Giornalista finisce in coma. Si risveglia completamente paralizzato. Gli rimane solo l'occhio sinistro.
Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Un film molto commovente, intenso, introspettivo, che costringe alla riflessione sui temi fondamentali dell'essere
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.5/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- di Sean Penn
- dal 25 01 2008
- genere Drammatico
- tipo Biografico
- Lorenzo Morganti
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
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Lo scafandro e la farfalla
di Julian Schnabel
- Dati
- Titolo originale: Le scaphandre et le papillon
- Soggetto: Tratto dal romanzo omonimo di Jean-Dominique Bauby
- Sceneggiatura: Ronald Harwood
- Genere: Drammatico - Biografico
- Durata: 112 min.
- Nazionalità: Francia, U.S.A.
- Anno: 2007
- Produzione: Pathé Renn Productions, The Kennedy/Marshall Company, France 3 Cinéma
- Distribuzione: BIM
- Data di uscita: 15 02 2008
- Link
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La prigione del corpo e la libertà della mente
di Rossana Pennacchi
Jean Dominique Bauby (Mathieu Almaric), quarantatreenne giornalista e autore di successo, affermato direttore di Elle Francia, ha improvvisamente un deleterio ictus mentre è nel pieno del suo fulgore fisico, professionale e artistico.
Al risveglio dal coma si ritrova nell'ospedale marittimo di Berck, dove apprende che è affetto dalla rara sindrome Locked-in. Scopre di essere totalmente immobilizzato, senza altra funzione attiva se non quella del suo occhio sinistro. Ogni altra banale azione gli è impedita. Non può parlare. E' veramente prigioniero del suo stesso corpo, come fosse in uno scafandro dal quale non può uscire e che non gli permette di comunicare con il resto dell'umanità, pur avendo mantenuto una viva e vigile intelligenza. Ha attive l'immaginazione, alla quale si concede sempre più spesso, e la memoria.
Superato lo shock iniziale e la voglia di lasciarsi andare al desiderio della morte, decide di non compiangersi e impara a utilizzare immaginazione e memoria come fossero una farfalla che lo fa volare lontano. Tanto è stato superficiale in salute, tanto imparerà ad essere profondo e spirituale nella malattia.
Con l'aiuto della preziosissima e bella ortofonista Henriete Durand (Marie-José Croze) impara un alfabeto del tutto riorganizzato, composto anteponendo le lettere più frequentemente usate alle altre.
Con l'unico movimento che gli è consentito, il battito di ciglia dell'occhio sinistro, comunica la scelta dall'alfabeto scanditogli con pazienza dall'assistente e vola nel suo racconto, che successivamente diverrà un famoso libro tradotto in molte lingue, faticosamente e lentamente scritto lettera per lettera.
Tratto dall'omonimo libro che racconta la vera storia della breve vita di Bauby, il lungometraggio è girato per tutta la prima parte in prima persona, con una voce fuori campo che esprime i pensieri del protagonista, e le inquadrature non sempre centrate e a volte poco nitide, come quando Jean Dominique esce dal coma, poi grigie e a tratti coloratissime. E' la visuale di Jean Dom, una visuale ristretta e resa unidirezionale dalla malattia devastante.
La seconda parte è girata all'esterno, in controcampo, non più come se tutto fosse visto dall'unico occhio di Jean Dominique, ma al contrario con la macchina da presa diretta verso di lui.
Geniale il regista Julian Schnabel (Basquiat, Prima che sia notte) nella scelta delle inquadrature, che ottengono l'effetto di far immedesimare perfettamente lo spettatore nella situazione. Commoventissimi i passaggi che illustrano il rapporto tra Jean Dominique ed il padre (Max Von Sydow), e tra Jean Dom e la moglie (Emmanuelle Seigner). Bravissimo e d'eccezione tutto il cast, primo fra tutti naturalmente il protagonista.
E' un film che, pur nella complessità e tragicità del racconto, fa a tratti persino sorridere, perché non mancano spunti autoironici del protagonista. E', inoltre, venato di umanità, di sguardi, di bellezza, di rappresentazione dei rapporti interpersonali tra i protagonisti che imparano a comunicare con il malato nell'unico modo a lui congeniale, con un alfabeto riscritto per lui.
E' un viaggio nell'interiorità, nel mistero delle molteplici e sconfinate possibilità dell'essere che, come in questo caso, sono spesso scoperte quando ci si trova in situazioni estreme. E' un'opera che trasmette emozione pura e spinge verso riflessioni profonde
Ha meritatamente vinto il premio per la miglior regia al festival di Cannes 2007, nonché il Golden Globe 2008 di nuovo per la miglior regia e per il miglior film straniero.
Il film è inoltre candidato a 4 premi oscar per la miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, miglior fotografia e miglior montaggio.I lettori hanno scritto 1 commento
- indirizzo IP 213.140.11.141
- data e ora Mercoledì 13 Febbraio 2008 [20:55]
- commento la vita è qualcosa in più della nostra carne... Lo scafandro e la farfalla ha il pregio di raccontare la vita senza cadere nel patetico
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