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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Uno stupendo acquerello di vita di coppia i cui colori, ma non le sensazioni, vengono sbiaditi dall'Alzheimer.
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Il voto dei lettori

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Info

Away from her - Lontano da lei

di Sarah Polley

 
    Dati
  • Titolo originale: Away from her
  • Soggetto: Alice Munro (tratto dal racconto The Bear came over the Mountain)
  • Sceneggiatura: Sarah Polley
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 110 min.
     
  • Nazionalità: Canada
  • Anno: 2006
  • Produzione: The Film Farm, Foundry Films Inc., Pulling Focus Pictures
  • Distribuzione: VIDEA-CDE
  • Data di uscita: 15 02 2008
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

"Ricordi amore?" "Chi?!"

di Antinoo

In un Canada silenziosamente lucente e candido, Fiona (una ancora bellissima, magnetica ed estremamente sensuale Julie Christie) divide da più di 40 anni la vita con Grant (Gordon Pinset), un estremamente carismatico ex insegnante universitario di Mitologia. Le loro giornate sono scandite da lunghe passeggiate tra la natura incontaminata, sci di fondo e letture ricercate, custodite dai caldi legni di un cottage arredato con gusto ed eleganza. Il loro rapporto si basa su umorismo, continui stimoli intellettuali, complicità di tanto in tanto turbata, ma anche alimentata, da continui riferimenti ad un passato oscuro e mai nominato in maniera chiara. Un passato sempre più evanescente per Fiona, che si rende conto di essere affetta dal Morbo di Alzheimer, situazione che Grant non riesce ad accettare, preferendo credere reversibile. Ma la malattia non lascia scampo e, mano mano, la natura sfuggente in cui risiede gran parte del fascino della donna diventa vera e propria incapacità di essere raggiunta, per prima da se stessa. Fiona, decide, così che è tempo di essere ricoverata in una struttura che possa gestire la malattia in maniera seria e funzionale, mentre Grant non vuole piegarsi a questa eventualità, sempre nel tentativo di negare la realtà di una patologia dagli effetti devastanti.


Intenzionato, almeno, ad assicurarsi che la moglie alloggi in un luogo a lei adatto, l'uomo contatta Meadowlake, una casa di riposo specializzata nel Morbo di Alzheimer, gestita dall'efficentissima e, proprio per questo discretamente asettica, amministratrice Madeleine (Wendy Crewson). Grant rimane molto impressionato dal posto, in senso parecchio negativo. Gli appare, infatti, molto comune, popolato da vecchietti annebbiati e quasi volgari, così diversi dalla persona con cui ha passato tutti questi anni: una creatura elegante, di gusto, raffinata, ironica e pungente. A questo, si aggiunge un ulteriore dispiacere: la ferrea regola di non aver alcun rapporto con l'esterno per un mese, a cui ogni paziente è sottoposto per abituarsi al nuovo ambiente e iniziare a dimenticare il passato in maniera meno traumatica e più fisiologica. Un vero e proprio colpo al cuore per Grant. Fiona, invece, appare realmente decisa a ritirarsi in una struttura che possa gestire il difficile decorso della malattia, quasi sollevata, più che rassegnata ad una simile cesura con il passato. Nonostante ami moltissimo il marito, giunta nella stanza appositamente preparata per lei, Fiona riesce ad essere forte per entrambi e, risolutamente, dopo aver fatto un'ultima volta l'amore, chiede al marito di andare via e lasciarla lì, ribadendo il suo amore immenso. Ovviamente, l'uomo appare molto turbato alla prospettiva di un mese di separazione, e questo disagio viene raccolto da Kristy (Kristen Thomson), la capo infermiera, in netta antitesi con Madeleine circa la gestione dei pazienti e dei rapporti umani.


Inizia così per la coppia un lento e doloroso periodo di adattamento, l'uno alla vita da solo, l'altra ad una vita diversa. Ma Grant è avvertito: spesso i malati dimenticano la loro vita quotidiana, iniziano a ritenere Meadowlake la loro casa e a considerare i familiari che li vengono a trovare come ombre sfocate del loro passato, non ben definibili. Ed è questo che accade anche a Fiona, nonostante Grant, da innamorato, la veda diversa da tutte le altre, e speciale anche nella malattia. In realtà la donna non lo ricorda, anzi si lega in maniera molto forte a Aubrey (Michael Murphy) un degente particolarmente solitario, sulla sedia a rotelle e completamente dipendente dalla sua nuova amica. Grant, inizialmente furioso e roso dalla gelosia, si rende conto della sua assoluta impotenza e non decide di fare buon viso a cattivo gioco ma, più verosimilmente, accetta di poter posare lo sguardo sulla moglie, anche se completamente immersa nella compagnia di un altro uomo, arrivando al gesto d'amore più estremo che si possa immaginare. Nessuno, del resto, ha colpa se il passato, improvvisamente, pare svanire. Oppure sì: c'è un non detto che serpeggia lungo i tratti di questa storia d'amore, il cui veleno, forse, viene neutralizzato dall'oblio.

Away from Her è il primissimo film della giovanissima regista (ma già consumata attrice) Sarah Polley, tratto dal racconto The Bear came over the Mountain di Alice Munro. Un film delicatissimo e suggestivo, in cui una malattia inusuale, e per tanti versi emotivamente più spietata di altre, viene affrontata senza pietismi, drammi o accanimenti terapeutici e visivi: c'è una donna, anziana e splendida, seducente nella sua austerità e fuggevolezza, un enigma di sguardi e sorrisi; c'è un uomo affascinante, un tempo attorniato da occhi di studentesse, ora devoto e costretto all'oblio di un passato cui era riuscito a strappare ciò che di più bello c'era da possedere. E, tra loro, un libro: Lettere dall'Islanda di Wystan Hugh Auden. Un film che non svela ma ri-vela, non pronunciando mai il nome di una colpa ma mostrando il lato più doloroso dei sentimenti, che non è la morte o il tradimento, entrambi aspetti fisiologici della natura umana, ma la totale dimenticanza, non scelta, da parte dell'oggetto desiderato.

 
 
 
 
 
 
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