Dopo 17 anni i "Balli proibiti" tornano sul grande schermo in versione cubana.
La trama resta pressochè identica: attraverso il contatto creato dalla danza, scoppia un amore passionale tra una ragazza di buona famiglia e un ragazzo di ceto inferiore (l'insegnante di danza o il cameriere, a senconda delle diverse versioni).
Sembra che Guy Ferland (regista della versione 2004) abbia utilizzato la tecnica del "copia e incolla" per realizzare questo film, che spesso è uguale nei gesti, nei dialoghi e nelle situazioni alla pellicola di Emile Ardolino (1987).
Agli appassionati della prima versione viene da chiedersi se di questo "ritorno-fotocopia" ci fosse realmente bisogno: provoca anche un po' di malinconia veder apparire nel film un Patrick Swayze parecchio invecchiato, sempre nel ruolo di maestro di danza nell'hotel, che balla sui passi e sulle musiche del suo vecchio numero "mambo magic".
"Dirty dancing 2", nonostante qualche caduta di stile, conserva però una qualità fondamentale della prima versione: l'attenzione, nonostante la leggerezza del film, al tema sociale, alla critica della famiglia americana, ai problemi di chi non è ricco di famiglia.
Nella pellicola del 1987, infatti, una ballerina si trovava costretta dalle circostanze ad affidarsi ad un ciarlatano per un aborto illegale; in "Havana nights" l'ambientazione del film viene invece sfruttata per introdurre il tema politico della rivoluzione cubana.
Javier (il protagonista maschile) ha infatti perso il padre, "libero pensatore", ucciso dai soldati di Batista, e vive in condizioni economiche piuttosto precarie.
Interessante il cambiamento rispetto alla prima pellicola nella scena della gara di ballo: ci si aspetta una coreografia completa e abbastanza scenografica, un lieto fine come nel primo film, invece si impone un cambiamento rispetto alle attese… perché un evento come la rivoluzione cubana non può non avere conseguenze sull'amore tra due ragazzi che, oltre alla differenza di ceto, devono affrontare una grande differenza culturale.
La colonna sonora è molto coinvolgente, grazie alla giusta scelta dei ritmi cubani, ma un dubbio sorge nel sentire in un film ambientato negli anni '50 delle musiche di oggi (Orishas, Aguilera, Black Eyed Peas, Wyclef Jean), nonostante la cura con cui queste sono state scelte e coreografate.
"Havana nights" punta comunque più sulla trama e l'ambientazione che sulle coreografie: le scelte registiche infatti evidenziano l'atmosfera cubana, i colori e i suoni tipici, le differenze sostanziali tra l'ambiente "genuino" dell'havana e quello "artificiale" dell'hotel in cui alloggia la protagonista; grazie a questo espediente, per tutto il film si avverte la profonda disparità sociale tra i due giovani, e si intuisce che il loro amore incontrerà difficoltà ben maggiori rispetto alla semplice opposizione dei genitori di lei.
Resta a voi giudicare se questo "sequel" è solo un "ritorno-fotocopia".