Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Intrigante, coinvolgente, energizzante
Il voto dei lettori
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- di Julien Temple
- dal 29 02 2008
- genere Musicale
- tipo Documentario
- Marina Zabatino
- di Agostino Ferrente
- dal
- genere Musicale
- tipo Documentario
- Roberta Folatti
- di German Kral
- dal
- genere Musicale
- tipo Documentario
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Shine a Light
di Martin Scorsese
- Dati
- Titolo originale: Shine a Light
- Soggetto:
- Sceneggiatura:
- Genere: Musicale - Documentario
- Durata: 122 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2008
- Produzione: Concert Productions International, Shangri-La Entertainment
- Distribuzione: BIM
- Data di uscita: 11 04 2008
Rock... forza 1000
di Roberta Folatti
Un film-concerto su quelle cariatidi dei Rolling Stones, lungo 122 minuti, mi chiedo come farò a sopportarlo... Sì, sono stati una band mitica, che ho sempre preferito ai Beatles per la loro irriverente disinvoltura, ma a quest'età non è più dignitoso andarsene in pensione? C'è un tempo per tutto e gli sculettamenti di Mick Jagger non appaiono ormai tristemente patetici?
Certo in questo caso c'è il fattore Martin Scorsese a regalare una marcia in più al film, ma ugualmente 122 minuti dedicati a questi peterpan incartapecoriti mi sembrano troppi.
Shine a light documenta la preparazione di un concerto dei Rolling Stones al Beacon Theater di New York, e poi segue il gruppo sul palco quando prende il via lo spettacolo, arricchito dalla presenza di vari ospiti. Il gioco iniziale è il bisticcio tra Scorsese e i membri della band che si rifiutano di comunicargli la scaletta dei brani che verranno eseguiti. Non per complicargli volutamente il lavoro ma perchè il loro stile sta proprio nel decidere all'ultimo, scegliendo poco prima di salire sul palco i pezzi che sentono di più in quell'istante. Genio e sregolatezza o semplicemente una posa?
Mah... anche questo atteggiamento non mi predispone ad essere benevola con la storica band, insomma questi Rolling Stones se la tirano, fanno le star, vivendo di rendita, di una fama conquistata decenni prima...
Ma basta che Mick Jagger entri in scena e cominci a muoversi con un'elasticità da ragazzino e col suo irrefrenabile senso del ritmo che i miei pregiudizi vengono spazzati via... Shine a light è un'esplosione di energia, un'immersione nell'anima più autentica del rock e Scorsese non si limita a riprendere il concerto, ci fa entrare a poco a poco in confidenza con ciascuno dei componenti della band. Alternando vecchissime interviste a momenti di spontaneità attuali, il regista traccia l'identikit dei quattro musicisti, lasciando intuire anche quali siano le relazioni e i rapporti di forza che governano il gruppo e che hanno consentito ai Rolling Stones di "sopportarsi" per così tanto tempo senza rotture insanabili. La forte personalità di Mick Jagger, abituato sin dagli albori ad essere costantemente "personaggio", la rivalità/complicità tra Keith Richards e Ron Woods, il sublime distacco di Charlie Watts, dal volto marmoreo e dal ghigno perennemente ironico - il film documentario di Scorsese ci racconta tutto questo. Shine a light coniuga in modo quasi perfetto momenti musicali e istantanee private, riuscendo a decodificare la magia di questa band inossidabile che richiama ancora un pubblico eterogeneo, di tutte le fasce d'età.
Scorsese, con tocchi brevi ma significativi, dà un'idea della portata rivoluzionaria che ebbero i Rolling Stones ai loro esordi. La loro carica trasgressiva li fece persino finire in carcere. C'è chi è convinto che se anche il gruppo non avesse più inciso un album dopo il 1965, sarebbe comunque rimasto nella storia.
Eppure, dall'anno di formazione - il 1962 - a oggi, con le rughe e gli eccessi scolpiti in faccia e con quell'aria sorniona di chi è scampato a mille bufere, Jagger, Richards, Woods e Watts continuano a creare sul palco una miscela di energia, fascinazione, professionalità unica nel suo genere. Una parte del segreto della loro longevità sta nell'approccio ironico che hanno mantenuto, splendidamente dimostrato dalla conversazione fra Richard e Woods, che alla domanda su chi sia il miglior chitarrista fra i due danno vita a un divertentissimo duetto.
Insomma, partendo da una posizione di aperto scetticismo, vi ho raccontato come quei quattro scalmanati, apparentemente anziani, mi hanno conquistata, inculcandomi il desiderio di vederli suonare dal vivo e di respirare quella particolarissima atmosfera.
Per dare forza e risalto alle immagini, Scorsese si è servito di una troupe di cineasti da Oscar, Robert Richardson, Andrew Lesnie, Stuart Dryburgh, Robert Elswith e Elen Kuras, tutti direttori della fotografia con grandi film alle spalle. E il risultato si vede!
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