Il voto del redattore
- voto
- 2.5/5
- valutazione
- Un film molto pessimista, triste e molto improbabile
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Ai confini del paradiso
di Fatih Akin
- Dati
- Titolo originale: Auf der anderen Seite (The Edge Of Heaven)
- Soggetto: Fatih Akin
- Sceneggiatura: Fatih Akin
- Genere: Drammatico - Sociale
- Durata: 122 min.
- Nazionalità: Germania, Turchia
- Anno: 2007
- Produzione: Anka Film, Corazón International
- Distribuzione: BIM
- Data di uscita: 09 11 2007
La visione pessimistica della vita
di Rossana Pennacchi
Ayten cerca in Germania la madre, ma non ha più notizie di lei da troppo tempo. Incontra, però, Lotte (Patrycia Ziolkowska), una ragazza tedesca che la accoglie in casa propria dove vive con la madre Susanne (Hanna Schygulla) e dove le due ragazze ben presto vivono una intensa storia d'amore. Ma Ayten e Lotte incappano in un controllo e Ayten si fa prendere dal panico, si tradisce e viene arrestata e reimpatriata. Lotte va in Turchia a cercarla, la trova e cerca di aiutarla, ma in modo maldestro ed inesperto. Senza indugiare oltre nel descrivere la trama possiamo dire che Fatih Akin, regista già premiato per La sposa turca nel 2004, è stato nuovamente premiato quest'anno a Cannes con Ai confini del Paradiso per la miglior sceneggiatura. Il film è stato inoltre nominato a concorrere per l'oscar come miglior film straniero per la Germania.
Pur riconoscendo all'autore il merito di saper trasmettere il disagio di vivere dei personaggi in modo senz'altro poetico, va detto che questo è un film costellato anche di tristezza, morte, fatalità. E forse di troppi argomenti: amore filiale, solitudine, lotta di classe, integralismo, amori omosessuali. E' un film emblematico, fatto di silenzi, spazi vuoti, simboli rappresentati da scene di vario genere frammentate e mischiate fra di loro, delle quali si intuisce il significato, si coglie il sentimento pur senza mai accennarvi esplicitamente. Il messaggio è pessimista. Le scene si susseguono e si intrecciano tra di loro in modo a volte confuso. Ad esempio il film comincia con la stessa scena con la quale finisce, (come a testimoniare la ciclicità/ripetitività degli eventi?). I personaggi si rincorrono senza incontrarsi e tutto viene troppo spesso affidato al caso. Mentre un personaggio va in Turchia, l'altro va in Germania. E questo chiarisce il titolo nella versione tradotta letteralmente dal tedesco "dall'atra parte". Non si intuisce affatto, invece, il significato del titolo imposto al film in italiano come già non si capiva il bisogno di trasformare il tedesco Contro il muro ne La sposa turca.
Un film sulla fatalità, insomma, che viene troppo spesso messa in gioco, forzatamente sopravvalutata e rappresentata.
E qui si intravede il vero tallone d'achille del film. La scarsa ossatura della trama. Anche se il caso ha innegabilmente una influenza sugli eventi, infatti, non si può addebitare al caso la responsabilità di ogni evento terreno, ed è esattamente quello che fa l'autore in questo film sottolineando troppo questa influenza, come a deresponsabilizzare totalmente i personaggi rispetto agli avvenimenti. Dal film emerge quasi che le circostanze sono prioritarie su tutto. Che la morte è assolutamente casuale. Come se nella vita non si potesse interferire con il proprio destino. Come se fosse ineluttabile subire gli eventi, e impossibile non essere depressi, vinti.
Unico barlume di luce, il finale dai toni un po' melo' sull'importanza dei sentimenti forti genitore/figlio.
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