Un ragazzo e una donna non esattamente baciati dalla fortuna restano coinvolti in un frontale. Da lì cominceranno a parlarsi d'amore.
Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- L'opera prima che vede Silvio Muccino alla regia è, tutto sommato, una buona pellicola.
Il voto dei lettori
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- Questo film è stato votato da 0 lettori
- di Woody Allen
- dal 17 10 2008
- genere Commedia
- tipo Sentimentale
- Chiara Orlandi
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Parlami d'amore
di Silvio Muccino
- Dati
- Titolo originale: Parlami d'amore
- Soggetto: Silvio Muccino, Carla Vangelista
- Sceneggiatura: Silvio Muccino, Carla Vangelista
- Genere: Commedia - Sentimentale
- Durata: 115 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2008
- Produzione: Cattleya
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 14 02 2008
Silvio Muccino tra letteratura e cinema
di Eleonora Fontana
Silvio Muccino e Carla Evangelista pubblicano nel 2006 Parlami d'amore, un libro scritto per essere messo in scena. Un libro ben scritto, che parla della vita e dell'amore: la vita di una ragazza ricca e triste che non riesce ad amare se stessa, quella di una quarantenne insoddisfatta che non ama suo marito, quella di una ventenne ribelle e coraggiosa che ama il figlio che porta in grembo, quella di un ragazzo giovane e solo che ama soprattutto la vita. C'è letteratura nel libro di Evangelista e Muccino e anche un po' di poesia, c'è ritmo, c'è suspense, c'è melodia. Lo scambio e il sovrapporsi dei punti vista e dei narratori ci fa entrare nella vita dei personaggi, ci fa sentire l'odore delle loro case e della loro pelle. Con i protagonisti del libro si stabilisce un punto di contatto e, pagina dopo pagina, li si impara a conoscere. Poi nel libro c'è forse troppo di tutto: troppa verve narrativa, troppa dolcezza e troppo trash e, in primis, troppe pagine.
Due anni dopo Muccino dirige l'omonimo film ed Evangelista ne scrive la sceneggiatura, il risultato è, ancora una volta, buono anche se, come mi aspettavo, il film non regge il confronto con il libro. In primo luogo perché mentre un libro concede sempre spazio all'immaginazione e all'interpretazione personali, solo i migliori film riescono a fare altrettanto; inoltre mettere in scena i propri personaggi, quelli creati in anni di stesura narrativa per un romanzo, quelli con i quali si è convissuto per lungo tempo è un'opera difficile e rischiosa. Quei personaggi si conoscono così bene che di loro, mettendoli in scena, spesso si danno troppi aspetti per scontati rischiando di modificare il loro modo di essere. Per esempio Ajana Sanchez-Gijon interpreta una Nicole dalla personalità molto meno complessa della Nicole del romanzo, troppo criptica e troppo assente per poter essere capita a pieno. Muccino, al contrario, interpreta con piena rispondenza il personaggio del libro: in effetti, leggendo il romanzo, Sacha ce lo eravamo immaginato proprio così, con i pantaloni sdruciti, i giacconi over size e le scarpe da tennis sporche e Carolina Crescentini è brava ad interpretare Benedetta, la femme fatale. Purtroppo Hollywood fa capolino in qualche scena del film, con un Silvio Muccino palestrato che si annoda l'asciugamano intorno alla vita dopo la doccia e sistema la borsa da carpentiere attorno ai jeans come un sex symbol della Coca Cola. Hollywood, per esempio, è nella rappresentazione della festa in maschera di Benedetta che ricorda vagamente Eyes Wide Shut, o nelle frenetiche partite a poker del protagonista.
Esattamente come il libro, il film è troppo lungo e alcune scene sembrano essere cadute per sbaglio nel montaggio. Ma l'opera prima che vede Silvio Muccino alla regia è, tutto sommato, una buona pellicola, bella la colonna sonora e ottimi gli attori. Finalmente un modo nuovo di raccontare nel panorama del cinema italiano. Qui i ritmi lenti e la fotografia ricordano vagamente i film francesi ma rimangono del tutto italiani.
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