivali in malaffare. Labirinti soffocanti che sono in realtà lo specchio delle anime dei protagonisti, condannati a vivere in un limbo fisico e psichico che altri hanno costruito ma al quale ci si deve adeguare in fretta per poter sopravvivere. Un terrore intimo, etereo, silenzioso, che esiste e si percepisce anche quando non dovrebbe essercene motivo apparente. Ciò che sconcerta di più è la consapevolezza contrapposta alla rassegnata accettazione di una realtà che ha assunto ormai i contorni di una farsa ma che è tutt'altro che fiction. Qua la malavita non è l'eccezione, ma la regola. Chi vuole entrare nel sistema deve superare una prova di coraggio ma chi ne vuole uscire deve pagare con la vita stessa.
Una particolare menzione va al cast, dove attori di gran lustro (un immenso e onnipresente Toni Servillo su tutti) condividono il set con ragazzi che per la prima volta prestano la loro immagine ad una cinepresa, con consumato mestiere e portando sullo schermo non rappresentazioni distorte ma brandelli di vita reale. Salvatore Abruzzese, Marco Macor, Ciro Petrone (per citarne alcuni) sono ragazzi che il sitema l'hanno vissuto davvero e sanno cosa vuol dire tenere in mano una pistola vera e non solamente fare finta.
Gomorra è un pugno allo stomaco: scene di una tensione allarmante come l'iniziazione di Totò (straordinario Salvatore Abruzzese) che per entrare nel clan deve farsi sparare a bruciapelo indossando un corpetto antiproiettile, o l'agghiacciante sparatoria finale nella quale Don Ciro ne esce come "inaspettato" superstite, sono solo alcuni degli episodi che fanno della pellicola di Garrone un film che ti rimane addosso a lungo, come catrame sulle suole delle scarpe preferite. Forse anche per questo Sean Penn ha deciso di conferire al film il Gran Prix du Jury all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, dimostrando a tutti che il cinema italiano (quello vero) non è morto, sta benissimo e vuole tornare ad essere un punto di riferimento sia per gli addetti ai lavori che per noi malati di cinema. Perché la Terra dei Cachi è la Terra dei Cachi.
I lettori hanno scritto 3 commenti
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Mercoledì 02 Luglio 2008 [12:49]
- commento 4.5 ma solo perche' patisco la mdp a mano.
- indirizzo IP 151.65.229.253
- data e ora Sabato 12 Luglio 2008 [9:44]
- commento Io ho trovato più disturbante la perenne mancanza di fuoco dei soggetti anche un millimetro dietro il primo piano. Comunque gli do 5, gran film. E Servillo come al solito giganteggia.
- indirizzo IP 213.140.11.141
- data e ora Lunedì 11 Agosto 2008 [15:58]
- commento questo film dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole d'Italia e in tutte le tv del Paese!
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