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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

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  • 2.5/5
  • valutazione
  • Un film molto pessimista, triste e molto improbabile
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Il voto dei lettori

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Info

Ai confini del paradiso

di Fatih Akin

 
    Dati
  • Titolo originale: Auf der anderen Seite (The Edge Of Heaven)
  • Soggetto: Fatih Akin
  • Sceneggiatura: Fatih Akin
  • Genere: Drammatico - Sociale
  • Durata: 122 min.
     
  • Nazionalità: Germania, Turchia
  • Anno: 2007
  • Produzione: Anka Film, Corazón International
  • Distribuzione: BIM
  • Data di uscita: 09 11 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

La visione pessimistica della vita

di Rossana Pennacchi

Ali Aksu (Turcel Kurtiz), un anziano vedovo turco che vive in Germania, cerca compagnia ed avanza una richiesta di convivenza a pagamento a Yeter (Nursel Käse), una turca che vive in Germania ed ha una figlia ad Istanbul che mantiene agli studi con il suo lavoro di prostituta.  Alì, pur avendo un passato di padre virtuoso e amorevole, cade nel degrado dell'alcool e della gelosia e ben presto, seppure accidentalmente, uccide Yeter. Il figlio di Alì, Nejat Aksu, (Baky Davrak) sconvolto dall'incidente e dal comportamento del padre finito in prigione, lascia il suo lavoro di insegnante di filosofia all'Università di Amburgo e parte per la Turchia, dove accompagna le spoglie della povera Yeter e cerca la figlia di lei Ayten (Nurgül Yeşilçai) per aiutarla a finire gli studi, pur non sapendo null'altro di lei che il nome. La ragazza, intanto, è espatriata clandestinamente in Germania per sfuggire all'arresto, facendo parte di un'organizzazione di dissidenti politici ed essendo ricercata per dei gravi disordini avvenuti ad Istambul.

Ayten cerca in Germania la madre, ma non ha più notizie di lei da troppo tempo. Incontra, però, Lotte (Patrycia Ziolkowska), una ragazza tedesca che la accoglie in casa propria dove vive con la madre Susanne (Hanna Schygulla) e dove le due ragazze ben presto vivono una intensa storia d'amore. Ma Ayten e Lotte incappano in un controllo e Ayten si fa prendere dal panico, si tradisce e viene arrestata e reimpatriata. Lotte va in Turchia a cercarla, la trova e cerca di aiutarla, ma in modo maldestro ed inesperto. Senza indugiare oltre nel descrivere la trama possiamo dire che Fatih Akin, regista già premiato per La sposa turca nel 2004, è stato nuovamente premiato quest'anno a Cannes con Ai confini del Paradiso per la miglior sceneggiatura. Il film è stato inoltre nominato a concorrere per l'oscar come miglior film straniero per la Germania.

Pur riconoscendo all'autore il merito di saper trasmettere il disagio di vivere dei personaggi in modo senz'altro poetico, va detto che questo è un film costellato anche di tristezza, morte, fatalità. E forse di troppi argomenti: amore filiale, solitudine, lotta di classe, integralismo, amori omosessuali. E' un film emblematico, fatto di silenzi, spazi vuoti, simboli rappresentati da scene di vario genere frammentate e mischiate fra di loro, delle quali si intuisce il significato, si coglie il sentimento pur senza mai accennarvi esplicitamente. Il messaggio è pessimista. Le scene si susseguono e si intrecciano tra di loro in modo a volte confuso. Ad esempio il film comincia con la stessa scena con la quale finisce, (come a testimoniare la ciclicità/ripetitività degli eventi?). I personaggi si rincorrono senza incontrarsi e tutto viene troppo spesso affidato al caso. Mentre un personaggio va in Turchia, l'altro va in Germania. E questo chiarisce il titolo nella versione tradotta letteralmente dal tedesco "dall'atra parte". Non si intuisce affatto, invece, il significato del titolo imposto al film in italiano come già non si capiva il bisogno di trasformare il tedesco Contro il muro ne La sposa turca.

Un film sulla fatalità, insomma, che viene troppo spesso messa in gioco, forzatamente sopravvalutata e rappresentata.

E qui si intravede il vero tallone d'achille del film. La scarsa ossatura della trama. Anche se il caso ha innegabilmente una influenza sugli eventi, infatti, non si può addebitare al caso la responsabilità di ogni evento terreno, ed è esattamente quello che fa l'autore in questo film  sottolineando troppo questa influenza, come a deresponsabilizzare totalmente i  personaggi rispetto agli avvenimenti. Dal film emerge quasi che le circostanze sono  prioritarie su tutto. Che la morte è assolutamente casuale.  Come se nella vita non si potesse interferire con il proprio destino. Come se  fosse ineluttabile  subire gli eventi, e impossibile non essere depressi, vinti.
Unico barlume di luce, il finale dai toni un po' melo' sull'importanza dei sentimenti forti genitore/figlio.

 
 
 
 
 
 
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