Due ragazzi, uno italiano e l'altro rumeno scappato dal proprio paese, uniti da una forte amicizia sullo sfondo dell'Italia di oggi in cui il capitalismo detta le sue leggi.
Il voto del redattore
- voto
- 4.5/5
- valutazione
- Il precariato in tutte le sue sfaccettature. Raccontato agli italiani in maniera diversa. E, finalmente, sincera.
Il voto dei lettori
- voto medio
- senza voto
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 0 lettori
Editoriali
Vignette
Schede
Recensioni
Speciali
Rubriche
Cloache
Ring
A Dangerous Method
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
News
02 11 2013
Cover-boy
di Carmine Amoroso
- Dati
- Titolo originale: Cover-boy
- Soggetto: Carmine Amoroso, Filippo Ascione
- Sceneggiatura: Carmine Amoroso, Filippo Ascione
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 93 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2006
- Produzione: Filand s.r.l.
- Distribuzione: Istituto Luce
- Data di uscita: 21 03 2008
Recensione pubblicata il 20 04 2008
Questa recensione è stata letta 16445 volte
Straniero in patria. Anche al cinema.
di Antinoo
La rivoluzione che portò alla caduta di Ceaucescu. Da lì viene Ioan (Eduard Gabia), un giovane rumeno convinto da un amico a tentare fortuna in Italia. Vi arriva in una qualsiasi delle tante maniere rocambolesche con cui un immigrato illegale può giungere nel Nostro paese, tanto il risultato non cambia: solo, incapace di parlare la lingua e senza un lavoro. Ioan si ritrova, così, a cercare una propria dimensione in una città che non lo vuole, già piena di altri che, come lui, non sanno cosa fare e dove andare e costretti, addirittura, a rimediare con qualche mezzuccio almeno una doccia. Proprio durante una di queste, per comodità potreMo dire, malefatte Ioan si imbatte in Michele (Luca Lionello), giovane addetto alle pulizie della Stazione Termini, abituato, come tutti, a trattare con disprezzo e fastidio questi rumeni che vengono nel Nostro paese a rubarCi il lavoro o a compiere ogni tipo di delitto, come se non avessimo abbastanza ladri in casa da doverne importare dall'estero. Ma Michele è diverso: dopo aver provocato a Ioan un'emorragia al naso si vergogna e gli offre aiuto e un posto dove stare, ovviamente subaffittandogli la stanza. La casa non brilla per comfort, posizionata com'è tra l'antico acquedotto e i binari di un treno che non smette mai di passare. Senza contare la terribile padrona di casa (Luciana Littizzetto), aspirante attrice frustrata dalla mancanza di prospettive reale, che si vendica della sua inadeguatezza vessando l'inquilino del piano di sotto e il suo nuovo amico.
I due giovani uomini si arrangiano come possono, Michele sempre a Termini e Ioan trovando lavoro come meccanico in uno sfascio di periferia vicino Cinecittà. Tra i due si instaura un legame ogni giorno più forte, tanto che Michele, superate le prime diffidenze, si lega sempre più all'amico, fino al punto di iniziare a provare una forte attrazione. La situazione economica e sociale, però, non è tra le migliori in Italia: questo Michele, abruzzese emigrato a Roma, lo sa bene. Lo scoprirà anche Ioan: entrambi perderanno il lavoro, l'uno perché tra il personale in esubero è quello che non deve mantenere una famiglia, l'altro perché non ha un visto valido. I due, accomunati anche da ciò, tentano in ogni modo di uscire da questa situazione, regalandosi la compagnia reciproca e qualche spazio proprio in cui stare bene, come una gita fuori porta ad Ostia o il progetto fantasioso di aprire un ristorante sul Danubio. Michele non sa che l'amico è abituato a mantenere tutti gli impegni.
Per una cosa del genere, infatti, Ioan riesce a ritrovare l'amico rumeno perso di vista all'inizio del suo viaggio, ma questi non gli propone che ciò che la loro razza sa fare meglio nel Nostro immaginario collettivo: prostituirsi. Fortunatamente per lui, Laura (Chiara Caselli), una famosa fotografa di moda, lo nota per strada, gli scatta alcune foto e vuole lanciarlo come modello. Il giovane si lascia convincere dalla somma in denaro che gli viene subito versata e dal cellulare che gli viene comprato, e decide di partire con lei per Milano. Michele, ovviamente, avverte con enorme dolore il distacco dall'unica persona con cui era riuscito a condividere quel poco che aveva e la propria solitudine. Ma Ioan lo rassicura: tornerà e apriranno il loro ristorante. Manterrà la sua promessa. Ma gli altri?
Quella che ho fin qui descritto è solo la prima parte di Cover - Boy (L'ultima rivoluzione), bellissimo secondo film di Carmine Amoroso. Non affannatevi a cercarne il primo: di Come mi vuoi (in francese Embrasse-moi Pasqualino), film pioniere per quanto riguarda il cinema nazionale nel trattare la tematica transgender, con Vladimir Luxuria e l'allora inedita coppia Monica Bellucci/Vincent Cassel, non esiste più alcuna traccia: Medusa Video, che ne possiede i diritti di sfruttamento non l'ha mai fatto uscire su alcun tipo di supporto. Speriamo una sorte diversa attenda Cover - Boy (L'ultima rivoluzione): dovrebbe non solo essere maggiormente distribuito, visto che in giro ci sono solamente 10 copie, ma anche mostrato nelle scuole e quasi imposto a tutta la popolazione, che pare aver dimenticato gli anni duri dell'emigrazione e sembra credere solo a ciò che viene urlato a colpi di slogan elettorali. Slogan che, in questo particolare momento storico, appaiono non solo più falsi del solito, ma anche pericolosi, identificando in un generico gruppo rumeno il nemico e la fonte di gran parte dei problemi che assediano ogni città. Il film insegna, in un'Italia da fiction sembra ormai evidente che sia un film a doverlo spiegare, che dietro ogni volto, anche di straniero, c'è una storia, una guerra interiore ed esteriore, che dovrebbe farcelo considerare, innanzitutto, persona. Un'opera che dimostra come la diversità non riguarda solamente l'etnia o le inclinazioni sessuali: basta non avere un lavoro per ritrovarsi ai margini di una società che ha sostituito l'individuo al profitto che è in grado di generare, non importa se come spazzino, prostituto o gruccia semovente chiamata modello. E ritrovarsi come straniero nella propria patria.
Com'è capitato a questo film, che esce con quasi due anni di ritardo, dopo aver vinto moltissimi premi in numerosi festival internazionali, e che deve la sua realizzazione oltre che alla strenua volontà del regista e dell'intera crew, all'Istituto Luce, che ha creduto in questo progetto e lo ha sostenuto come poteva. Cover - Boy (L'ultima rivoluzione) ci regala splendide figure di individui che, come i personaggi di Aki Kaurismaki, sono semplicemente non in grado di difendersi da ciò che la società tenta di fare loro: Michele, che ha come unico difetto rispetto ad altri, il non avere una famiglia da mantenere; i suoi datori di lavoro non sono un gruppo di spregevoli affaristi che vessano il proletariato, ma altri lavoratori terrorizzati dalla precarietà e costretti ai tagli, così come quelli di Ioan, che non vogliono sfruttarlo, né licenziarlo, ma non possono fare altrimenti. Il tutto con, come sottofondo, la continua invettiva di Silvio Berlusconi contro i comunisti, per il loro inventare una crisi inesistente nella realtà.
Non Mi dilungherò oltre, le altre impressioni sono tutte troppo personali e Mi toccano da vicino per poter essere oggetto di una recensione. Sottolineo solo, oltre alla bravura di tutti gli attori, la suggestiva fotografia di Paolo Ferrari e il montaggio di Luca Manes che, insieme al regista, riescono lì dove fallisce miseramente la Comencini con il suo pubblicizzatissimo Bianco e Nero. Una diversità che evoca una Roma simile a quella che tante volte ci ha mostrato Opzetek, ma più vera e periferica, fermata da occhi che sono diventati grandi sotto questo cielo, segnati dal realismo di Rossellini e Pasolini, con gli infiniti spazi del Mandrione, del Parco degli Acquedotti e San Policarpo. Le fermate disagevoli del tram, le corse in motorino fino ad Ostia, l'incanto del Colosseo all'alba: luoghi che anch'IO ho vissuto, e sentito. Anche da straniero.
I due giovani uomini si arrangiano come possono, Michele sempre a Termini e Ioan trovando lavoro come meccanico in uno sfascio di periferia vicino Cinecittà. Tra i due si instaura un legame ogni giorno più forte, tanto che Michele, superate le prime diffidenze, si lega sempre più all'amico, fino al punto di iniziare a provare una forte attrazione. La situazione economica e sociale, però, non è tra le migliori in Italia: questo Michele, abruzzese emigrato a Roma, lo sa bene. Lo scoprirà anche Ioan: entrambi perderanno il lavoro, l'uno perché tra il personale in esubero è quello che non deve mantenere una famiglia, l'altro perché non ha un visto valido. I due, accomunati anche da ciò, tentano in ogni modo di uscire da questa situazione, regalandosi la compagnia reciproca e qualche spazio proprio in cui stare bene, come una gita fuori porta ad Ostia o il progetto fantasioso di aprire un ristorante sul Danubio. Michele non sa che l'amico è abituato a mantenere tutti gli impegni.
Per una cosa del genere, infatti, Ioan riesce a ritrovare l'amico rumeno perso di vista all'inizio del suo viaggio, ma questi non gli propone che ciò che la loro razza sa fare meglio nel Nostro immaginario collettivo: prostituirsi. Fortunatamente per lui, Laura (Chiara Caselli), una famosa fotografa di moda, lo nota per strada, gli scatta alcune foto e vuole lanciarlo come modello. Il giovane si lascia convincere dalla somma in denaro che gli viene subito versata e dal cellulare che gli viene comprato, e decide di partire con lei per Milano. Michele, ovviamente, avverte con enorme dolore il distacco dall'unica persona con cui era riuscito a condividere quel poco che aveva e la propria solitudine. Ma Ioan lo rassicura: tornerà e apriranno il loro ristorante. Manterrà la sua promessa. Ma gli altri?
Quella che ho fin qui descritto è solo la prima parte di Cover - Boy (L'ultima rivoluzione), bellissimo secondo film di Carmine Amoroso. Non affannatevi a cercarne il primo: di Come mi vuoi (in francese Embrasse-moi Pasqualino), film pioniere per quanto riguarda il cinema nazionale nel trattare la tematica transgender, con Vladimir Luxuria e l'allora inedita coppia Monica Bellucci/Vincent Cassel, non esiste più alcuna traccia: Medusa Video, che ne possiede i diritti di sfruttamento non l'ha mai fatto uscire su alcun tipo di supporto. Speriamo una sorte diversa attenda Cover - Boy (L'ultima rivoluzione): dovrebbe non solo essere maggiormente distribuito, visto che in giro ci sono solamente 10 copie, ma anche mostrato nelle scuole e quasi imposto a tutta la popolazione, che pare aver dimenticato gli anni duri dell'emigrazione e sembra credere solo a ciò che viene urlato a colpi di slogan elettorali. Slogan che, in questo particolare momento storico, appaiono non solo più falsi del solito, ma anche pericolosi, identificando in un generico gruppo rumeno il nemico e la fonte di gran parte dei problemi che assediano ogni città. Il film insegna, in un'Italia da fiction sembra ormai evidente che sia un film a doverlo spiegare, che dietro ogni volto, anche di straniero, c'è una storia, una guerra interiore ed esteriore, che dovrebbe farcelo considerare, innanzitutto, persona. Un'opera che dimostra come la diversità non riguarda solamente l'etnia o le inclinazioni sessuali: basta non avere un lavoro per ritrovarsi ai margini di una società che ha sostituito l'individuo al profitto che è in grado di generare, non importa se come spazzino, prostituto o gruccia semovente chiamata modello. E ritrovarsi come straniero nella propria patria.
Com'è capitato a questo film, che esce con quasi due anni di ritardo, dopo aver vinto moltissimi premi in numerosi festival internazionali, e che deve la sua realizzazione oltre che alla strenua volontà del regista e dell'intera crew, all'Istituto Luce, che ha creduto in questo progetto e lo ha sostenuto come poteva. Cover - Boy (L'ultima rivoluzione) ci regala splendide figure di individui che, come i personaggi di Aki Kaurismaki, sono semplicemente non in grado di difendersi da ciò che la società tenta di fare loro: Michele, che ha come unico difetto rispetto ad altri, il non avere una famiglia da mantenere; i suoi datori di lavoro non sono un gruppo di spregevoli affaristi che vessano il proletariato, ma altri lavoratori terrorizzati dalla precarietà e costretti ai tagli, così come quelli di Ioan, che non vogliono sfruttarlo, né licenziarlo, ma non possono fare altrimenti. Il tutto con, come sottofondo, la continua invettiva di Silvio Berlusconi contro i comunisti, per il loro inventare una crisi inesistente nella realtà.
Non Mi dilungherò oltre, le altre impressioni sono tutte troppo personali e Mi toccano da vicino per poter essere oggetto di una recensione. Sottolineo solo, oltre alla bravura di tutti gli attori, la suggestiva fotografia di Paolo Ferrari e il montaggio di Luca Manes che, insieme al regista, riescono lì dove fallisce miseramente la Comencini con il suo pubblicizzatissimo Bianco e Nero. Una diversità che evoca una Roma simile a quella che tante volte ci ha mostrato Opzetek, ma più vera e periferica, fermata da occhi che sono diventati grandi sotto questo cielo, segnati dal realismo di Rossellini e Pasolini, con gli infiniti spazi del Mandrione, del Parco degli Acquedotti e San Policarpo. Le fermate disagevoli del tram, le corse in motorino fino ad Ostia, l'incanto del Colosseo all'alba: luoghi che anch'IO ho vissuto, e sentito. Anche da straniero.
Partecipa
Cosa aspetti a diventare un utente registrato?
Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.
Pubblicità